Nuova tappa di “Cinema, Storia & Società”, parte dei Progetti Scuola ABC, con la proiezione speciale di Palazzina Laf, scritto, diretto e interpretato da Michele Riondino, con Elio Germano e Vanessa Scalera. Lunedì 20 gennaio al Cinema Adriano di Roma, i ragazzi e le ragazze delle Scuole Superiori del Lazio hanno assistito al film e hanno dialogato con l’attore e regista, intervistato da Laura Delli Colli, presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI).
Prodotto da Palomar (società del Gruppo Mediawan) e distribuito da BiM Distribuzione, il film — ispirato al libro “Fumo sulla città” di Alessandro Leogrande — racconta uno dei casi più gravi di abuso lavorativo della storia italiana: negli anni ’90, all’Ilva di Taranto, alcuni impiegati che si opposero al declassamento (pratica illegale e pericolosa) furono confinati nella cosiddetta “Palazzina Laf”.
“All’epoca della ‘Palazzina Laf’, in fabbrica si viveva un vero incubo: volevano piegare i lavoratori, declassarli senza alcuna tutela legale e umana. Mi interessava mostrare che cosa significhi subire un’ingiustizia del genere. E volevo far capire ai ragazzi quanto sia determinante non voltarsi dall’altra parte”, ha spiegato Riondino. “Nel film c’è una scena a tavola: la ragazza — che rappresenta il me di quando ero ragazzo — dice al padre che la fabbrica non rispetta la città. Quello è un dialogo praticamente identico a uno che ho vissuto davvero con mio padre”.
Il film è stato presentato in anteprima alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma e si è aggiudicato tre David di Donatello 2024 (miglior attore protagonista a Michele Riondino, miglior attore non protagonista a Elio Germano e miglior canzone originale “La mia terra”, scritta e interpretata da Diodato).
“Ho sempre creduto che il cinema potesse far riflettere. In Palazzina Laf c’è la rabbia di chi non accetta di essere trattato come un numero. Volevo dare voce a quei lavoratori e, allo stesso tempo, riportare al centro la questione del rapporto tra salute, lavoro e diritti fondamentali”. Rispondendo alle domande degli studenti, l’autore ha ricordato quanto questa storia sia stata per lui anche un atto di “riappacificazione” con Taranto: “Io stesso, da ragazzo, sono fuggito da quella città. Eppure, a distanza di anni, ho compreso che non possiamo solo scappare dal posto in cui siamo nati: spesso è necessario tornarci, almeno attraverso un film, per provare a cambiarlo e a raccontarlo con onestà”.
In Palazzina Laf ci sono diversi simboli che raccontano l’Ilva e soprattutto la vita a Taranto. “Caterino si ammala e non sappiamo bene che fine faccia. Taranto, la città malata, si trova in una situazione simile”, spiega Riondino. “non si sa come andrà a finire. I semi che lui pianta alla fine germogliano e abbelliscono lo sfondo cupo della fabbrica. È un contrasto netto: da un lato, l’industria e l’inquinamento; dall’altro, la possibilità di rinascita, di ‘fiorire’ nonostante tutto. Nel 2016, vicino alla fabbrica, furono abbattuti centinaia di capi di bestiame contaminati dalla diossina. Nel film rappresento quel dramma con la pecora che agonizza: un simbolo di come il territorio subisca ancora le conseguenze degli impianti. Eppure, parlare di questi problemi non significa ‘parlare male’ di Taranto, come spesso ci hanno accusato: significa voler trovare soluzioni e non più nascondersi. Oggi, in effetti, se ne parla molto di più e i giovani sono più consapevoli”.
La giornata, organizzata grazie ai Progetti Scuola ABC, rientra nelle azioni strategiche della nuova programmazione FSE+ 2021-2027 della Regione Lazio ed è realizzata dal Progetto ABC Arte Bellezza Cultura e da Zètema Progetto Cultura, in partnership con Giornate degli Autori, Cinecittà e la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura.
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