Il già annunciato Comandante di Edoardo De Angelis, realizzato a Cinecittà, che è anche film d’apertura al posto di Challengers di Luca Guadagnino, ritirato dopo lo slittamento dell’uscita al prossimo anno a causa dello sciopero degli attori di Hollywood; Enea, opera seconda di Pietro Castellitto con il papà Sergio e Benedetta Porcaroli nel cast, una sorta di “grande bruttezza” nelle parole del direttore della Mostra Alberto Barbera, in una Roma popolata da famiglie problematiche; Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, girato e ambientato a Cinecittà, il secondo maggior impegno produttivo italiano quest’anno, prodotto dalla Wildside; Lubo di Giorgio Diritti sul caso dei piccoli jenisch rapiti alle famiglie nomadi in Svizzera per essere “normalizzati”; Io capitano di Matteo Garrone, odissea dei migranti da Dakar verso l’Europa; Adagio di Stefano Sollima, che conferma, secondo Barbera, il talento di un autore che merita di non essere considerato soltanto regista di genere. Sono sei, come da anticipazioni, i film italiani nel concorso di Venezia 80, “lasciarne fuori qualcuno – commenta Barbera – sarebbe stata una scelta dolorosa, sono diversissimi tra loro, tutti audaci da molti punti di vista, costi inclusi, 28 milioni di euro per Costanzo, 17 per Comandante“.
Non è un record assoluto, già in passato era accaduto: per esempio nel 1968 ci furono Diario di una schizofrenica di Nelo Risi, Fuoco di Gian Vittorio Baldi, Galileo di Liliana Cavani, Nostra signora dei Turchi di Carmelo Bene, Partner di Bernardo Bertolucci e Teorema di Pier Paolo Pasolini.
Andiamo ad analizzare le sinossi e i temi trattati dai film in questione.
Comandante è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e vede protagonista Salvatore Todaro (Pierfrancesco Favino), che comanda il sommergibile Cappellini della Regia Marina alla sua maniera: prua rinforzata in acciaio per improbabili speronamenti, colpi di cannone sparati in emersione per affrontare faccia a faccia il nemico e un equipaggio armato di pugnale per impossibili corpo a corpo. Nell’ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte si profila la sagoma di un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga e che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l’equipaggio italiano.Scoppia una una breve ma violenta battaglia nella quale il Comandante Todaro affonda il mercantile a colpi di cannone.
Di Enea sappiamo solo, per ora, che racconta la storia di una famiglia borghese. Decisamente più approfondite le informazioni su Finalmente l’alba (con Willem Dafoe): è ambientato negli anni Cinquanta e racconta la storia di una giovane donna romana, prossima al fidanzamento. La ragazza è un’aspirante attrice e si reca negli studi di Cinecittà per fare un provino come comparsa. Questa esperienza le farà vivere una notte infinita e ricca di emozione, durante la quale riscoprirà se stessa. Queste ore memorabili trascorse a Cinecittà saranno per lei un vero e proprio passaggio all’età adulta.
Questa la sinossi di Lubo: Lubo Moser è uno jenisch, uno zingaro. E’ giovane, forte e allegro, ama la propria famiglia, sua moglie Mirana e i loro tre bambini. Lubo ama anche la vita che conduce, la libertà di spostarsi con il carro, di suonare la fisarmonica negli spettacoli di piazza. Ma c’è un vento di guerra che soffia dalla Germania degli anni trenta e le frontiere d’Europa sono in fermento, tanto che il governo svizzero dichiara la mobilitazione dei suoi cittadini maschi, tutti, anche gli zingari. Lubo si ritrova a presidiare i confini, costretto in una divisa e a sottostare ai comandi dei superiori.
Io Capitano è la storia di due giovani Seydou e Moussa (Seydou Sarr e Moustapha Fall), che partono da Dakar, in Senegal, per affrontare un lungo viaggio per raggiungere l’Europa. La loro diventa presto un’epopea nel mondo contemporaneo, che li porta ad attraversare il deserto e le sue mille insidie, i pericoli del mare aperto e lo stesso essere umano, pieno di ambiguità e ipocrisia.
Infine Adagio, storia di vendetta e redenzione che chiude la trilogia sulla Roma criminale del regista, di ritorno in Italia dopo Soldado e Senza rimorso, grande progetto produttivo con cast ricco: tra gli interpreti Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea e Adriano Giannini.
Intervista al regista e sceneggiatore Stefano Sollima, e agli attori Pierfrancesco Favino e Gianmarco Franchini
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