E’ datata 5 giugno la la lettera aperta che l’associazione dei 100autori ha indirizzato al sindaco di Roma Ignazio Marino – a un anno esatto di distanza dalla sua nomina e con il posto vacante di Assessore alla Cultura dopo le dimissioni di Flavia Barca – lamentando una situazione di grave inerzia, priva di strategia in ambito di politica cinematografica, con un esplicito riferimento alla condizione della Casa del Cinema.
Nella lettera l’associazione ricorda che l’industria dell’audiovisivo “conta sul solo territorio della Capitale il 28% delle imprese italiane del settore, il 27% degli occupati, il 34% del valore aggiunto, con 1,2 milioni di attivazioni di rapporti di lavoro nel periodo 2009/13 che hanno coinvolto 174.014 individui, di cui 100.345 uomini e 73.669 donne”.
Ringraziando poi il sindaco Marino per la cittadinanza onoraria conferita a Paolo Sorrentino, subito dopo l’Oscar, la lettera sottolinea che “tuttavia, a parte la festa per Paolo, non riusciamo a rammentare altri suoi interventi a favore di questa industria né particolari attenzioni verso la comunità creativa degli autori cinetelevisivi. È vero, qualcosa si è fatto: la riconferma del Festival di Roma. Questa però, come abbiamo avuto modo di osservare in più occasioni, avrebbe dovuto essere l’esito – eventuale – di una complessiva rivisitazione della ‘mission’, come si suol dire, dell’azione politica in relazione al ruolo e alla funzione del cinema e dell’audiovisivo nella Capitale e nella Regione.
A noi sembra mancare un pensiero strategico a favore di un’industria strategica.
Le grandi risorse che il Festival di Roma drena – continuano i 100autori – il grande dispiegamento di uomini e mezzi assorbiti dall’iniziativa, potrebbero essere compresi e giustificati soltanto se si riuscisse a capire cos’altro lei e la sua giunta pensiate si debba fare per questa città, nel breve e nel lungo termine.
Troppe le scadenze rinviate, troppe le prorogatio messe in atto. Alcuni esempi:la Casa del Cinema ha una direzione già da tempo scaduta; il contratto per i servizi di ristorazione della stessa altrettanto scaduto; la Film Commission non può decollare perché manca la posizione del Comune; Cinecittà, su cui lei non ha competenze specifiche ma che può essere un volano occupazionale importante, versa in una situazione di stallo…Noi abbiamo prodotto, con il contributo delle altre associazioni di categoria del cinema romano e nazionale, proposte innovative e concrete per il rilancio della Casa del cinema che giacciono inerti, protocollate presso l’assessorato competente… Ora c’è l’ennesima battuta d’arresto – conclude la lettera appello – la nomina del nuovo assessore alla Cultura. Che vorremmo fosse competente, innovativo, fuori da logiche spartitorie, conoscitore delle realtà più produttive del suo, nostro territorio… Faccia presto e bene, e provi a dare ascolto a quel comparto dell’economia della sua città che finora ha ignorato”.
E nelle pagine della cronaca romana di ‘Repubblica’ il presidente dei 100autori, il regista e sceneggiatore Francesco Bruni, afferma di avere “un grande affetto per Caterina D’Amico, la direttrice scaduta da mesi, ma lei ha anche altri importanti impegni e credo che sia giusta una ventata di nuova energia: il mondo, anche vicinissimo, è pieno di idee e qui si possono mettere in pratica. La nostra associazione, i 100autori, ha stilato un piano di recupero per quella meravigliosa struttura, consegnato da tempo all’amministrazione. Lì c’è il nostro sogno, basta accendere i riflettori”.
E sempre su ‘Repubblica’ il regista Maurizio Sciarra, aderente ai 100 autori, ipotizza una nuova Casa del Cinema: “Un luogo pieno di ragazzi, dove i bei film si possono guardare ma anche imparare a fare, con giovani creativi che possano fare anche formazione professionale. Un luogo che possa ospitare, mettendo a disposizione anche stanze, gente che voglia fare o pensare cinema e tv a Roma. Magari rimettendo in piedi la videoteca smantellata e attivando il cablaggio con le Biblioteche, l’Istituto Luce, l’archivio Rai, il Centro sperimentale. In sinergia con gli Istituti culturali stranieri”.
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