13 minuti, l’uomo che voleva uccidere Hitler

C'è una piccola parte di Italia in 13 Minutes di Oliver Hirschbiegel fuori concorso alla Berlinale grazie al sostegno della BLS dell'Alto Adige al progetto, finanziato anche col tax credit


BERLINO – C’è una piccola parte di Italia in 13 Minutes di Oliver Hirschbiegel fuori concorso alla Berlinale. La pellicola, prodotta dalla tedesca Lucky Bird Pictures, in co-produzione con Delphi Medien e Philipp Filmproduction, è sostenuta da BLS – Film Fund & Commission dell’Alto Adige e dal MiBACT attraverso il tax credit. E l’Alto Adige è tra le location di questo film, che racconta la storia, ben poco nota almeno da noi, di Georg Elser, un falegname di Königsbronn che l’8 novembre del 1939 tentò di uccidere Hitler imbottendo di tritolo e dinamite una canna fumaria nella birreria Bürgerbräu di Monaco, dove il Fuehrer doveva tenere un discorso. Il capo del nazismo si salvò perché lasciò la sala una manciata di minuti prima del previsto, a causa della nebbia. Il giovane attentatore venne arrestato, interrogato e torturato orrendamente dalla Gestapo che sperava di strappargli una confessione in cui ammettesse di aver agito per conto di qualche associazione comunista o magari degli angloamericani. Ma Elser continuò a tenere duro, nonostante le atrocità subite, morirà a Dachau il 9 aprile del ’45, solo venti giorni prima la liberazione del campo da parte dell’esercito americano.

Il film alterna le scene dell’interrogatorio a lunghi flashback in cui assistiamo alla progressiva affermazione del totalitarismo nelle coscienze dei tedeschi in un piccolo villaggio della Svevia. Non tutti, però. Ma chi si ribella viene ben presto spedito in campi di concentramento o ucciso o deriso sulla pubblica piazza, come la donna che ha l’unica colpa di essersi innamorata di un ebreo. Così il protagonista Georg Elser (Christian Friedel), contrario al nazismo per indole prima che per convinzioni politiche, decide di tentare da solo di fermare la macchina infernale costruendo un ordigno rudimentale ma perfetto. Il regista, già autore de La caduta. Gli ultimi giorni di Hitler, confeziona di nuovo un film storico piuttosto anonimo che ha il solo merito di rievocare un capitolo della lotta al nazismo. 

Il regista in conferenza stampa fa un paragone fra Elser e Edward Snowden: anche l’ex agente della Cia, in circostanze ovviamente diverse, ha avuto il coraggio da solo, fra decine di migliaia di persone che sapevano, di rivelare quel che succedeva. A modo suo anche lui ha messo in gioco la sua vita. Il fatto che di Elser si sappia così poco dipende secondo Hirschbiegel dal fatto che a lungo il quadro era confuso: i nazisti avevano montato la tesi che fosse una marionetta degli alleati, mentre secondo un’altra versione l’attentato sarebbe stato una messa in scena degli stessi nazisti. E poi per lunghi anni gli eroi della resistenza antinazista, compresi gli ufficiali aristocratici che attentarono a Hitler nel ’44, vennero considerati dei traditori. 

12 Febbraio 2015

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