Non ha potuto essere al Festival di Locarno Anna Galiena (vedi il sito ufficiale) dove è stato presentato in concorso Oltre il confine di Roberto Colla, il film che la vede protagonista. Gli impegni di teatro l’hanno bloccata nella Capitale dove domani è attesa la prima romana a Ostia Antica de “La bisbetica domata” con la regia di Marco Carniti. Galiena spera almeno di poter essere a Venezia per The tour-La visita, il cortometraggio d’esordio di Deborah Young, critica cinematografica di “Variety”. L’attrice veste i panni di Eleonora, un’istriana che vive a Roma dopo essere fuggita, ancora bambina dal suo paese. Ma la sua presenza al Lido è in forse, perché il prossimo 20 agosto potrebbe iniziare le riprese di un film francese. Certa è invece la partecipazione al remake televisivo de La cittadella.
Come è stato il rapporto con il regista?
Avevo già apprezzato a Parigi l’opera prima di Rolando Colla Una vita al rovescio e ho letto perciò con estremo interesse la sua sceneggiatura quando mi è stata proposta la parte. Colla è un regista molto attento e accurato e prima di andare sul set di Torino e Sarajevo mi ha chiesto due settimane di prove. Anche perché un film come il suo, girato con macchina a mano, esige dagli attori una precisione millimetrica negli spostamenti. Colla ha asciugato le mie espressioni passionali, soprattutto nella parte iniziale torinese, poi ridotta nella versione finale del film, fino a rendere il mio personaggio una persona controllata e misurata.
Che tipo di donna è Agnese?
Agnese è una donna che si è costruita una sua indipendenza economica, una sua carriera, venendo da un ambiente molto povero, che si è rifatta una vita e occasionalmente va trovare il padre malato. Improvvisamente si trova ad affrontare la morte del genitore e nel contempo gente nuova con problemi diversi dai suoi che le ricordano però l’infanzia. Anziché starsene chiusa nella sua torre benestante, decide di aiutare l’uomo che ha conosciuto e aiutarlo nella ricerca di sua figlia. Si confronta con il presente, ma fa anche pace con il passato. Insomma vive una crescita, una trasformazione. Trovo affascinante misurarmi con personaggi che affrontano il proprio inferno personale.
Come si è trovata al fianco di un attore bosniaco e di una bambina sempre bosniaca al suo debutto?
Nonostante l’inglese approssimativo, ho lavorato bene con Senad Basic. La scuola attoriale dell’Est è molto rigorosa, molto legata alla realtà dei sentimenti del personaggio. Quanto alla piccola, Bojana Slyvic, nella vita reale, ai tempi del conflitto in Bosnia, all’età di 2 anni fu separata dalla madre e messa in un campo di concentramento insieme al padre. Sul set l’ho lasciata in pace, non l’ho invasa, non volevo conquistarla a tutti i costi. Questa cautela mi ha permesso di avvicinarla, di ridere e scherzare insieme e di apprezzare la sua sensibilità, molto acuta.
Che genere di pellicola è Oltre il confine?
E’ un film drammatico, anche se con momenti di leggerezza, attento ai rapporti umani e alle diverse realtà sociali che s’intrecciano. Infatti c’è chi come il profugo bosniaco è in fuga e c’è chi lotta come il giovane dottore militare che s’occupa dei rifugiati o la donna che lavora nell’organizzazione umanitaria.
Che ricordi ha della Bosnia durante la lavorazione del film?
Ricordi devastanti ed esaltanti. Il paese è tuttora in ginocchio, a distanza di tempo non ce la fanno neppure a ricostruire. Sono poverissimi, importano di tutto, sono molto amareggiati e arrabbiati con noi europei e tuttavia non manca la voglia di vivere, dopo il dolore e ferite della guerra.
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