TAORMINA – “In the Fire è un film italiano”. Lo affermano orgogliosamente i produttori che hanno permesso la realizzazione del nuovo lungometraggio indipendente del regista statunitense Conor Allyn, presentato in anteprima mondiale al 69mo Taormina Film Festival. Seppure il film, realizzato da RS Productions in collaborazione con Mirari Vos e prodotto da Iervolino & Lady Bacardi Entertainment con Paradox Studios e Angel Oak Films, sia ambientato nella Colombia di fine ‘800, le riprese sono state realizzate a Ostuni in Puglia (per gli interni) e in Guatemala (per gli esterni). E tanto dell’Italia si vede anche in un cast perlopiù nostrano, con l’aggiunta di due stelle internazionali: l’attore spagnolo Eduardo Noriega e la star hollywoodiana Amber Heard, al suo primo lavoro dopo il celebre processo con l’ex marito Johnny Depp. L’attrice, in particolare, si è presentata davanti al bagno di folla del blue carpet di Taormina – alla sua prima apparizione pubblica ufficiale dalla fine del processo – sorridente e felice, dichiaratamente grata di potersi scrollare di dosso il periodo più difficile e controverso della sua vita.
E il ritorno sul grande schermo per Heard non poteva essere più fortunato, essendosi cimentata in un ruolo ambizioso, che le ha dato la possibilità di dimostrare che dietro il gossip, le beghe legali, gli eventuali errori nella vita privata, c’è soprattutto, un’attrice di talento. Protagonista è Grace, una psichiatra statunitense che raggiunge una ricca fattoria colombiana per provare a curare un bambino, che tutti ormai credono sia posseduto dal demonio. La donna dovrà affrontare la grande misoginia e la pericolosa superstizione della popolazione locale, per provare ad applicare le ultime scoperte in ambito psicanalitico e dimostrare che quello del bambino non è un caso di possessione, ma una semplice malattia.
“Non fai questi film per fama o gloria, non li fai per soldi. Li fai perché li ami, ami la storia, ami le persone e vuoi essere parte di quella esperienza. – spiega Amber Heard – Sono stata molto fortunata in questo progetto perché ho incontrato Connor che è un pozzo di interessanti e affascinanti storie e di personaggi pieni di fascino e umanità. Personaggi complessi perché sono imperfetti e meravigliosi. Questo è un esempio di ciò che amo di più fare. Sono davvero fortunata ad avere recitato con alcuni dei migliori attori con cui abbia lavorato da davvero tanto tempo. Persone che, come me, amano il mestiere e la narrazione”.
Il regista è il primo ad ammettere l’importanza di una professionista come Heard all’interno del suo relativamente piccolo film indipendente, su cui lavora da quasi un decennio, tra mille tribolazioni. “L’attore protagonista di un film, soprattutto quando è una grande star, imposta l’atmosfera del set. – afferma Allyn – Un regista prova a fare altrettanto, ma tutti nella troupe guardano la star, soprattutto, quando un’attrice come Amber è sempre puntale, seria nel suo lavoro e arriva così tanto preparata. Siamo davvero grati che ha voluto fare un film così difficile. La vera magia per me è stato vedere che Amber, così come tutti gli altri attori, hanno aggiunto qualcosa che non c’era nelle pagine della sceneggiatura”.
In the Fire è un period drama infarcito di elementi che oscillano tra il thriller, il western e il sovrannaturale. Tante le scene forti che riguardano la violenza di genere, quella infantile e la malattia mentale. Una materia complessa che si regge in piedi principalmente grazie alle interpretazioni dei suoi attori, anche i meno conosciuti, come i giovanissimi Lorenzo McGovern Zaini, attore bambino perfettamente bilingue dal talento cristallino, e la debuttante Isabella Benetton, presente qui in un piccolo ruolo, ma che tornerà presto a Taormina nel film Billie’s Magic World. “Questo è stato il primo film che ho girato, è stata un’esperienza bellissima ed emozionante, perché recitare è quello che adoro fin da quando ero piccola. – dichiara Benetton – Ho sempre sognato di lavorare in questo mondo. Questi grandi attori mi hanno subito accolta e mi hanno insegnato tantissimo”.
C’è, infine, il ruolo cruciale dei grandi professionisti italiani che hanno dato credibilità a tutta la produzione, come gli attori Luca Calvani e Yuri Gugliucci, alle prese con i ruoli di due preti chiamati – con diversi esiti – a mettere in dubbio le proprie credenze, o forse a dare loro un nuovo significato. “La mia percezione all’inizio è stata di grande ansia. – dichiara Calvani – Soprattutto perché dovevo recitare in tre lingue: inglese con accento spagnolo, spagnolo e latino. Abbiamo provato tanto, prima su Zoom e poi in Puglia. È stato bello provare, per la prima volta dopo tanti anni, come a scuola di recitazione. Amber è un’attrice così, è sempre nel momento. Ci siamo sopresi commossi, sostenuti. Amber è un’artista consumata e generosa. Una donna che va oltre gli stereotipi della star hollywoodiana”.
Insomma, tra temi scottanti e buone interpretazioni, In the Fire ha ben più da offrire della semplice presenza, per quanto luminosa, della sua popolare protagonista. Amber Heard dal canto suo, dal “fuoco” metaforico, che in questo film rischia di bruciarla al grido di “strega”, prova a rinascere come la più splendida delle fenici.
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