Ad ogni Natale, così come a Pasqua, rispuntano gli evergreen del cinema: quei film che non puoi non vedere, specie in compagnia, quasi fossero la ninnananna rassicurante che ti accompagna nel piacevole torpore delle feste. Sai già come sono, come vanno a finire, quando ridere o piangere e si trasmettono senza sussulti da una generazione all’altra. Quest’anno, complice il boom del restaurato digitale, la distribuzione ha giocato d’anticipo portando nelle sale il top dei top, ovvero Una poltrona per due di John Landis, annata 1983 (una annata di pregio) con Dan Aykroyd ed Eddie Murphy in compagnia di Jamie Lee Curtis e del veterano Don Ameche all’ultimo ballo davanti alla cinepresa. Ma la tradizione del film di Natale (che si svolge a Natale e si vede alla giusta data) è vecchia quanto il cinema e tocca tutte le corde emotive della ricorrenza, portando sempre più in primo piano personaggi cari all’immaginario americano, a cominciare da Santa Klaus, ovvero Babbo Natale, con la Coca Cola in pugno.
Indietro nel tempo si comincia naturalmente con George Meliès: Le Rêve de Noël è un cortometraggio francese del 1900 seguito da The Night Before Christmas del 1905 fotografato, prodotto, scritto e diretto da Edwin S. Porter, quello della Grande rapina al treno di due anni prima. Dall’invenzione del sonoro in poi quella del film natalizio diventerà un’autentica valanga, tanto che stilare una classifica di soli 10 titoli imperdibili non solo è pressoché impossibile, ma è una scelta altamente soggettiva.
Comincio allora aggirando le celebri fiabe realistiche di Frank Capra, da Arriva John Doe con Gary Cooper e Barbara Stanwyck a La vita è meravigliosa con James Stewart, nonché Il miracolo della 34 strada di George Seaton con Maureen O’Hara, ormai più famoso per il remake anni ’90 con Richard Attenborough nei panni di Babbo Natale. Ma metto fuori concorso anche un super-classico come Il canto di Natale perché qui il merito è soprattutto dell’autore: Charles Dickens. Se proprio volete ritrovarlo al cinema, prima della ben nota versione di Robert Zemeckis (2009), consiglio il Canto di Natale di Topolino diretto da Burny Mattinson per Disney nel 1983 e poi il beffardo Scrooged di Richard Donner con Bill Murray (1988).
Sul fronte più pensoso allineo due giganti che fanno del Natale un’occasione per riflettere sulla fede, sul dubbio di Pascal, sulla fragilità umana e sulla seduzione. Parlo del polacco Kieslowski con il bellissimo terzo capitolo del Decalogo (Ricordati di santificare le feste) e del francese Rohmer che dedica La mia notte con Maud alla sera in cui nasce Gesù e si ripeterà, in forma estesa nel suo Racconto d’inverno. So bene che non si tratta di storie leggere o fiabe da caminetto, ma di fronte a capolavori così la memoria non si cancella.
Infine tolgo dalla lista, per manifesta eccellenza, due cartoons: il fortunatissimo Nightmare Before Christmas di Henry Selick dal genio “dickensiano” di Tim Burton e lo sfortunatissimo Opopomoz di Enzo d’Alò che cucina deliziosamente in salsa napoletana l’incanto della nascita del Bambino Gesù. Da qui in avanti invece ciascuno ha diritto di contestare le mie ovvietà e le volute provocazioni.
- Love Actually di Richard Curtis con Hugh Grant, Colin Firth, Emma Thompson, Liam Neeson, Alan Rickman e Keira Knightley. Per me è semplicemente l’irrinunciabile, con il suo carico di melassa (colpa di Colin Firth), tenerezza (Emma Thompson e Alan Rickman), umorismo british (Hugh Grant) e fiaba contemporanea (Liam Neeson). 10 storie intrecciate sotto l’albero con menzione speciale al sorriso di Keira Knightley e all’autoironia di Bill Nighy.
- Die Hard di John Mc Tiernan. È il capostipite della serie che ha fatto di Bruce Willis un divo del film catastrofico. Ad ogni pellicola il cattivo di turno si mette di mezzo per rovinare il Natale al poliziotto newyorkese John McCleane. Qui è in trasferta per ricongiungimento familiare a Los Angeles, ma il terrorista Alan Rickman mette a ferro e fuoco il grattacielo dove lavora la moglie di McCleane. In un vero “inferno di cristallo” ci sarà la resa dei conti in puro stile western.
- Vacanze di Natale di Carlo Vanzina. Viene dopo Sapore di mare, ricorda il vecchio Vacanze d’inverno con Alberto Sordi, dà la stura ai fortunati “cinepanettoni”, è diventato un “cult movie” con interpreti al meglio e azzeccatissima colonna sonora. I ricchi milanesi Covelli e gli scalcinati romani Marchetti si ritrovano fianco a fianco sulle nevi di Cortina e al pianobar dove furoreggia Jerry Calà. Palma dei più bravi? Il cumenda Guido Nicheli, sua moglie Stefania Sandrelli e un irresistibile Christian De Sica. Rivisto, migliora come il buon vino d’annata.
- Black Christmas – Natale Rosso Sangue di Bob Clark con Olivia Hussey. Ci vuole un horror per frenare il rischio diabetico delle feste. Un uomo sale nell’attico di un collegio femminile dove le ragazze festeggiano il Natale. Jess Bradford riceve una telefonata oscena da parte di un uomo che conosce quel numero. Dopo che l’amica Barb Coard provoca l’uomo, lui le risponde con “Io ti ucciderò”, e poi riattacca. Comincia così, nel 1975, un capolavoro indipendente (è di produzione canadese) del genere che poi avremmo definito “slasher”.
- Mamma ho perso l’aereo di Chris Columbus. Come si fa a lasciare fuori dalla classifica il pirotecnico Natale del piccolo (8 anni) Kevin McCallister che viene per sbaglio dimenticato a casa dai genitori durante le feste? Il bambino dovrà difendere, in assenza della famiglia che cerca di tornare a prenderlo, la sua casa da due ladri, i formidabili Joe Pesci e Daniel Stern. La storia parte piano, ma poi è un fuoco di fila di trovate.
- Joyeux Noel di Christian Carion. Qui invece stiamo dalle parti del cinefilo andante: vicenda commovente, cast multilingue (Diane Kruger, Daniel Bruhl, per la Germania; Guillaume Canet, Michel Serrault per i francesi; Ian Richardson e Gary Lewis tra gli inglesi). Ma soprattutto è un inno alla pace che ricorda La grande illusione. Si basa su un episodio reale accaduto nel dicembre 1914, quando Guglielmo di Prussia mandò il primo cantante dell’Opera di Berlino in visita al fronte. Il tenore Walter Kirchhoff cantò per i tedeschi nella notte di Natale e i soldati francesi salirono sulle loro trincee ad applaudire in una impensabile notte di pace .
- Parenti Serpenti di Mario Monicelli. Forse non è il capolavoro del grande maestro italiano, ma resta una delle sue commedie più feroci. Al cenone, imbandito come ogni anno a Sulmona da Saverio e sua moglie Trieste, arrivano i quattro figli con rispettive famiglie. Ciascuno col suo carico di livori nascosti e tutti decisi a non farsi carico dell’ultimo desiderio dei “vecchi”: andare a vivere con uno di loro. Finirà male, come racconta, nel tema in classe al ritorno a scuola, il nipotino Mauro. Fa paura l’addolorato cinismo di Monicelli, specie a confronto col più innocuo Benvenuti in casa Gori diretto e interpretato due anni prima dal Giancattivo Alessandro Benvenuti con Francesco Nuti come produttore e Athina Cenci perfida coprotagonista.
- Gremlins di Joe Dante. C’è lo zampino di Chris Columbus, autore della sceneggiatura, in questa commedia dell’orrore uscita in pieno edonismo reaganiano. Dall’innocuo”mogwai”, bizzarro animaletto peloso e adorabile che Rand Peltzer regala a suo figlio Billy per Natale, nasce una micidiale genia di mostriciattoli cattivi, i Gremlins. Porteranno scompiglio e morte nella più tipica delle cittadine americane. Nonostante il finale apparentemente edificante, il film fa paura da cima a fondo. Scena indimenticabile: i Gremlins al cinema per vedere Biancaneve e i sette nani. E se credete che Hollywood ami solo il lieto fine, eccovi Il Grinch di Ron Howard con Jim Carrey: non è da meno, sia pure con una punta di buonismo da anni 2000.
- La banda dei Babbi Natale di Paolo Genovese con Aldo Giovanni e Giacomo. Commedia degli equivoci e dei travestimenti, è il settimo film del celebre trio e, grazie alla regia di Genovese, anche uno dei migliori risultati della ditta. Comincia e finisce (salvo un epilogo) al Commissariato dove i tre “Charlatans” –dal nome della squadra di bocce con cui cercano da anni di vincere un torneo- sono finiti in manette, vestiti da Babbo Natale. La commissaria Bestetti, di turno nella fatidica notte, li incrimina ritenendoli i veri ladri che vanno svaligiando appartamenti con rassicuranti costumi natalizi. I tre sono innocenti, ma la loro versione è così inverosimile che risultata credibile solo quando vengono arrestati i ladri veri.
- The Holdovers di Alexander Payne con Paul Giamatti e Dominic Sessa. Sono numerose le storie natalizie ambientate in college deserti dove allievi ribelli, dimenticati dalle famiglie, trascorrono le vacanze in punizione. Basti pensare sul fronte comico a National Lampoon’s Christmas Vacation di Jeremiah S. Chechik con Chevy Chase o su quello romantico a Boychoir-L’ottava nota di François Girard con il giovanissimo Garrett Wareing e Dustin Hoffman. Ma il confronto fra il professor Giamatti e l’allievo Sessa fa veramente scintille e produce uno dei migliori film indie dell’ultimo decennio. Nella tradizionalissima Barton Academy, l’insegnante si scontra con il giovane e ribelle Angus finché, nel lento scorrere dei giorni, ciascuno dei due scoprirà i segreti dell’altro. Se vi è scappato al cinema, non perdete un film che è davvero un gioiello luminoso, ma anche una lezione di vita.