A che serve un poeta? La domanda posta oggi con il trionfo di immagini a consumo di like e condivisioni può apparire desolante. Oppure far constatare che non sono questi tempi per sentimenti poetici. Oppure, che non c’è mai stato tanto bisogno di poesia come oggi. È questo il sentimento che desta Bellezza, addio, il nuovo film documentario di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese, dedicato a uno dei più grandi poeti italiani del XX secolo, Dario Bellezza.
Il film di Giardina e Palmese, prodotto da Zivago Film e Luce Cinecittà, viene presentato in anteprima mondiale il prossimo 20 giugno alla 59ma Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, appuntamento storico per il cinema d’autore, dove la coppia di registi ha trionfato nel 2020 con Il caso Braibanti, film che ha poi ottenuto una messe di riconoscimenti.
Bellezza, addio racconta l’intero arco temporale (1944-1996) fulminante di una vita troppo breve, in cui sta condensata una costellazione tra le massime della cultura italiana, e non solo, del ‘900.‘Miglior poeta della nuova generazione’ lo consacra da giovanissimo Pier Paolo Pasolini, con cui instaura un sodalizio fedele. ‘Rimbaud di Monteverde’ una definizione della misura del suo talento (e di una passione per il genio francese che Bellezza tradusse con felicità).
Il ragazzo che riesce a tessere fraterne amicizie con tre ‘madri’ diverse, tra le massime autrici del secolo: Amelia Rosselli, Elsa Morante, Anna Maria Ortese. Il poeta che ad appena 28 anni con Lettere da Sodoma dona alla narrativa italiana il primo racconto esplicito dell’amore omosessuale, liberando un mondo di lettori. L’uomo irriverente, pudico, appartato e in grado di farsi personaggio televisivo, meditativo e vitalissimo in un’epica di notti romane, simbolo spontaneo delle lotte per la libertà sessuale, e con la stessa traumatica fine per AIDS, capace di mostrare tutte le arretratezze di un paese bigotto, e superarle di slancio con la sua passione, ironia, amore.Attraverso le testimonianze di grandi intellettuali e compagni di strada, come i poeti Renzo Paris e Elio Pecora, il critico Franco Cordelli, Barbara Alberti, Ninetto Davoli, Nichi Vendola e molti altri; l’archivio personale del poeta sfogliato in pagine inedite dal collezionista Giuseppe Garrera; repertori filmici eccezionali; e non ultimo un accompagnamento musicale di due maestri della colonna sonora come Pivio e Aldo De Scalzi, Bellezza, addio è il ritratto commosso e appassionante di un uomo unico e di una passione.
E attraverso lui, il racconto di diverse storie d’Italia, in passaggi cruciali, sconfitte, oblii e trionfi. Infine una biografia speciale di quei cittadini che sono i lettori di libri.Da cui si comprende che forse a questo serve un poeta: a cambiare la società, toccando e cambiando loro, quelli che leggono.
“Oggi la poesia è un movimento di resistenza clandestino”, dice Maria Luisa Spaziani.
Nel 1996 uno scoop giornalistico rivela all’Italia che il poeta Dario Bellezza è malato di AIDS: la notizia segna l’inizio del suo calvario. Additato per strada come un appestato, il poeta si chiude in casa per difendere la propria privacy e rivendicando il diritto a rivolgersi a cure sperimentali, in mancanza di un vaccino sicuro contro l’HIV.
Detto “il Rimbaud di Monteverde” per il precoce talento poetico e per la fuga da casa, amico di Amelia Rosselli e di Aldo Braibanti, Dario Bellezza è stato inquieto protagonista di una stagione culturale romana di grande splendore, condivisa con Sandro Penna, Alberto Moravia, Elsa Morante, Anna Maria Ortese e molti altri. “Miglior poeta della nuova generazione” secondo Pier Paolo Pasolini, dopo gli anni della Neoavanguardia Dario Bellezza rimette al centro del discorso poetico l’io e le sue passioni, le invettive e le licenze, gli amori e la morte, in una lingua esplicita e barocca.
Omosessuale provocatorio e controverso, lo definivano “il nostro poeta maledetto”.
“Semmai benedetto, dalle Muse” replicava lui, col suo spirito polemico e irriverente.
In Bellezza, addio gli amici Renzo Paris e Franco Cordelli ricordano il poeta dai tempi dell’Università fino agli anni maturi, passando per le performance nella cantina teatrale romana Beat 72 e il glorioso Festival Internazionale dei Poeti di Castelporziano.
Ninetto Davoli, Barbara Alberti e Elio Pecora raccontano una Roma in cui si aggiravano ancora i grandi nomi del Novecento italiano, da Gadda a Palazzeschi, insieme a nuovi “mostri sacri”, mentre i materiali di repertorio, con rarità e video inediti, contribuiscono a disegnare un ritratto inedito di Dario Bellezza e dei suoi “vent’anni di felicità”.Poi gli anni Ottanta cambiano il mondo e, celebrando il trionfo del libero mercato, viene strappata ai poeti l’ultima briciola di funzione sociale. Ma quegli anni portano con sé anche un virus sconosciuto. Nichi Vendola racconta quello che fu un trauma collettivo, mentre Maurizio Gregorini e Fiammetta Jori ricostruiscono gli ultimi mesi di una vita tutta spesa nel “sacerdozio della poesia”.Eppure, quando il collezionista Giuseppe Garrera ci mostra l’archivio privato del poeta che, messo all’asta, lo Stato non ha voluto comprare, ci chiediamo: forse non sono più tempi di poesia?
“Finché esisteranno poeti,” rispondeva Dario Bellezza, “sarà sempre tempo di poesia”.
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