Ogni mattina CinecittàNews vi presenta un panorama delle notizie con cui i media seguono il mondo dell’audiovisivo.
BUÑUEL E L’AMORE TOSSICO
Compie 70 anni e per la prima volta viene distribuito in Italia (dalla Cineteca di Bologna: El (Lui) di Luis Buñuel, presentato al Festival di Cannes del ’53. Paolo Mereghetti sul “Corriere della Sera” non lascia passare inosservata l’attualità del film e del soggetto che oggi chiameremmo un “maschio tossico”: è una delle rappresentazioni più lucide e incalzanti di quanto male possa fare l’idea del possesso dell’uomo sulla donna, specie quando è mascherato dall’amore. La genialità del film è proprio nella scelta di non raccontare un caso di psicopatologia quotidiana, ma di osservarne i comportamenti con la lucidità e la freddezza dell’entomologo, dello scienziato che non si fa coinvolgere emotivamente, fin dalle scene iniziali, ambientate in chiesa, durante la lavanda dei piedi del giovedì santo. C’è la logica intrisa di formalismo cattolico e decoro borghese, dove il maschio non deve mettere mai in discussione le sue azioni.
VELTRONI BATTE SALVATORES
Si parla di media sala su “Il Giornale”, dove Alice Sforza mette in luce come – nel grigiore degli incassi del box office – Quando batta Il ritorno di Casanova. “Veltroni ha portato a casa, in quattro giorni di programmazione, 256.252 euro, finendo quarto. Potendo contare, soprattutto nel fine settimana, su 250 schermi. In pratica, ogni cinema ha incassato, dal film di Veltroni, 1.025 euro. Ricordiamo, in quattro giorni di programmazione. Ovvero, siamo a una media di poco superiore ai 250 euro al giorno. I biglietti venduti? Sono stati 39.084 in quattro giorni. Circa 160 biglietti a sala per gli interi 4 giorni. Tra gli altri debutti, al terzo posto, il nuovo film di Gabriele Salvatores, Il Ritorno di Casanova, che ha racimolato 345.712 euro con 440 schermi. In pratica, una media di 800 euro a schermo”.
L’UOMO DEI TRAILER
Giovanni Bogani su “Il Giorno – Il resto del Carlino – La Nazione” scrive di Miro Grisanti, che dal 1966 al 2014 ha raccontato in mille “riassunti” tutto il cinema italiano: capolavori, horror, commedie. Tra le sue mani sono passati i lavori di Visconti, Pasolini, Ferreri, Dario Argento e Neri Parenti. Un artista del trailer, un uomo capace di comprimere in poco più di un minuto le emozioni di un film. Capace anche di far sembrare interessantissimo un film mediocre. Costruendo, con il montaggio, con la grafica, con i titoli, la promessa di un’esplosione di sensazioni di cui, magari, nel film c’era solo una pallida ombra.
IL MIC PER IL GRANDE SCHERMO
Claudio Plazzotta su “Italia Oggi” tratta delle iniziative che il Ministero Della Cultura adotta per avvicinare più spettatori alla sala. Come appena annunciato da Lucia Borgonzoni, sottosegretario al Ministero, infatti “il governo sosterrà un piano di comunicazione con un investimento di 20 milioni di euro per promuovere il cinema d’estate”. E oltre alla iniziativa Cinema in Festa, dall’11 al 15 giugno e dal 17 al 21 settembre, nelle settimane dal 16 giugno al 16 settembre gli spettatori potranno vedere al cinema film italiani, europei ed americani con soli 3,5 euro. La differenza del biglietto verrà coperta con fondi pubblici. “Il governo e tutta la filiera si vogliono impegnare per raggiungere numeri ancora migliori dell’estate 2019”, aggiunge Borgonzoni. Peraltro i 20 milioni di euro vanno a sommarsi ai 54 milioni di euro che il governo ha dedicato alla campagna per l’educazione al cinema e all’audiovisivo intrapresa nelle scuole durante l’anno scolastico 2022-23. E poi c’è tutto il macro-capitolo tax credit, “che però dovrà stimolare la produzione di film che vadano a coprire più generi cinematografici”, dice il sottosegretario, e non, in prevalenza, oscuri film d’autore con zero incassi al botteghino.
GIORGIO PASOTTI, LA TRAPPOLA SOCIAL E I MANAGER NELLE MULTINAZIONALI
L’attore, intervistato da Adriana Marmiroli su “La Stampa”, sostiene che “i social sono una trappola, ci isolano torniamo a godere dell’inaspettato”. Giorgio Pasotti alla vigilia dei 50 si presenta in scena con trucco e abiti che lo trasformano in uno scimpanzé-uomo e in uomo-talpa nello spettacolo Racconti disumani, da due scritti di Franz Kafka: sarà in tournée fino a metà aprile, per poi riprendere in autunno: in mezzo torna con la seconda stagione di Lea – Un nuovo giorno. “Mi fa tenerezza pensare all’ingenuità con cui guardavo il mondo. Ero iscritto a un’università cinese di medicina applicata allo sport, praticavo le arti marziali. Per un film cercavano un occidentale che ne sapesse: mi ingaggiarono, poi ne feci altri. Ero curioso ma niente più. Solo dopo, tornato in Italia e voluto da Luchetti per Piccoli maestri, ho scoperto il valore di questo lavoro. Mai avrei detto che sarei arrivato a recitare Kafka a teatro”. Guardando ancora avanti? “La scrittura e la regia, due cose che considero unite, mi stanno restituendo una nuova giovinezza. La mia terza regia sarà un film dedicato ai metodi di reclutamento dei top manager nelle multinazionali”.
GREASE, QUANDO LE SERIE SPOSANO IL MUSICAL
Chiara Ugolini su “la Repubblica” si concentra sulle serie che sposano il musical: la serialità negli ultimi anni ha omaggiato il genere, e ora con una serie di novità: la seconda stagione di Schmigadoon!; Grease: rise of the Pink Ladies su Paramount+, prequel del film con John Travolta e Olivia Newton-John; Up here, della coppia Kristen Anderson e Robert Lopez, premi Oscar per Let it go di Frozen. Dopo aver trasportato i suoi protagonisti Josh e Melissa (lei ginecologa, lui ortopedico) a Schmigadoon, cittadina di 167 abitanti rimasta bloccata all’epoca dei coloni — che fa il verso a Brigadoon di Vincent Minnelli e a Sette spose per sette fratelli — gli showrunner Cinco Paul e Ken Daurio li catapultano in un’altra epoca dei musical. La città è diventata la Schmicago Anni Trenta: nebbia e cabaret, boss feroci e poliziotti corrotti, ballerine e avvocati prezzolati, un macellaio incastrato per un delitto del quale non è responsabile. Chiunque sia appassionato di musical avrà individuato le citazioni: Chicago, Sweeney Todd e Cabaret, ma ci sono incursioni anche fuori tempo come Hair, Dreamgirl, Jesus Christ Superstar. “Volevamo che la serie fosse adatta a chi li ama e a chili odia — dice Paul Cinco — ci piaceva l’idea che fosse uno show che potevano vedere coppie di questo tipo in cui c’è uno che li ama e l’altro che li prende un po’ in giro”.
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