Nikki è un prolifico regista autodidatta, pluripremiato, originario di Sysmä, Finlandia. Il suo Death is a Problem for the Living, è stato acclamato dalla critica e il precedente The Blind Man Who Did Not Want to See Titanic, ha vinto il Premio del Pubblico alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia.
Finora, Nikki ha diretto 7 lungometraggi, diverse serie TV e numerosi cortometraggi, che hanno ottenuto riconoscimenti in festival cinematografici di tutto il mondo. Lo stile di Nikki può essere descritto al meglio come una satira benevola ma senza compromessi dell’umanità, e questo film così spontaneo e originale ne è la conferma.
“Vengo da un villaggio piccolo – dice il regista – e la mia famiglia produce sahti da sempre, è una tradizione che ho voluto documentare, specificando l’importanza di questa bevanda nella comunità. E’ il nucleo del mio film. Bere alcool è divertente, fino a quando non smette di esserlo. Io credo che in Finlandia abbiamo un problema con l’assunzione di queste sostanze. Volevo raccontare la storia di queste due sorelle usando l’abuso di alcool come un trauma di cui non parlano da trent’anni. L’unico modo per smettere di bere è iniziare ad essere sinceri e raccontarsi l’una dell’altra”.
La protagonista Elina Knihtilä spiega: “Conosco la mia partner Pirjo Lonka da quando eravamo bambine. Mi fido del regista e di quello che ha scritto sul mio personaggio, comunque abbiamo usato degli stunt”.
Lonka fa seguito: “Non abbiamo bevuto troppo, dopotutto. Abbiamo assaggiato il sahti prima delle riprese, ma la parte più dura è stata caricarsi i barili. Sono davvero pesanti!”
“Non amo troppo l’improvvisazione – commenta Nikki – abbiamo girato tutto quello che c’era in sceneggiatura e lo abbiamo usato, le scene tagliate saranno cinque, o anche meno. E’ stato tutto preparato in sceneggiatura, ma mi piace cambiare modo di lavorare. Se dovessi fare un film con molta improvvisazione scriverei diversamente la sceneggiatura per farla funzionare. Ma questo è una specie di spaghetti western comedy finlandese, è stato facile farlo venire com’era scritto, mi è venuto spontaneo. Così come è stato facile montarlo. Abbiamo riflettuto a lungo sul film e quindi gran parte del lavoro era già fatto. Era montato anche prima di girarlo”.
Nel film c’è anche il grande desiderio di approvazione delle figlie da parte del padre. Dice ancora il regista: “Il sahti viene bevuto in occasioni familiari, si fa in famiglia, assaggio il sahti di mio fratello chiedendomi se sia buono come quello di mio padre. In questo caso non c’è una madre di riferimento, le figlie sono cresciute col padre e attendono ancora la sua approvazione. Lui permette alle figlie di farlo, le ama ma non è in grado di esprimere il suo affetto. Piuttosto le addestra perché facciano un sahti migliore, ma non è mai buono abbastanza. Il detto che si conosce è “uccidi il padre”, è quello che devono fare per poter andare avanti nella loro vita. Per me che sono cresciuto in campagna è stato difficile manifestare affetto, lo stesso accadeva ai miei genitori. La famiglia del film mi fa pensare alla mia, anche se la mia infanzia è stata serena. Si tratta di una cultura, in Finlandia non si parla molto, tranne quando beviamo. Lì diventa più facile”.
Dice ancora Pirjo Lonka: ” Padre e figlie sono assai uniti, ma devono trovare il modo di separarsi e andare avanti. Queste sorelle sono avanti con gli anni, a 50 anni sono ancora molto legate al padre, per il trauma che hanno dovuto passare”.