ANTONIETTA DE LILLO


Uscirà il prossimo 5 aprile distribuito da Mikado Non è giusto della regista napoletana Antonietta De Lillo. Il film, prodotto dall’autrice insieme a Paola Capodanno, è una produzione Megaris-Mikado, con la partecipazione di Tele+. Interpreti della vicenda, girata tra Napoli e l’isola di Procida, accanto a Valerio Binasco e Antonio Manzini sono due ragazzi, la 14enne Maddalena Polistina e il 13enne Daniel Pròdòmo: “I giovani interpreti sono stati scelti dopo più di 500 provini in giro per le scuole napoletane. Non mi interessavano bambini già attori procurati dalle agenzie” spiega la regista.
Presentato in concorso all’ultima edizione del Festival di Locarno, Non è giusto (leggi la recensione su cinemazip è stato girato in digitale.
Una parte degli incassi saranno destinati all’organizzazione non governativa Asia, impegnata in progetti di solidarietà per il continente asiatico.

Perché questo titolo, Non è giusto?
E’ un titolo che ho rubato da mia figlia. E’ una tipica espressione dei bambini quando si difendono dalle decisioni, dalla volontà degli adulti, siano essi genitori o insegnanti. Un modo di proteggersi, di puntare i piedi. “Non è giusto” è una frase di ribellione.

Come mai hai scelto, per la prima volta, di guardare al mondo dei bambini?
Mi piace cambiare ogni volta il mio punto di vista, in verità cerco di nascondermi dietro i miei personaggi. Nel primo film La casa in bilico avevo provato ad essere più anziana, qui invece ho fatto un lavoro con la mia memoria, ricordando quand’ero bambina.

Dunque un film sui bambini?
Piuttosto un film di bambini. La macchina da presa si sostituisce al loro sguardo sul mondo degli adulti, un mondo instabile nelle relazioni affettive, segnato da separazioni, da nuovi amori e nuovi figli. Per di più Sofia e Valerio, due attori non professionisti, vivono quell’età sospesa, di mezzo, tra l’infanzia e l’adolescenza. Valerio vive diviso tra l’Italia e la Svezia, Sofia è il frutto di una seconda unione. I bambini guardano i grandi e cercano una via d’uscita, provano a rimanere integri nonostante tutto. In fondo in tutti i miei film c’è sempre il sentimento della ribellione e insieme il bisogno di non soccombere.

E gli adulti?
Sofia e Valerio agiscono per lo più con il mondo adulto maschile che è confuso e debole, non sa scegliere; quello femminile entra in campo con incursioni, telefonate, anch’esso è un mondo sperso, ma forse più aggressivo. Entrambi gli universi sono instabili, minacciano la crescita, l’equilibrio interiore dei bambini. Ma il loro sguardo è benevolo: subiscono le azioni dei grandi e cercano di fuggire. Perciò l’incontro di Valerio e Sofia è fatto di complicità e amicizia.

Hai girato in digitale?
Trattandosi di un’opera sull’attualità, sul quotidiano, senza ricercare storie forti, ho voluto che lo strumento tecnico potesse seguire i due protagonisti in modo leggero, non invasivo.

La tua città, una Napoli assolata e deserta, è un altro protagonista?
E’ solo lo sfondo di una storia che riguarda essenzialmente le relazioni tra bambini e adulti e potrebbe svolgersi altrove. Certo il film è girato tra Napoli e Procida, luoghi per me familiari. Piuttosto la mia napoletanità sta nel modo di osservare le cose, in quell’essere vigile, perché questa città impone un’attenzione molto alta.

Come definiresti il tuo cinema?
Preferisco sfuggire a qualsiasi etichetta di genere, il cinema è un mezzo per esprimere delle emozioni, delle necessità che nascono dal quotidiano. Attingo più dalla vita che dal cinema. Prima ascolto, immagino la necessità che ho, soltanto dopo il mio film trova una forma. Mi piace nascondermi e dunque visitare più generi cinematografici. Sono curiosa, amo sperimentare sia da un punto di vista di recitazione che tecnico, come è accaduto con I racconti di Vittoria, un’unione di pellicola e analogico. Fare un film è come iniziare un viaggio, con tappe ma anche con deviazioni.

Che fine ha fatto il progetto sulla rivoluzione partenopea del 1799?
Sembra morto ma è solo svenuto, questa è la mia speranza, la realtà è che è più morto che vivo. Il resto di niente ha avuto dei contrattempi per lo più produttivi, in attesa di capire che cosa accade, ho realizzato questo film.

Che dici di questa primavera del cinema italiano?
Non sono abituata ai facili entusiasmi. E’ una caratteristica, pregio e insieme difetto, della gente del Sud. Ci sono dei risultati per il nostro cinema: film pregevoli, buoni incassi. Certo sono contenta e tuttavia sento un’euforia eccessiva e un po’ pericolosa.

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