“Nello spazio nessuno può sentirti urlare”. Una tagline che è diventata Storia. Una frase che condensa con impressionante efficacia il senso di un film che il 25 maggio festeggia i 45 anni dal suo ingresso nei cinema e nell’immaginario collettivo. Un film uscito nel 1979 ma che, per contenuti, stile e innovazione, è da considerarsi pienamente anni Ottanta.
La bellezza, le dimensioni e la visione artistica che Ridley Scott raggiunge con Alien vanno al di là della mera opera cinematografica e si spingono nell’ambizioso regno della creazione del mito. Un film-mondo che ha impresso una cicatrice gloriosa e permanente nella memoria e nella psiche di generazioni di spettatori in tutto il pianeta.
È notevole che Alien sia stato solo il secondo film di Ridley Scott, dopo la spettacolare opera prima de I duellanti. È anche il film di Scott che precede immediatamente Blade Runner, per un’incredibile tripletta di un regista esordiente che infatti avrebbe segnato poi la storia del cinema.
Con la sceneggiatura originaria di Dan O’Bannon è riscritta con interventi importanti da David Giler e Walter Hill, Alien resta uno dei film di fantascienza e horror più acclamati e influenti di tutti i tempi. Con un budget di poco più di 10 milioni di dollari, il film ha generato quasi 200 milioni di dollari e altre centinaia di milioni in vendite di merchandising.
Un passo indietro su O’Bannon, morto nel 2009 a soli 63 anni, la mente che per prima ha immaginato la storia dietro il capolavoro scottiano. Come si legge in Star Beast: Developing the Story, The Beast Within: The Making of Alien , già mentre era all’università lo sceneggiatore e scrittore sapeva di volere fare un film horror su una nave spaziale con pochi astronauti a bordo, una sorta di Dark Star (che aveva creato con John Carpenter) in chiave horror invece che comica. Non sapeva ancora che stava piantando il seme per una delle più avvincenti saghe della storia del cinema sci-fi/horror.
Quarantacinque anni dopo Alien non solo resiste in modo eccellente, ma è addirittura più bello e avvincente di molte altre uscite moderne che mescolano l’orrore con il tenore narrativo dello sci-fi. Vederlo ora in sala in 4k è un’esperienza ancora sorprendente che mostra quanto il film e il suo team fossero all’avanguardia. Il colore e la luce spiccano sullo schermo, dall’illuminazione clinica della sala mensa e della camera criogenica, al centro di controllo saturo di schermi e postazioni di lavoro lampeggianti, fino al nero incandescente dei corridoi, degli angoli e delle stanze silenziose.
La Nostromo sembra un luogo reale in un tempo reale. L’equipaggio sembra composto da persone abituate a lavorare e a vivere insieme in spazi ristretti, minatori della classe operaia, operatori di macchinari industriali e compagni di viaggio. Le personalità sono ricche e dettagliate, sfumate in modo credibile e familiare.
L’ensemble di attori e attrici è composto da vincitori di premi e popolari caratteristi, oltre che da colei che arrivava “dal nulla” portandosi però dietro un’aura da star naturale, immediata. La Ellen Ripley di Sigourney Weaver diventa una eroina e un’icona istantanea sia del genere horror che di quello action, la persona infinitamente più capace e più intelligente tra tutti in caso di crisi. E la crisi arriva e sarà davvero brutta.
Eppure noi non lo sappiamo ancora quando si presenta all’improvviso a interrompere la routine lavorativa sulla Nostromo, e forse nemmeno Ripley. È una lenta combustione di personalità e conflitti che si sviluppano dentro quegli spazi angusti, nella claustrofobica dimensione di un’isola in miniatura alla deriva nelle tenebre siderali.
Ellen Ripley, interpretata con sottigliezza, intelligenza e vulnerabilità da Sigourney Weaver, era una donna mai vista prima al cinema. un personaggio che ha rappresentato un modello di fiducia per le ragazze e le donne delle coeve generazioni di spettatrici.
L’art design e la produzione di Roger Christian, Michael Seymour, Ian Whittaker e Leslie Dilley sono tra i più significativi della storia del cinema. Hanno realizzato un’estetica tecnologica industriale e ingombrante che è stata spesso imitata ma raramente, se non mai, eguagliata.
I mostri alieni bizzarri e da incubo dell’artista H.R. Giger sono creazioni fulminanti. La sua arte ha ispirato l’aspetto e l’atmosfera di Alien, anche prima che entrasse a far parte della produzione, ed è impossibile stimare in eccesso il coinvolgimento di Giger per il successo finale del film. Le creature e la nave aliena dovevano non solo essere all’altezza delle promesse del resto del film, ma addirittura superarle: tutto ciò che si era visto fino a quel momento, la fine degli anni settanta, doveva impressionare, e poi gli alieni dovevano spazzare via tutto.
Senza lo xenomorfo, la cui realizzazione fu affidata al genio di Carlo Rambaldi, e la sua forma pre-evoluta chiamata facehugger (l’abbracciafaccia), ovvero il primo ciclo vitale dello xenomorfo, Alien semplicemente non sarebbe stato Alien.
Tanto che lo stesso O’Bannon ammise in un’intervista: «I suoi dipinti ebbero un profondo effetto su di me. Non avevo mai visto nulla che fosse così orribile e meraviglioso allo stesso tempo. E così decisi di scrivere un copione su uno dei mostri di Giger».
Gli artisti e designer VFX Brian Johnson e Nick Allder hanno creato effetti che resistono ancora oggi. Dalle astronavi e dal pianeta alieno ai lanciafiamme e alle sequenze di combattimento robotico, Alien ha la stessa verosimiglianza nei suoi momenti più oltraggiosi e fantastici che nei suoi elementi e nelle sue scene più concrete. L’attenzione ai dettagli garantisce che non ci sia il rischio di perdere la profonda immersione nella storia.
In una palette di colori così coerente con lo stile della fabbrica, con contrasti netti tra l’illuminazione del luogo di lavoro e i bui capannoni industriali – tutti tubi e fili e pavimenti grigliati – ci sono improvvise esplosioni di luce rossa e viola, di bagliori e di nebbia.
Alien si svolge nello spazio, ma non riguarda lo spazio. Al livello più elementare, si tratta di un film di “case infestate” o di “mostri”, in cui l’eroina persevera grazie a grinta e determinazione. Tuttavia, guardando un po’ più a fondo, contiene elementi insoliti per l’epoca e anche oggi in film più recenti. Alcuni dei temi del film sono l’impotenza, la moralità, il femminismo e il rispetto per la vita e la natura.
Il film è una combustione lenta, che mette gli esseri umani gli uni contro gli altri, contro le forme di vita artificiali e infine contro lo xenomorfo.
Quattro decenni e mezzo dopo, chiunque si avventuri nello spazio di Alien non potrà fare a meno di urlare per lo splendore e per il terrore.
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