Alessio Boni


A.BoniNew York. Alessio Boni si presenta al Lincoln Center con un taglio di capelli anni Trenta e sette chili di meno. Marco Tullio Giordana lo ha voluto così per Sangue pazzo, il film in lavorazione su Luisa Ferida e Osvaldo Valenti. I due attori s’incontrarono sul set di Salvator Rosa, film di Blasetti del 1939. Diventarono le star dissolute della Repubblica di Salò e amici di Pietro Koch, il torturatore di Villa Triste. Furono fucilati dai partigiani all’indomani della liberazione di Milano. Di questo film però Boni non parla, o quasi. Qualcuno ha scritto che il suo personaggio, Golfiero, è un regista aristocratico che diventa partigiano. “Ho letto tante cose sbagliate. Perfino che il mio personaggio ha una storia con la Ferida. Tutto falso. È un partigiano? Forse”.
L’attore confonde le acque e conferma solo il nome: Golfiero. Parla invece volentieri di Caravaggio, il film-tv in due parti di Angelo Longoni presentato in anteprima alla rassegna Open Roads e di Guerra e pace, fiction Rai che andrà alla Festa della Fiction di Roma (2-7 luglio).

Come si è preparato per interpretare Golfiero?
In vista delle riprese di Quando sei nato non puoi più nasconderti andavo in palestra quattro volte la settimana. L’imprenditore Bruno era un personaggio tutto muscolare. Il personaggio di Sangue pazzo richiede una postura del tutto diversa, una linea interiore che ho trovato facendo Ashtanga yoga. Negli anni Trenta e Quaranta non c’erano muscoli, non c’era massa.

Jean Baudrillard ha offerto una lettura controcorrente di Ferida e Valente, interpretata da alcuni come una rivalutazione. Giordana vi ha chiesto di leggerla?
Non a me. Forse l’ha fatta leggere a Monica Bellucci e Nicola Zingaretti che li intepretano. Per interpretare Golfiero non è necessario sapere tutto su di loro. So però che Marco Tullio ha scritto la sceneggiatura di questo film 26 anni fa, il suo punto di vista è molto preciso e particolare.

CaravaggioNel 2007 la vedremo in ruoli del passato…
Tento di non interpretare mai me stesso e trovo più difficile allontarmi da personaggi contemporanei. Rispetto ai personaggi storici c’è meno materiale, meno libri, quadri, immagini a cui guardare. Per ogni ruolo cerco un ‘centro immaginario’ legato al corpo. Prima di girare Caravaggio ho preso lezioni di spada per tre mesi, all’inizio mi allenavo con un’arma di plastica, poi quando ho preso in mano la spada vera, di due chili, la postura è cambiata, il baricentro si è abbassato: finalmente avevo trovato il centro immaginario di Michelangelo Merisi, il plesso solare. Il principe Andrej di Guerra e pace è l’opposto: un uomo dominato da un’educazione e da una morale rigida, il suo centro è la testa. Appartiene al cielo come Caravaggio, con la sua carnalità, appartiene alla terra. Sono uscito dal corpo animale del pittore per entrare nella livrea principesca di Andrej.

Amedeo Nazzari e Gian Maria Volontè hanno interpretato Caravaggio. Derek Jarman ne ha dato una lettura visionaria. Quale versione le piace meno e perché?
Quella di Nazzari. È un Caravaggio troppo guascone e festoso. Non l’ho trovato consono alla gravità del Merisi. Jarman ha puntato sulla sessualità dimenticando la grandezza del genio. Ma l’aspetto visionario, gli straordinari punti di colore, mi hanno colpito molto. Caravaggio era un uomo fuori dalle regole del suo tempo. Ha reinventato la pittura, ha introdotto la realtà, le rughe e piedi sporchi nei suoi quadri quando i manieristi imponevano corpi idealizzati.

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11 Giugno 2007

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