BERLINO – “Inaugurare un museo dedicato a mio padre qui a Berlino, vicino alla Porta di Brandeburgo, ha un significato speciale, sia per lui che per noi, la sua famiglia. Aveva un rapporto speciale con la Germania, qui alcuni suoi film sono ancora in cima alle classifiche dei biglietti più venduti, più che in Italia”.
Così Giuseppe Pedersoli, figlio del compianto Carlo, ci spiega le ragioni dell’apertura del Bud Spencer Museum (https://www.budspencer-museum.com/), che dal 27 giugno scorso fino al 30 giugno 2022 occupa gli spazi occupati un tempo del vecchio Hotel Rom (Roma) sull’Unter den Linden.
L’esposizione si compone di tre sezioni principali all’interno di un’area di 500 metri quadrati: un cinema, una galleria multimediale con uno schermo per ogni aspetto principale della vita dell’attore (il nuoto, la musica, la carriera prima di diventare Bud Spencer, i libri) e, infine, una raccolta di cimeli di vario tipo, sia personali che riguardanti il merchandising sulla sua figura.
“A mio avviso il reperto più interessante dell’esposizione sono le cambiali che firmò da giovane e per il cui pagamento decise di provare a fare l’attore. Peraltro appartengono a una fase della vita che io personalmente non conosco, così come quella di quando era un nuotatore. Mio padre ha vissuto tante vite professionali e questo museo gliene rende merito”.
Le ragioni dietro lo straordinario successo di Bud Spencer, e logicamente anche di Terence Hill, in Germania sono legate a doppio filo al carattere leggero dei loro film secondo Giuseppe Pedersoli: “Con mio padre sono venuto spesso a Berlino e in Germania sia a presentare film che libri, l’ultima volta a metà degli anni 2000. È vero che i suoi film sono stati visti tantissimo anche in tante parti d’Europa, ma non riusciamo a scorgere una ragione particolare dietro al successo tra i tedeschi. Forse la capacità di essere leggeri, senza messaggi politici, in un Paese così al centro, all’epoca, della Guerra Fredda… forse il fatto che si vedesse sempre del cibo… o forse, non so, azzardo, il fatto che gli spettatori si rendevano conto dell’estrema umiltà di papà e di Terence Hill e questa cosa li rendeva persone avvicinabili, quasi di casa. Per anni ogni volta che facevano un film loro due pensavano che sarebbe stato l’ultimo, che non sarebbe durata a lungo. Questo loro approccio forse traspariva dalle pellicole”.
Al di là del supporto delle famiglie Pedersoli e Girotti (nel museo si vende il gelato prodotto dai parenti di Terence Hill), il Bud Spencer Museum è prima di tutto il frutto del sogno divenuto realtà di una comunità di eccezionali fan della coppia già fondatori dello Spencerhill Festival (https://www.spencerhill-festival.de/).
La kermesse, nata nel 1999 a Lommatzsch, cittadina vicino Dresda di cui è originaria la mamma di Terence Hill, e in cui lui stesso ha vissuto dai 4 ai 6 anni, dal 1943 al ’45, prima di tornare in Italia, ogni anno attrae migliaia di cinefili da ogni parte della Germania e non solo, tanto che il sito è anche in italiano e in inglese. “Ci iniziai a lavorare anni fa come interprete, poi, grazie ai miei studi precedenti e ai tanti contatti che ho con l’Italia, sono gradualmente passato all’organizzazione vera e propria tanto che ora sono direttore del Bud Spencer Museum”, ci spiega Matteo Luschi. “Il nostro museo è tanto mostra che luogo di ritrovo per proiezioni ed eventi a tema. L’apertura è stata rinviata di un anno a causa della pandemia e nel frattempo abbiamo avuto moltissime altre idee. Speriamo di poterle realizzare tutte, senza più sorprese”.
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