4 ottobre 2024, la rassegna stampa  

L’infarto di Nanni Moretti: “sto bene”. Paolo Sorrentino: “Voglio solo lasciarmi andare”. Matilda De Angelis spia spericolata. Elio Germano: “Il profitto ci rovinerà”. Tommaso Ragno da 'Vermiglio' a Sgarbi. Simone Annicchiarico: “lo, pagliaccio come mio padre Walter Chiari”


Ogni mattina CinecittàNews vi presenta un panorama delle notizie con cui i media seguono il mondo dell’audiovisivo.   

L’INFARTO DI NANNI MORETTI: “STO BENE”

L’imprevisto di salute porta la data del 1 ottobre ma la notizia ha cominciato a rimbalzare solo nella giornata di ieri, 3 ottobre, e diverse testate odierne la riprendono, tra queste il “Corriere della Sera”, che subito nell’occhiello mette in luce la pronta ripresa del regista, 71 anni, indicando che ieri sera fosse partecipe animatore al Cinema Sacher di Roma. L’articolo della testata milanese, per l’occasione, rievoca Caro Diario, quando Moretti – trent’anni fa – “ripercorreva il suo percorso di paziente prima della diagnosi di un linforma di Hodgkin”: partendo da “strani pruriti notturni, sudorazione eccessiva, dimagrimento”, nel film racconta il pellegrinaggio tra “montagne di ricette per farmaci sempre diversi … mentre un medico-psicologo tenta di colpevolizzarlo sostenendo una natura psicosomatica dei suoi malanni. Finché, dopo una radiografia e una Tac, non gli diagnosticano un inesistente cancro al polmone che porterà però alla scoperta della vera malattia e alla terapia necessaria per sconfiggerla. Tempo dopo, consultando una banale Garzantina medica, scoprirà che i sintomi del linfoma. Sono quelli che sin dall’inizio aveva riferito in anamnesi a tutti gli specialisti interpellati e ne concluderà che ‘i medici sanno parlare ma non sanno ascoltare’”.

PAOLO SORRENTINO: “VOGLIO SOLO LASCIARMI ANDARE”

È “il Venerdì” a ospitare l’intervista a Paolo Sorrentino, a cura di Simonetta Fiori. Il suo ultimo film esce il 24 ottobre e lui stesso ammette: “Parthenope in verità sono io. E nell’intreccio costante tra realtà e finzione ho rischiato di farmi male”. La giornalista scrive che “allora anche la ridondanza come cifra stilistica diventa il modo per recuperare l’abbandono negato in una giovinezza mai vissuta” e Sorrentino riflette: “mi criticano perché faccio film eccessivi, spericolati, perfino barocchi. Ma non me ne frega niente. Non ho potuto lasciarmi andare da ragazzo, al cinema lasciatemi fare quel che cavolo mi pare”. Nel pezzo, ancora, si legge che “tra squarci irresistibili di Napoli e un pervasivo sentimento di perdita, Parthenope è il suo film più ambizioso e commovente. Perfino più spudoratamente intimo e personale rispetto al precedente, È stata la mano di Dio, che pure raccontava la tragedia dei genitori morti nell’86 per una fuga di gas” e l’autore napoletano ammette: “qui mi sono sentito più libero, meno vincolato dalla mia biografia. Libero di vagare come un nomade per la città per coglierne le tante anime diverse, non diversamente da quello che ho fatto a Roma con La grande bellezza. Solo che rispetto alla Grande bellezza mi sono fatto più male, rimanendo impigliato nel mio dolore … È il film che più mi somiglia sul piano della corrispondenza sentimentale”.

MATILDA DE ANGELIS SPIA SPERICOLATA

Per Citadel: Diana – 6 episodi, dal 10 ottobre su Prime Video – Matilda De Angelis “spara, fa a botte, si arrampica sui muri come una stella del parkour. Si lancia nel vuoto appesa a un cavo d’acciaio (la zipline) e corre come una lepre senza perdere la sua grazia elastica”, scrive Ilaria Ravino su “Il Messaggero”, riflettendo che De Angelis, a soli 29 anni, sia “una delle attrici più internazionali che abbiamo (presto nel Dracula di Luc Besson) e praticamente nell’unica nostra interprete credibile in un film d’azione all’americana”. Per l’interprete bolognese “in Italia non capita di fare un personaggio così: i ruoli d’azione ci mancano culturalmente. Soprattutto quelli per le donne. Eppure i quattro mesi di preparazione fisica con gli stunt è stata la parte più divertente del lavoro: le scene d’azione le ho volute girare al 90% da sola”. L’ambientazione è la stessa di Citadel, la serie dei fratelli Russo uscita nel 2023 sulla stessa piattaforma, con cui Citadel: Diana condivide l’impianto generale – i cattivi dell’associazione Manticore, i buoni dell’agenzia Citadel – e il genere, la spy story retro-futuristica: “Le serie Citadel sono tutte collegate, ma ciascuna vive di vita propria. Mi piace far parte di un mondo così grande: mi sono sempre sentita un’attrice europea e una cittadina del mondo”.

ELIO GERMANO: “IL PROFITTO CI ROVINERA’’”

È un’altra intervista de “il Venerdì” a portare a galla uno dei sentiment del cinema italiano, su cui non tergiversa Elio Germano, intervistato da Marco Consoli. Il 10 ottobre esce Iddu, in cui è Matteo Messina Denaro, e subito dopo – in anteprima alla Festa di Roma – prende le sembianze di Enrico Berlinguer: del primo personaggio dice che “chi si aspetta una biografia rimarrà deluso perché qui Messina Denaro è un personaggio quasi evocato, un fantasma, un simbolo, e il film è una finestra della sua esperienza umana e criminale che serve a far vedere come la sua assenza (la latitanza è durata 30 anni fino all’arresto avvenuto il 16 gennaio 2023, ndr) abbia rinforzato la sua figura e influenzato gli altri attorno a lui”. L’occasione di due figure così rilevanti politicamente e socialmente permette a Germano di fare una più ampia riflessione: “temo che la patologia del nostro popolo sia quella di pensare agli interessi privati anziché collettivi. L’unico momento in cui il popolo si è sentito veramente unito e ha fatto una rivoluzione è stato con la Resistenza, che ha dato luogo alla Costituzione, in cui si parla appunto di bene comune. Purtroppo invece siamo assuefatti all’idea che per esempio chi arriva al potere pensi al bene personale anziché a tutti gli altri” e, sollecitato da Consoli sul fatto che alla Mostra di Venezia sia stato rivelato che Iddu non abbia avuto il finanziamento pubblico, quando ministro della Cultura era Dario Franceschini, Germano risponde: “non mi stupisce, perché nessun governo ha voluto mai affrontare i problemi del cinema chiedendo consigli a chi il cinema lo fa. In ogni caso la nuova Legge appena promulgata dalla Destra taglia fuori dai fondi i film più difficili, privilegiando quelli che prevedono di fare successo e quindi raccontano l’Italia come fosse una cartolina. Alla fine ricadiamo sempre nello stesso problema: la ricerca del profitto sopra ogni altra cosa”.

TOMMASO RAGNO DA VERMIGLIO A SGARBI

È il protagonista maschile di Vermiglio, film designato per provare a rappresentare il cinema italiano agli Oscar 2024: nell’attesa di maggiori certezze in tal senso, sarà nel frattempo interprete de L’isola degli idealisti di Elisabetta Sgarbi, tratto da Giorgio Scerbanenco e presentato all’imminente Festa del Cinema di Roma ma “non è un giallo. La regista è una persona molto curiosa e creativa. Il film è interamente di Elisabetta, e quando dico ‘curiosa’ non intendo la curiosità spiccia. No, è una regista profonda e piena di passione” mentre rispetto al film di Maura Delpero, Vermiglio appunto, commenta che “sta succedendo qualcosa di insolito. Questo film ha solo se stesso e la sua scrittura. Non ci sono star, non ci sono effetti speciali. E, riflettendo sulle due autrici femminili, Ragno non ha dubbi: “le registe producono, in questo momento, la cinematografia più sorprendente”, dichiara nell’intervista rilasciata ad Alessandro Gnocchi su “il Giornale”.

SIMONE ANNICCHIARICO: “IO, PAGLIACCIO COME MIO PADRE WALTER CHIARI”

Simone Annicchiarico è attualmente tra i protagonisti dell’edizione in corso di Tale e Quale Show ma “il mio sogno è fare il giudice di un talent”, dichiara a Francesca D’Angelo che lo intervista per “La Stampa”.  Simone Annicchiarico “ignora i social, al telefono difficilmente risponde … con La valigia dei sogni, si era conquistato il pubblico più esigente e con Italia’s got talent quello più largo. Poi lo stop: Annichiarico sparisce dai radar, per quasi 8 anni. A riportarlo in tv è Carlo Conti” e così la giornalista domanda “Perché questa lunga pausa?”: “Mi sono comprato del tempo … mi sono regalato dello spazio mentale … arrivavo da anni difficili. Durante l’ultimo Italia’s got talent è morta mia mamma, che era l’ultimo membro della mia famiglia; poi ho cambiato casa ed è scoppiato il Covid. Ora sono pronto per tornare”. Lei pone la domanda fatidica: “Essere figlio d’arte apre o chiude porte?” e lui risponde: “Sei facilitato nell’entrare in certi ambienti ma, una volta dentro, parti svantaggiato perché hai molte più aspettative. Il confronto può essere duro ma me ne son sempre fregato». E “Il cinema è ancora una fabbrica di sogni?”:  “Insieme alla musica è l’unica via di fuga rimasta. Il problema è che i sogni sono contaminati dalla cancel culture, dal politicamente corretto: è tutto finto, tutto studiato a tavolino. Basti pensare a Star Wars: una meravigliosa saga trasformata in un Pride Party a causa delle ingerenze della politica”. (n/b)

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04 Ottobre 2024

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