Mastroianni e Troisi: I due film della “Strana coppia”

"Ogni tanto non lo capisco, ma in linea generale mi ci trovo bene" diceva Mastroianni di Troisi. Un connubio artistico quello trai i due attori che toccherà vette importanti con 'Che ora è'


È il finire degli anni 80. Il 1988 per la precisione. Un maestro assoluto del cinema italiano, Ettore Scola, ha scritto un nuovo film. È reduce dalla candidatura all’Oscar per il miglior film straniero con quello splendido affresco “domestico” che è La famiglia. Non vince, ma si porta a casa mezza dozzina di David di Donatello e altrettanti Nastri d’argento, nelle categorie principali.

Scola e Mastroianni

Due anni prima, siamo nel 1985, ha diretto una coppia d’attori di caratura mondiale: Jack Lemmon e Marcello Mastroianni. Con Marcello ha già girato delle opere straordinarie: Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) del 1970: una commedia che racconta un triangolo amoroso tra un muratore, una fioraia e un pizzaiolo, affiancato da Monica Vitti e Giancarlo Giannini.

Poi il capolavoro Una giornata particolare (1977), ambientato nel 1938 durante la visita di Hitler a Roma. Mastroianni interpreta un uomo solitario che fa amicizia con una casalinga interpretata da Sophia Loren. Da tanti considerato il più bel film italiano degli anni 70 e tra i più importanti in assoluto della storia del nostro cinema.

E infine La terrazza (1980), un’opera corale che esplora le vite intrecciate di vari personaggi dell’alta borghesia romana.

Scola ha voglia di ritrovare Mastroianni, di portare sullo schermo il suo amore per il cinema che sia allo stesso tempo un grido d’allarme per il destino delle sale e d’accusa accorata verso la tv che avanza, il profitto commerciale che distrugge la programmazione di qualità.

Mastroianni condivide con il suo amico Scola questa visione nostalgica di un cinema che sta vendendo l’anima al mercato, che si contrae, che svanisce piano piano dalle città per trasferirsi in luoghi distanti, con tanti schermi e spersonalizzato dalle figure che di quei piccoli cinema di paese erano l’anima.

Splendor

Così nasce Splendor, un film che racconta di un piccolo centro del sud, Arpino, dove Jordan, proprietario del cinema “Splendor” è costretto a chiuderlo per mancanza di spettatori: sommerso dai debiti, tradito dalla defezione del pubblico, ha tentato tutto il possibile per evitare di vendere il suo locale ad un commerciante, che vuol farne un grande magazzino. Cresciuto, quindi, in un clima di entusiasmo per l’arte cinematografica, Jordan, ormai anziano, è pieno d’amarezza. Condivide il suo dolore, ma non il suo pessimismo, l’ancor giovane proiezionista Luigi, amico e discepolo ormai da anni, il quale, imbevuto di cinema, vive in un mondo ideale popolato di volti di celebri dive, che per lui è più reale di quello vero.

Marcello Mastroianni è Jordan, ovviamente. Il protagonista che incarna la malinconia e la disillusione di un uomo che ormai pare fuori dal tempo. Quando bisogna decidere a chi affidare invece il ruolo di Luigi, la scelta di Scola ricade su un attore ancora giovane, ma già reduce da successi solidi e da una fama che lo rende una star a tutti gli effetti. Una star atipica, fuori da ogni schema. È Massimo Troisi il quale veniva dai più grandi successi popolari di quel decennio: Ricomincio da tre, Scusate il ritardo, Non ci resta che piangere, Le vie del signore.

Scola lo ammira sin dai tempi de La Smorfia in televisione in trio con Lello Arena e Enzo Decaro.  “Era una ditta di grande successo ma già in quelle macchiette televisive c’era  l’atteggiamento di Troisi nei riguardi del sud” ha affermato Scola anni dopo in un’intervista. “E lo ammiravo molto, mi faceva ridere questo viso abbastanza pensoso, profondo sul sud. Di solito il meridione è visto con euforia, con autosoddisfazione e quindi mi colpiva questo suo spirito critico”.

Ne parla con Mastroianni e lui è entusiasta della scelta. Marcello ha una grande stima per il collega che non ha mai incontrato sul set, ma che lo ha colpito. Afferma questo di Troisi: “Massimo è intelligente, bravo. Non assomiglia a nessun altro, è interessante quel suo modo di recitare fatto tutto di invenzioni, rotture, recitazione sincopata, sembra che non finisca mai i discorsi, che non abbiano un senso e invece ce l’hanno moltissimo. Mi piace pure essendo molto diverso da me”.

E Troisi ovviamente coglie l’occasione di lavorare con due titani come Scola e Mastroianni. La storia gli piace. Si parte per la produzione. Sul set tutti raccontano di una energia speciale tra il decano che ha già fatto la storia del cinema e il giovane attore/intellettuale napoletano che ha conquistato il cuore degli italiani. Si stringe un rapporto d’amicizia che supera i confini del set. L’ammirazione reciproca si fonde in un’alchimia recitativa che passa dallo schermo al pubblico con naturalezza.

Anche Ettore Scola la sente e allora decide subito di replicare. Ispirato anche dal loro rapporto in “scena” elabora subito una nuova sceneggiatura con sua figlia Silvia e Beatrice Ravaglioli.

Che ora è

Titolo: Che ora è. Si torna subito sul set. Si va a Civitavecchia per girare. La città di mare, ritratta con un profilo cupo e livido, è lo sfondo di un incontro tra un padre e un figlio che tentano di recuperare decenni di lontananza imparando a conoscersi forse per la prima volta, camminando senza meta. La giornata passa tra timidi avvicinamenti e profonde incomprensioni, scandita da un vecchio orologio e da una domanda che resta in filigrana e la cui risposta può segnare una ripartenza o un addio definitivo: “Che ora è?”, appunto.

Il connubio artistico tra i due attori qui raggiunge vette che in Splendor non erano state toccate. Qui giocano alla pari, mentre nel primo film la “sudditanza” di Troisi nei confronti di Mastroianni è amplificata dalla primazia del ruolo che interpreta quest’ultimo.

Il film va a Cannes in concorso ufficiale. Non vince, ma convince gli spettatori proprio per questo incontro tra due modi di recitare e due personalità così piene. Mastroianni è un habitué della Croisette e per ben due volte ha ottenuto il “Prix d’interprétation masculine” nel 1970 proprio grazie al film di Ettore Scola: Dramma della gelosia e soli due anni prima,nel 1987 per Oci ciornie di Nikita Sergeevič Michalkov. Per Massimo Troisi invece è l’esordio. Quanta strada teatro parrocchiale della chiesa di Sant’Anna a San Giorgio a Cremano Monte alla favolosa Montée des Marches della Mecca del cinema europeo e mondiale.

Il trionfo arriva alla Mostra del Cinema di Venezia dove succede qualcosa di speciale. La ambitissima Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile va proprio ex-aequo ai due attori di Che ora é. È il sigillo definitivo di una coppia dal talento sconfinato.

Troisi su Mastroianni, Marcello su Massimo

Eppure nonostante questa pioggia di glamour, Troisi resta asciutto come sempre e quando Vincenzo Mollica gli chiede come è lavorare con Mastroianni, lui risponde alla sua maniera, con quell’italiano smozzicato dal dialetto, l’espressione indolente che a Napoli si definisce “sfasteriata”: “Vince’ un’altra volta con questa domanda? Io perciò ho fatto un altro film con lui. Perché non volevo che mi chiedessero ancora: com’è lavorare con Mastroianni? Che ti devo dire? è una cosa bella, così bella che spero si possa ripetere nel tempo perché mi sono trovato molto, ma molto molto bene. Lui è un po’ come me.”

Mollica lo incalza: “Cosa avete in comune?”. Troisi si fa riflessivo “Solite cose: la pigrizia, il fatto di giocare, di non prendersi sul serio, di mangiare, di parlare di…” si ferma come a intendere “di donne” e poi continua: “ci divertiamo a stare insieme. Al di là del film, di come è venuto. Ma che ce ne  importa di come è venuto. Mai ce lo siamo chiesto: com’è ? come sta venendo? Sono cose di Scola.”  E ride.

Di quelle risata così contagiosa che dal primo momento colpisce anche Mastroianni, il quale risponde ironico e divertito al giornalista Lello Bersani nel backstage di Splendor: “Ogni tanto non lo capisco, ma in linea generale mi ci trovo bene.” sorride. “Mi fa anche rabbia perché parla questa lingua misteriosa e bellissima e sembra dice delle cose eccezionali e io cretino non le capisco”. E giù a ridere anche lui.

08 Giugno 2024

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