Albert Dupontel, dopo Adieu les cons, vincitore del César nel 2021, mette alla berlina il mondo politico francese con la satira sulle presidenziali Second Tour, presentata alla Festa del cinema di Roma 2023 nella sezione Grand Public. Il film è un pastiche non sempre calibrato di vari generi, dal thriller alla commedia e vuole mostrare una serie di intrighi e retroscena personali che offuscano la campagna elettorale di un candidato doppiogiochista, Pierre-Henry Mercier, detto PHM, grande economista che nasconde un segreto. Una giornalista caduta in disgrazia (Cécile de France) insieme al suo operatore (Nicolas Marié) sono incaricati, per una serie di circostanze fortuite, di lasciare la redazione sportiva (dove vennero esiliati) per seguire il candidato (lo stesso Dupontel) nel secondo turno elettorale, quello del ballottaggio. Il canale tv per cui lavorano lo sostiene in ogni modo e loro dovrebbero limitarsi a passare le veline che arrivano dalla direzione, a magnificarne le qualità, invece la cronista è un osso duro, una giornalista d’inchiesta, pronta a scavare nel passato di PHM. La sua indagine porterà a rivelazioni sorprendenti, tanto più che il candidato è un suo ex compagno di classe con cui ha avuto un flirt adolescenziale.
Per il regista, famoso stand-up comedian in Francia, il film non è politico, ma romanzesco. “Ken Loach è un cineasta politico, perché vuole suscitare l’indignazione dello spettatore, io voglio solo far ridere anche affrontando temi importanti come l’ecologia. Questa è una storia seria e non seria allo stesso tempo”.
Per Cécile de France, attrice belga amata dai Dardenne e scelta anche da Paolo Sorrentino per le serie The Young Pope e The New Pope, la trama del film, che si basa sul tema del doppio un po’ come accadeva in Viva la libertà di Roberto Andò, deve restare supersegreta: “Non si può svelare il passato del candidato perché è da lì che nasce tutta la suspense. E’ un film divertente ma che parla di cose profonde come la cupidigia e la sete di potere, la violenza contro la natura e le forme di vita, per esempio le api. Ma prima di tutto è un film che fa ridere. Come accadeva con Charlie Chaplin si scherza si scherza ma, senza rendersene conto, si prende coscienza di qualcosa”.
Cécile, vista di recente anche in Bonnard, Pierre et Marthe, sulla biografia del pittore Pierre Bonnard, si è calata con entusiasmo nell’universo di Albert Dupontel: “I suoi personaggi femminili sono maturi, intelligenti. Il mio, poi, è molto cerebrale, diverso da me che sono più istintiva. Importante anche il ruolo di Nicolas Marié, lui è come un Auguste, un clown rosso, io sono il clown bianco”.
Racconta che “leggendo la sceneggiatura era difficile capire cosa fosse il film, perché qui il valore aggiunto sono davvero la regia, la musica, i movimenti di macchina. Dupontel ama molto provare e infatti abbiamo fatto due mesi di prove che per un attore è un vero regalo, mi era capitato solo con i fratelli Dardenne. Dupontel è un mago, sceglie con cura gli attori, vuole che lo spettatore si diverta anche se è totalmente digiuno di politica”.
Del suo ruolo dice che “è un po’ l’eroina di un fumetto, anche nel look. Sono sempre uguale come Tintin”.
Tra i suoi film più recenti c’è anche Illusioni perdute di Xavier Giannoli, dal romanzo di Balzac e The French Dispatch di Wes Anderson. “Non sono a mio agio nel mondo cartesiano, analitico, materialista, sono un’artista e mi sento meglio nel mondo delle emozioni. Non ho un metodo, ascolto molto il regista e seguo l’istinto, mi piacciono gli universi fantastici”.
Una curiosità che fa riflettere sui ruoli di genere: Cécile, classe 1975, nel film è una ex compagna di scuola e dunque coetanea di Dupontel, nato nel 1964. Purtroppo la differenza d’età balza agli occhi.
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