11 luglio 2024, la rassegna stampa 

Tornatore giurato a Venezia. Boldi: “Cipollino non ha eredi”. Monica Guerritore debutta alla regia con Anna Magnani. Barbara Ronchi e la capacità di ascolto. Le passeggiate romane di Dante Ferretti. Buon compleanno Lino Banfi. Scarlett Johansson in missione spaziale.

Giovedì

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TORNATORE GIURATO A VENEZIA

Il regista tra i membri della Giuria della Mostra 2024. Con lui “l’americano James Gray, l’inglese Andrew Haigh, la polacca Agnieszka Holland, il brasiliano Kleber Mendoza Filho, il mauritano Abderrahmane Sissako, la tedesca Julia von Heinz, a cui si aggiunge l’attrice cinese Zhàng Ziyì”, riporta “La Stampa” – così come altre prestigiose testate -, che specifica: “Dopo aver scelto a maggio la presidente, l’attrice francese Isabelle Huppert, ora il direttore Alberto Barbera ha definito anche gli altri membri della giuria internazionale dell’81ma Mostra del Cinema di Venezia, in programma dal 28 agosto al 7 settembre. Nove nomi di levatura assoluta, che avranno il compito di assegnare, fra i vari film in concorso ufficiale, il Leone d’Oro e gli altri premi consegnati durante la cerimonia di chiusura, sabato 7 settembre, nella Sala Grande del Palazzo del Cinema”.

BOLDI: “CIPOLLINO NON HA EREDI”

L’attore, intervistato da Daniele Priori su “Libero”, dichiara che “i giovani non sono all’altezza mia e di De Sica. C’è voglia di Cinepanettoni … Il Cinepanettone è un genere a sé e il pubblico continua ad amarlo. Lo rivuole. Me lo chiede la gente in strada”. Massimo Boldi, “dopo mezzo secolo di carriera, mantiene l’entusiasmo e il buonumore dei primi anni”: il comico è in partenza per per Manduria in Salento dove “è di scena la prima edizione del Comedy Film Fest, il primo festival in Italia dedicato interamente alla grande commedia italiana e internazionale”. Tra storia personale e presente del cinema “quale spazio occupano i giovani attori?”, domanda il giornalista: “di giovani che abbiano così tanto successo non ne vedo molti. Anzi, in realtà non vedo quasi nessuno o pochissimi. Il pubblico, le ripeto, aspetta ancora proprio i nomi di sempre: Verdone, De Sica, il sottoscritto Boldi, Pieraccioni, Ceccherini. Nomi che ormai fanno parte da tempo del nostro panorama cinematografico”.

MONICA GUERRITORE DEBUTTA ALLA REGIA CON ANNA MAGNANI

L’attrice, intervistata da Massimo Laganà su “Oggi”: a 66 anni “festeggia mezzo secolo di onorata carriera. Debuttò al Piccolo Teatro di Milano, nel1974, con Il giardino dei ciliegi, diretta da Giorgio Strehler. E nel corso del tempo ha collezionato memorabili ruoli con registi del calibro di Mario Missiroli, Giancarlo Sepe e Gabriele Lavia, partner per 20 anni e padre delle sue due figlie. Monica ha brillato anche al cinema e in tv, con film e fiction di successo. Però non si è mai lasciata ingessare dal prestigio. Al contrario, si è sempre spesa con generosità per le proprie idee”. L’attrice “girerà la sua prima pellicola come regista” su Magnani: “il declino di Anna iniziò dopo aver vinto l’Oscar, nel 1956”, racconta. La Magnani morì nel 1973, a 65 anni. “Ho cercato di mettere i miei passi sulle orme della Magnani, volevo raccontarne la parte in ombra”, spiega Guerritore, che festeggia 50 anni di carriera, girando un film su Nannarella. “I suoi occhi mi hanno ispirata”.

BARBARA RONCHI E LA CAPACITA’ DI ASCOLTO

L’occasione per l’intervista di Gianluca Pisacane, su “Famiglia Cristiana”, è l’uscita di Non riattaccare, un film incentrato sul dialogo, con Claudio Santamaria dall’altra parte del telefono: “È vero. Qui la parola ha un potere salvifico. Spesso non sappiamo esprimerci nel modo giusto, specialmente in una coppia. Cediamo il passo al silenzio, non sappiamo condividere. Il dialogo è sempre la chiave, anche se a volte fa male … non dobbiamo dimenticare che c’è sempre qualcuno disposto ad ascoltarci dall’altra parte. Purtroppo spesso lo dimentichiamo. Avere un altro sguardo è fondamentale. È ciò che capita in famiglia, dove mi sento al sicuro. Sono fortunata. I miei genitori sono sposati da 43 anni e sono fidanzati da mezzo secolo. So che è raro. Quando ero piccola pensavo fosse la normalità, poi ho capito che non era sempre così. Con il mio compagno stiamo insieme da più di un decennio, abbiamo un bambino di sei anni. Siamo felici. Poi la quotidianità è sempre una sfida: dobbiamo proteggerci l’un l’altro. Si può morire per i propri sentimenti, però deve essere un sacrificio che punta a elevarsi, a cancellare un po’ di brutalità dall’universo attorno a noi. Dare la propria vita per il prossimo implica la presenza di una forza interiore non comune”.

LE PASSEGGIATE ROMANE DI DANTE FERRETTI

Lo scenografo, tre premi Oscar, ha ideato Passeggiate romane, mostra allestita nelle sale del Maxxi “che ricontestualizza opere provenienti dalla Galleria Nazionale, dalla Galleria Borghese e dai Musei Capitolini nel tessuto vivo della città”, si legge sul “Corriere della Sera”. Roma è così “da una parte il fascino intatto dei capolavori custoditi all’interno degli spazi espositivi, dall’altra la membrana permeabile di uno spazio urbano in continua evoluzione. Il risultato è un cortocircuito visivo che accosta quadri e sculture – dal Natale di Roma di Franco Angeli alle vedute di Canaletto”. Il Maestro racconta poi il suo rapporto con Roma: che “adoro da sempre, quando sono arrivato avevo 17 anni ed era diversa: non c’erano tutti questi graffiti, l’immondizia per terra, le erbacce a ogni angolo. Roma è sempre bellissima, ma ogni volta che la vedo ridotta così mi rattristo. Ormai mi sono abituato e cerco di evitare la parte brutta, di non vederla … Mi sforzo di guardare in alto e risolvo il problema, almeno in parte … Quando esco di casa per raggiungere il mio studio a Cinecittà passo davanti ai luoghi più belli di Roma: piazza della Repubblica, Aracoeli, Teatro di Marcello, Terme di Caracalla… L’impatto è più pulito e armonico, anche se l’immondizia non manca mai”. Ma se dovesse immaginare una scenografia per la Roma di oggi? “Sarebbe un cielo nuvoloso, instabile come il periodo che stiamo vivendo. Da un certo punto di vista, è quasi meglio essere circondati dalle scritte”.

BUON COMPLEANNO LINO BANFI

L’88mo compleanno dell’attore è ricorso il 9 luglio e Aldo Grasso, sulle pagine di “Oggi”, lo omaggia: “posso definirmi anziano o solo di una certa età?”, domanda Lino Banfi, che “legge le scene all’ultimo minuto e ricorda tutto”. Infatti, racconta che “i ragazzi che lavorano con me si ‘inghezzeno’, come dico io, perché leggo le scene solo la mattina, prima di girare, e ricordo tutto. Lo faccio per mettermi alla prova”. Banfi è protagonista di oltre mezzo secolo di spettacolo: “Nel 1973 ha interpretato il suo primo film da protagonista intitolato II brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia, che lo porta al successo. La sua simpatia colpisce i produttori cinematografici, che lo scritturano per diverse commedie accanto a Franco e Ciccio, come ad esempio ne L ‘esorciccio (1975) … Per non parlare dei suo strepitosi successi televisivi, come Un medico in famiglia. Banfi è molto amato dal pubblico, ogni sua apparizione televisiva è salutata con successo: ‘Anche il fatto che Quentin Tarantino mi abbia gridato ‘Maestro’ a Venezia mi ha fatto capire quanto sono considerato. Ma il segno più importante è che oggi suore e preti mi salutano: prima mi evitavano, ero ‘scandaloso’”. È tutta una “Banfimania”.

SCARLETT JOHANSSON IN MISSIONE SPAZIALE

È Maurizio Porro sul “Corriere” a parlare della romantica missione lunare con protagonista l’attrice: Fly Me to the Moon – Le due facce della luna. “Lei deve conquistare il capo missione di Apollo 11, il 20 luglio ’69, uomo palestrato e di princìpi. Ma è pronto a patteggiare, per il buon nome del Paese, con il boss della Cia che desidera realizzare un film col finto allunaggio. Se la missione fallisce, gli americani possono godersi almeno la fake new e appuntarsi la massima per l’eternità: ‘Un piccolo passo per l’uomo e un grande passo per l’umanità’, quello delle 76 ore di volo di Armstrong”. Il critico riflette che “nel curioso film dalle ripetizioni a raffica, pure la politica deve sborsare fondi (ne nasce una divertente mini parentesi mistico filosofica) ed è sempre la bionda Scarlett Johansson (che è anche produttrice del film), a organizzare raggiri e, fino all’ultimo, il finto set. Lui è Channing Tatum, così diverso e turbato da quando faceva il ragazzo strip in Magic Mike, qui astronauta devoto alla causa patriottica che obbedisce all’infido Woody Harrelson. Percorre imbronciato i 132 minuti a ostacoli del sospiroso battibecco che esibisce nel titolo, Fly Me to the Moon. Il film tratta la missione Nasa da evento marketing, in mano a un’allegra incosciente che negli Anni ‘4o avrebbe potuto essere Katharine Hepburn (ed era altra cosa)”. (n/b)

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11 Luglio 2024

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