Un’attrice e modella italiana è tra le cinque ‘Jane Doe’ che accusano Harvey Weinstein a Los Angeles. Undici le imputazioni, tra molestie e stupri, nel processo penale che si è aperto oggi nella città del cinema dove, fino a cinque anni fa, l’ex boss della Miramax aveva fatto il bello e il cattivo tempo.
Weinstein, 70 anni ed è in difficili condizioni di salute, rischia fino a 140 anni di carcere oltre ai 23 per cui è stato condannato nel 2020 a New York: una condanna, di fatto, alla morte dietro le sbarre.
Il processo al Clara Shortridge Criminal Justice Center dovrebbe durare un paio di mesi con due settimane riservate alla selezione della giuria, ma già la procura ha cominciato a sentire i primi testimoni: tra questi Pascal Vicedomini, fondatore e organizzatore del festival Los Angeles-Italia durante il quale, nel febbraio 2013, “Jane Doe 1”, l’attrice e modella italiana, sarebbe stata aggredita da Weinstein in un hotel di Beverly Hills. La donna ha accusato Weinstein di “averla afferrata per i capelli e costretta a far cose che non avrebbe voluto fare”.
Come all’epoca del primo processo a New York, per il quale a fine agosto ha ottenuto il via libera al ricorso in appello, l’ex produttore ha negato ogni addebito. La procura ha ottenuto dal giudice Lisa Lench di far deporre altre quattro donne come testimoni di “precedenti malefatte”: tra queste la modella italiana Ambra Battilana Gutierrez che nel 2015 denunciò Weinstein alla polizia di New York per averle messo le mani addosso durante un incontro di lavoro nel suo ufficio. Weinstein, che in aula si presenterà in abiti civili e non nell’uniforme del carcerato, è rappresentato dai legali di Los Angeles, Alan Jackson e Mark Werksman, che hanno espresso preoccupazioni sulla potenziale influenza di un nuovo film sulla sorte del loro cliente.
‘She Said’, il racconto romanzato dell’inchiesta premio Pulitzer del New York Times sul caso Weinstein, uscirà il 18 novembre nel bel mezzo del processo.
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