A Trieste l’orrore parla italiano

Science + Fiction propone tre lungometraggi italiani: Go Home - A casa loro, You Die – Scarica la app poi muori, La voce del lupo


TRIESTE – Non è precisamente un Paese allegro e spensierato quello che emerge dalla visione dei film della sezione Spazio Italia, che all’interno della programmazione della diciottesima edizione di Trieste Science + Fiction Festival perlustra le più interessanti produzioni del cinema di genere italiano. Violenza, indifferenza, morte, inchiodano ciascuno a riflettere sulle proprie negligenze e responsabilità, mettendo a nudo il fallimento di una società che non è più in grado di provare compassione né solidarietà. Una visione dolorosa, che riflette il lato più oscuro del Belpaese.

Quest’anno sono tre i lungometraggi, affiancati, come sempre, da un gruzzolo di corti: Go Home – A casa loro, You Die – Scarica la app poi muori, La voce del lupo, tre titoli che si muovono tra il rispetto filologico della tradizione dell’horror rurale nostrano e la rielaborazione creativa dei fantasmi del presente. Non si sottrae, infatti, all’intenzione di guardare ai temi di più stringente attualità Luna Gualano, che in Go Home – A casa loro mette in scena un’apocalisse zombi in un centro d’accoglienza della periferia romana, unico luogo rimasto sicuro, forse non per molto. Ci finisce dentro Enrico, militante dell’estrema destra che si trovava nelle immediate adiacenze per manifestare contro la presenza degli immigrati. E una volta all’interno della struttura, per salvarsi, dovrà scegliere se mentire su di sé e sulle sue convinzioni politiche, o provare a cambiare le sue posizioni. Portato a termine attraverso un crowfunding in rete, girato in sole due settimane, ma realizzato complessivamente in due anni, Go Home – A casa loro si appropria della metafora romeriana per mettere in mostra una società infestata dal germe dell’intolleranza e dall’egoismo, dove ognuno è capace di badare solo a se stesso e alla propria sopravvivenza. “La metafora degli zombi è servita per raccontare un odio cieco, provocato da istinti primitivi, un male contagioso. Non abbiamo voluto fare distinzioni troppo nette tra buoni e cattivi, neanche all’interno del centro di accoglienza sono tutti santi. L’unica cosa che ci auguriamo è che l’odio non si propaghi nel nostro paese come un virus, come invece accade nel nostro film”.

Firmato a tre mani da Alessandro Antonaci, Stefano Mandalà e Daniel Lascar, You die – Scarica la app poi muori (da poco premiato per la miglior fotografia allo Screamfest di Los Angeles) ibrida alcuni classici del repertorio horror con la fantascienza tecnologica. La morte, infatti, si scarica via app, attraverso il proprio cellulare. Come succede ad Asia, una studentessa che trova nel proprio dispositivo una strana applicazione in grado di aprire un varco con il mondo dei morti condannando il proprietario entro 24 ore dall’installazione. “Non solo un film fanta-horror – spiegano gli autori – ma anche un esperimento sociale. Dopo il rilascio del finto spot dell’applicazione in rete, non sono poche le persone che hanno chiesto di poter scaricare You Die. In una società in cui fenomeni come Blue Whale, fake news e la manipolazione dell’informazione dilagano e sono all’ordine del giorno, questo è un aspetto macabro e inquietante che il nostro film intende denunciare. Assieme all’egoismo, al marciume e alla cattiveria che le persone sarebbero disposte a tirare fuori pur di sopravvivere”.

Infine La voce del lupo di Alberto Gelpi, esordiente con un passato come grafico 3D e impiegato nel campo degli effetti speciali, che inserisce nel cast anche i cameo di Maria Grazia Cucinotta e l’highlander Christopher Lambert. Il protagonista è Nico, poliziotto violento di ritorno nella cittadina natale, dove si sono consumati una serie di inspiegabili delitti. Delitti la cui efferatezza induce a pensare che non possano essere stati perpetrati da una mano umana, ma da un animale enorme. “L’idea – spiega Gelpi – prende spunto dalla tradizione popolare del licantropo, ancora molto presente e sentita nel sud del Lazio, ma poi evolve fino a diventare un dramma che parla di accettazione di sé e della bestia che ciascuno di noi si porta dentro”.

Beatrice Fiorentino
05 Novembre 2018

Science + Fiction Festival 2018

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