Il grande regista, sceneggiatore e produttore cinematografico tedesco Percy Adlon, che ha conquistato notorietà internazionale con Bagdad Café, con cui vinse il Premio César per il miglior film straniero nel 1989, è morto lunedì 11 marzo a Los Angeles all’età di 88 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla famiglia. Il regista viveva in California dalla seconda metà degli anni ’80.
Nato a Monaco di Baviera il 1° giugno 1935 come Paul Rudolf Parsifal Adlon, compiuti gli studi universitari in storia dell’arte, del teatro e della letteratura tedesca all’ateneo Ludwig-Maximilian di Monaco, Adlon lavorò prima per la radio, poi per la televisione bavarese, dove si affermò come regista di documentari. Il gusto per la cultura umanistica, l’attenzione per il dettaglio, che avevano caratterizzato fino ad allora i suoi documentari, ma soprattutto la fedeltà al testo letterario (in questo caso il diario della cameriera di Marcel Proust), si ritrovano nel suo esordio cinematografico, Céleste (1981), opera finanziata dalla Peleme Film, la casa di produzione che Adlon aveva fondato tre anni prima con la moglie Eleonore, con la quale avrebbe realizzato buona parte dei suoi lavori successivi.
Nel 1983 girò Il pendolo, ritratto di una famiglia bavarese, mentre del 1984 è Sugar baby, storia d’amore non convenzionale, caratterizzata dall’uso di luci e colori eccessivi e dalla forte presenza scenica di Marianne Sägebrecht, l’attrice bavarese che Adlon aveva scoperto qualche anno prima e alla quale avrebbe affidato il ruolo di protagonista nei due film successivi. Con Out of Rosenheim (1987), noto anche come Bagdad Café, primo capitolo di una trilogia sulle ossessioni del sogno americano, Adlon ambienta la trama in uno squallido motel, sulla strada tra Las Vegas e Disneyland, dove approda una donna tedesca in crisi, che riesce a sanare la propria lacerazione esistenziale, ma soprattutto a trasformare con il suo ottimismo la vita degli strani abitanti del posto. Seguono Rosalie va a far la spesa (1989), parodia del consumismo, e Salmonberries – A piedi nudi nella neve (1991), sulla relazione tra donne (Rosel Zech e la cantante canadese K.D. Lang), ambientata nella lontana Alaska, tra ambiguità e senso di smarrimento. Il film vinse il Gran Premio delle Americhe al Festival di Montréal.
In seguito Percy Adlon ha sperimentato le nuove possibilità della camera digitale e ha lavorato per la televisione, realizzando tra l’altro In der glanzvollen Welt des Hotel Adlon (1996), documentario con cui il regista ha reso omaggio alla propria famiglia proprietaria dello storico albergo berlinese. Tra i suoi ultimi lavori, alla cui realizzazione ha alternato un’attività sempre più intensa come produttore, figurano Strausskiste (1999), opera interamente musicale costruita attraverso 22 episodi, legati da altrettante composizioni di Johann Strauss, e Hawaiian gardens (2000), nuova vicenda tedesco-americana incentrata su un triangolo sentimentale.
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