TORINO – 70 anni di battaglie degli autori nel documentario che racconta la vicenda politica dell’Anac, fondata nel 1952 da Zavattini, Amidei e Rossellini: L’onda lunga – Storia extra-ordinaria di un’associazione di Francesco Ranieri Martinotti, presentato fuori concorso nella sezione ‘L’incanto del Reale’ al TFF.
Con materiali dell’Archivio Luce, di Aamod e della stessa Associazione Nazionale Autori Cinematografici, Martinotti, con la collaborazione di Alessandro Rossetti e Alessandro Trigona, sceneggiatori, ci guida in una storia profondamente intrecciata alla vita politica e culturale del nostro paese, dalle battaglie contro la censura con Alessandro Blasetti in prima linea e Cecilia Mangini emendata nel 1958 per aver usato un testo di Pasolini nel suo Ignoti alla città, alla Venezia barricadiera del ’68 con Zavattini portato via di peso da quattro poliziotti seduto su una sedia per “non torcergli un capello”. E sempre a Venezia le Giornate di cinema del ’72 a Campo Santa Margherita, a cui prese parte anche Jean-Luc Godard per sostenere la riforma della Biennale, poi condotta a termine da Carlo Lizzani. E ancora la lotta contro gli spot in tv con lo slogan “non si interrompe un’emozione” e la rabbia di Federico Fellini fino all’impegno per la copia privata e l’equo compenso, la nascita delle Giornate degli autori nel 2004, l’opposizione alla cosiddetta ‘cementificazione’ di Cinecittà.
Protagonisti del documentario in immagini godibilissime sono registi come De Sica, Pasolini, Damiani, Scola, Age e Scarpelli, Rosi, Suso Cecchi d’Amico nelle preziose sequenze di repertorio, o con le testimonianze dirette e le interviste inedite a Lizzani, Gregoretti, Maselli, Montaldo, Bellocchio, Lina Wertmüller, Giuliana Gamba, Liliana Cavani (spesso si tratta di contenuti dell’archivio Anac).
“Il film – spiega Martinotti, presidente Anac dal 2015 – è frutto di un lavoro iniziato proprio nei nostri archivi, curati da Rossetti e Trigona. Abbiamo tentato di semplificare una storia complessa che nessuno conosce, ma che è parte della Storia del nostro paese dal dopoguerra a oggi. Il materiale è così tanto che se ne potrebbe fare una serie. Volevamo trasmettere alle nuove generazioni cosa è stata l’Anac e cosa continua a essere oggi”.
Rossetti ricorda come si sia deciso, a partire dal 2006, di raccogliere le testimonianze dei protagonisti “tutti di una certa età”, come Maselli, Gregoretti, Lizzani, il critico Callisto Cosulich che era stato segretario dell’Anac. “Gli autori – prosegue – invece di seguire la diaspora politica, scelsero di stare tutti insieme in un’associazione che rappresentava all’epoca anche musicisti e sceneggiatori”. Oggi la categoria è divisa con la nascita di altre associazioni come 100autori o Writers’ Guild. “E’ un fatto che ci indebolisce – ammette Martinotti – abbiamo tentato di dialogare in maniera più intensa con le altre associazioni, ma sicuramente ciascuno ha la propria visione dei problemi e la sua Weltanschaaung. La nostra è molto precisa e molto forte. Ci accusano di essere retrogradi, in realtà noi crediamo nella modernità all’interno dell’identità. Faccio un esempio, nella nostra scuola di sceneggiatura intitolata a Leo Benvenuti e diretta da Umberto Marino, si insegnano i modelli americani, ma senza mai dimenticare i maestri come Suso, Age e Scarpelli. Questo fa parte della narrazione all’italiana”.
E quali sono le battaglie da affrontare nel prossimo futuro? “Certamente il ruolo degli autori in un sistema che si orienta verso modelli creativi matematici, seguendo ciò che detta l’algoritmo nella scrittura della serialità – afferma Martinotti – Il produttore dice all’autore uccidi questo personaggio perché non funziona. E’ un modello che si replica all’infinito e diventa sterile”. E prosegue: “Anche sull’uscita in sala dei film prodotti dalle piattaforme, bisogna dare delle regole precise, stringenti, come avviene in Francia dove c’è un sistema più organico e tutte le categorie hanno voce in capitolo. Da noi spesso solo le categorie più forti sono ascoltate, ma le risorse pubbliche sono di tutti e la loro distribuzione democratica deve servire anche a sostenere i produttori indipendenti. Inoltre auspichiamo la creazione di un Centro nazionale della cinematografia come in Francia, una cabina di regia che non faccia capo direttamente al ministero”. Rossetto aggiunge: “Una delle nostre storiche battaglie, insieme alla la Fera, è per l’eccezione culturale. Questo rimane un cardine della legislazione europea anche per il futuro”.
Nel pomeriggio del 30 novembre gli autori hanno organizzato al Museo del Risorgimento, nell’ambito di Torino Film Industry, un convegno in collaborazione con Roma Lazio Film Commission e Film Commission Torino Piemonte con la presenza di Mimmo Calopresti, Nicola Guaglianone, Stefano Reali, Giovanna Gagliardo, Giuliana Gamba, Giuseppe M. Gaudino, Wilma Labate, Emanuela Piovano e in collegamento da remoto Ventana Sur di Buenos Aires con le associazioni di Argentina, Messico, Cile, Brasile. Si è parlato, tra l’altro, della ridefinizione della figura dell’autore cinematografico di fronte allo scenario totalmente stravolto dell’avvento delle piattaforme e della notevole produzione di serialità.
Con il montaggio di Andrea Gagliardi e le musiche di Andrea Fornaciari, L’onda lunga è prodotto da Capetown e Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema con l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e l’Archivio Storico Anac – Associazione Nazionale Autori Cinematografici, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Lazio – Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo e con il Patrocinio di Roma Lazio Film Commission.
I dati dell’edizione 2021 contano 32.900 presenze (48.628 visioni online nel 2020; 61.000 presenze nel 2019), 1.678 accreditati stampa e professionali/industry (1.128 nel 2020; 2.090 nel 2019), 21.663 biglietti venduti (18.402 nel 2020; 26.165 nel 2019) e 106.116 euro di incasso (103.083 euro nel 2020; 234.000 euro nel 2019)
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