Aleksandr Sokurov


A. SokurovDopo essere stato in Concorso all’ultima Berlinale arriva al Torino Film Festival (15 novembre) e poi nelle sale Il Sole del russo Aleksandr Sokurov, terzo anello di una trilogia sul potere rappresentato attraverso figure carismatiche e dittatoriali del secolo scorso (Hitler, Lenin, l’imperatore Hirohito). Il Sole prelude a un quarto e definitivo capitolo, dedicato alla figura letteraria di Faust, attraverso le letture che ne danno Goethe a Thomas Mann. Quest’opera affascinante e complessa è una coproduzione che coinvolge Russia, Francia, Svizzera e l’Italia con la Downtown, Rai Cinema e l’apporto dell’Istituto Luce che lo distribuisce dal 18 novembre.

 

Dopo Lenin e Hitler, ha scelto Hirohito, un simbolo di potere disincarnato, un uomo che per il suo popolo è addirittura dio.

Anche Hirohito è un aspetto di una sola persona, di un unico corpo, che è il corpo del potere. Per i giapponesi è una divinità, ma del resto anche Hitler era considerato un dio da molti tedeschi. Milioni di persone si schieravano attorno a queste figure, facendole diventare ciò che sono diventate. Mentre il movimento anti-global di oggi deresponsabilizza milioni di persone.

 

Il soleHirohito è molto diverso dagli altri dittatori del XX secolo.

Sì, perché non ha conquistato il potere ma si è trovato a incarnarlo, dunque è una figura meno aggressiva, più mite. Hirohito era più interessato alla scienza che alla politica. Eppure l’essere al di sopra dello Stato gli ha permesso di salvare il Giappone nel ’45, quando lo Stato aveva cessato di esistere: la sua parola ha posto fine alla guerra.

 

Lei si pone un interrogativo di tipo filosofico, se non addirittura telogico, all’interno della storia umana ma senza dare risposte.

Parto da una domanda ricorrente: chi doveva fermare la bomba su Hiroshima o l’Olocausto? Michelangelo mi fa pensare a una mano divina tesa verso di noi, ma nella storia non la trovo. Forse allora il senso del messaggio divino è che gli uomini siano giudici di se stessi, mentre Dio, come l’imperatore del Giappone, sta a guardare. I dieci comandamenti sono già lì, dalla notte dei tempi, siamo noi che ce ne allontaniamo.

 

Il soleQuanto c’è di storicamente fondato nella conversazione tra il generale McArthur e l’imperatore che vediamo nel film?

Su quell’incontro esistono dei protocolli ma sono molto brevi. Io però ho studiato i caratteri dei due e ho cercato di renderli con una certa verosimiglianza. E’ difficile documentarsi su Hirohito perché è ancora oggetto di un tabù. Così, anche quando ho incontrato i suoi ciambellani, non ho mai posto domande troppo personali.

 

Come vengono accolte le sue opere in Russia?

Nel nostro paese molto è stato distrutto e gli spettatori per un cinema d’arte sono rimasti in pochi. Per Il Sole abbiamo però l’appoggio di una grande catena televisiva, la Cdc, che sta facendo pubblicità al mio film. Vedremo come la gente reagirà: il pubblico medio è abituato al prodotto americano, alle sparatorie e agli inseguimenti.

 

C’è qualche politico di oggi che meriterebbe un posto nella sua ricerca sui volti del potere?

I politici di oggi hanno meno talento, svolgono una mediocre attività di bottega. Lo hanno dimostrato con la reazione all’11 settembre. Avrebbero dovuto riunirsi e capire cosa stava succedendo, senza bollare il nemico come tale. Perché il rapporto col mondo musulmano si è così aggravato? Perché è così difficile convivere? Mettetevi nei panni di un kamikaze: anche la sua vita è unica, come la vostra, eppure la sacrifica…

 

Il potere corrompe inevitabilmente?

Sì, perché l’uomo di potere viene infettato da tutto ciò che lo circonda. Attorno a lui si raccolgono le anime nere.

 

Pensa che la democrazia americana sia esente da questo morbo?

L’America è uno stato adolescenziale. Come un adolescente ha genitori ricchi, non sa nulla di ciò che accade fuori dal cortile di casa, esagera sempre, crede che i vecchi non abbiano niente da dare. Il cinema americano produce il 90% della merce nel campo delle immagini: forse un 10% ha un rapporto con la cultura e di questo un 5% con l’arte. In America ci sono geniali sceneggiatori e registi insignificanti.

 

E il Giappone?

E’ un paese dove i fiori non hanno odore.

 

 

autore
10 Novembre 2005

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