Ogni mattina CinecittàNews vi presenta un panorama delle notizie con cui i media seguono il mondo dell’audiovisivo.
Codice Carla è il documentario dedicato alla grande ballerina Carla Fracci, scomparsa nel 2021: nel film anche i racconti di Roberto Bolle per cui “Carla ha reso la danza un’arte pop”, Marina Abramovic e Jeremy Irons, e in sottofondo la musica di Thom Yorke. È Daniele Luchetti che firma la regia, che “non è un’operazione cinematografica ma un racconto fatto con il cuore”, come riporta Gloria Satta su “Il Messaggero”. La danza raccontata “come espressione dell’arte intesa in un senso più ampio e trasversale ‘perché ballo, cinema e musica sono figli della stessa divinità’, continua lo stesso regista” che “all’inizio, di Carla sapevo ben poco e mi sono quindi immerso nello studio dei materiali d’archivio” e “la chiave del documentario l’ho trovata intrecciando le immagini di Fracci sulle punte con le musiche di Yorke: è stata una folgorazione, quasi un corto circuito che ha dato origine al progetto”. Prodotto da Anele con Luce Cinecittà e RaiCinema, in sala dal 13 al 15 novembre con Nexo Digital.
L’attore Timothée Chalamet, interprete del film Wonka ispirato al romanzo di Roald Dahl, in uscita il 14 dicembre, intervistato da Alessandra De Tommasi per “Style Piccoli” magazine del “Corriere della Sera”, racconta che “quando mi rifiutavano ai provini pensavo di non essere degno di questo sogno per cui lottavo tanto”. Nell’adattamento diretto da Paul King, si scopre come Willy Wonka sia diventato proprietario del più grande negozio di cioccolato al mondo, con una sorpresa visiva avvolta nel più assoluto mistero. Chalamet è corteggiatissimo da Hollywood, ma “tutti questi applausi rischiano di farle perdere il senso della realtà?”, domanda la giornalista. “No, perché a 20 anni mi sono sentito accolto e ascoltato da un grande cineasta come Luca Guadagnino: tutta quella fiducia nelle mie capacità mi ha permesso di dimostrare il mio valore senza lasciarmi distrarre da altro”. E ancora: “quali sono i suoi modelli professionali?”. Per l’attore sono: “le voci fuori dal coro, come Daniel Day-Lewis, Head Ledger, Joaquin Phoenix. Crescendo mi sono sentito un po’ come i loro personaggi, strano, disagiato e un po’ perdente. Ci è voluto tempo per capire come amare quello che mi rende autentico e non replicabile … Il mondo ti giudica e prova a convincerti a omologarti perché non vai bene così come sei e da adolescente questo ti condiziona moltissimo. Per fortuna ci sono altre forze come il senso di comunità e la famiglia che bilanciano questi tentativi di minare la propria autostima”.
La nuova presidente APA intervistata da Eliana Corti su “Tivù”, che sottolinea come Chiara Sbarigia, di ritorno all’Associazione Produttori Audiovisivo , sia“forte anche dell’esperienza in Cinecittà”, per cui “la manager punta a rinsaldare il dialogo con i vari attori dell’industria, favorendo il confronto e le sinergie”. Per Sbarigia, si legge, è “un ritorno alle origini, ma con una nuova consapevolezza”, infatti APA è “una realtà che conosce sin dalle sue origini, quando ancora si chiamava Apt e dove è entrata nel 1994 per poi assumerne la direzione generale nel 2003 e la presidenza di Apa Service nel 2020”. Per la Presidente, “l’esperienza a Cinecittà mi ha aiutata, soprattutto nel rapporto col pubblico: per natura non sono una persona ‘da ribalta’, ho sempre preferito il dietro le quinte… E’ il momento di reimpostare il lavoro strategico … Ci troviamo all’interno di un contesto completamente cambiato: siamo in un periodo non dico difficile, ma certamente complesso, si avverte un’aria di rinnovamento su vari fronti. A livello industriale, sono passati abbastanza anni per capire quali sono stati i risultati del tax credit, così come quelli dell’ingresso dei nuovi media e dei nuovi committenti. Occorre una profonda riflessione per capire come affrontare le maggiori criticità”.
Viviana Persiani su “Il Giornale” analizza quanto piacciano “Paola Cortellesi e il suo C’è ancora domani al pubblico italiano. In meno di due settimane, il film ha infranto il muro dei 7 milioni, con un totale di 7.031.798 euro. Nel primo fine settimana di novembre, per dire, ‘nostra signora degli incassi’ ha strappato biglietti per 3.514.323 euro, con un notevole +111% rispetto al week-end del debutto. Sicuramente, già da oggi potrebbe scavalcare Il grande giorno, con Aldo, Giovanni e Giacomo, che finì la corsa a 7.236.631, diventando, così, il titolo italiano più visto nel dopo pandemia. Al momento, gli spettatori sono stati 989.267 e non dovrebbe mancare molto a superare la quota di 1.022.015 del Trio. Insomma, la ‘Cortellesimania’ non accenna a frenare, grazie al meritato passaparola” ma “su Netflix, chi comanda? Un altro film con protagoniste donne. Si tratta del bel action francese Le ladre con Mélanie Laurent e Adèle Exarchopoulos. Uomini, insomma, fate strada all’onda del Girl Power”.
È in arrivo l’ultima stagione della serie The Crown, qui dalla tragica morte di Lady D agli incubi di Elisabetta e Carlo, come riporta Paola De Carolis sul “Corriere”. Se per re Carlo I pare sia “un trolling con budget hollywwodiano”, “i 10 episodi finali — i primi quattro saranno a disposizione dal 16 novembre, il resto il 14 dicembre — saranno forse i più difficili per lui, William e Harry: lo sceneggiatore Peter Morgan, che per il suo lavoro precedente, come Frost/Nixon e The Audience, era stato insignito dalla regina del titolo di Commander of the Order of the British Empire, non si è risparmiato qualche volo di fantasia, tanto che stando a indiscrezioni il fantasma di Diana appare sia alla sovrana, sia a Carlo. È facile immaginare le polemiche che accompagneranno la serie e allo stesso tempo la golosità con la quale verranno consumati i vari episodi, i quali regalano anche l’amore ai tempi dell’università tra William e Kate (interpretata da Meg Bellamy, un’attrice al suo debutto). Per lo storico e giornalista Andrew Marr, The Crown ha avuto ‘lo stesso impatto sulla nostra percezione dei reali di quello che Shakespeare ebbe sul modo in cui nei secoli sono stati considerati i Plantageneti’ (la linea di re ed eredi che si concluse con Riccardo III)”.
“Il sindacato degli attori statunitensi Sag-Aftra si prende un altro giorno per valutare la proposta ‘migliore e definitiva’ degli Studios, recapitata sabato pomeriggio. Le poche righe di comunicato inviate ai membri annunciano una svolta nei colloqui con i grandi produttori, controparte nella vertenza aperta a metà luglio sul rinnovo del contratto degli interpreti. L’incontro di sabato è stato veloce e si è tenuto su Zoom, alla presenza dei dirigenti di ben sette tra le major tradizionali e i servizi di streaming” si legge su “Il Manifesto”. “La loro offerta ‘ultima e migliore’ – non sarebbero dunque disposti a concedere altro e spetta ora a Sag-Aftra ‘prendere o lasciare’ – prevede un bonus per film e serie in streaming basato sul numero di visioni; protezioni rispetto all’uso dell’intelligenza artificiale, impedendo la duplicazione degli attori – su questo campo sono in particolare le comparse ad essere allarmate, in quanto sarebbero le prime ad essere ‘sostituite’; e infine un aumento alle paghe minime definito ‘storico’ dagli Studios. Se alcuni attori si sono definiti insoddisfatti della proposta, chiedendo di fare pressione sulla controparte, è pur vero che in molti sperano di tornare a lavo-ro a breve dopo quasi quattro mesi di sciopero a cui va aggiunto il periodo di immobilità causato dalla mobilitazione degli sceneggiatori. L’ultima parola spetta ora al sindacato”.
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Nella rassegna stampa di oggi l'intervista a Lily-Rose Depp, protagonista di Nosferatu, al nuovo Zorro Jean Dujardin e al regista palestinese Rashid Masharawi
Tra le pagine dei giornali oggi una rocambolesca lite tra Vanzina e Eastwood per un parcheggio, l'accusa di Variety contro la serializzazione a Hollywood, un'intervista a Paola Minaccioni e il doc di Giovanna Gagliardo su Cesare Pavese
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