Özpetek: “La dea fortuna, il mio stato d’animo”

La Dea Fortuna di Özpetek con Accorsi, Leo, Trinca e un’esordiente Barbara Alberti


T’immerge, un po’ t’inquieta e un po’ t’incuriosisce, il piano sequenza d’apertura che conduce “da La Dea Fortuna“, facendo subito sentire addosso l’atmosfera-Özpetek, di cui d’acchito sembrano intercettarsi punti di vista estetici che ricordano Magnifica presenza, La finestra di fronte per il tripudio di dolci prelibatezze, Mine Vaganti con la coralità da tavolata di famiglia. Oltre, senza dubbio, Le fate ignorati, di cui s’evoca un quartiere come Ostiense a Roma.

Ed è proprio da una questione di famiglia che prende corpo l’ultimo film di Ferzan Özpetek: “Nato due anni fa da una telefonata di mia cognata, in cui mi disse che, considerato il cancro al pancreas di mio fratello, dovevo prometterle che Simone ed io ci saremmo occupati dei loro figli in caso accadesse qualcosa di definitivo; ho detto sì, certo, ma poi m’è presa l’ansia, ho chiamato Gianni Romoli e abbiamo scritto…”, questa storia in cui una coppia omosessuale in crisi (Stefano Accorsi e Edoardo Leo), al tempo stesso si ritrova a fronteggiare la malattia di un’amica fraterna (Jasmine Trinca), che nel frangente gli chiede di prendersi cura dei suoi bambini. “È molto bello quando l’erotismo si trasforma in affetto: quello che racconta Stefano nel monologo sulla nave lo trovo molto vicino a me, ma anche universale. Non volevo dare un messaggio, ho raccontato il mio stato d’animo e vedere la persona che tu ami come si comporta con dei bambini ti apre un mondo, mi ha molto incuriosito”, spiega il regista di una storia in cui l’omosessualità della coppia protagonista gode di un trattamento senza esasperazione, in cui anzi il fatto che si tratti di due uomini, di per sé non vive come centrale, lasciando invece un delicato, potente e normale spazio all’emotività delle persone.

La storia tra i due, tra l’altro, non è la storia portante: il film si può definire corale, infatti, a più livelli, non solo per un cast ricco e sfaccettato (tra cui Serra Yilmaz, Filippo Nigro, Pia Lanciotti, Cristina Bugatty) ma anche per i micro universi narrativi contigui, ciascuno autonomo, ma altrettanto determinante per la vita dell’altro. E proprio di storie di vita racconta La Dea Fortuna, di cui Jasmine Trinca (Annamaria) spiega anche il titolo: “Annamaria racconta la fortuna in senso classico, il caso: lei irrompe nella vita di questi due uomini e trasforma una relazione sclerotizzata; è un arrivo inatteso che sconvolge l’equilibrio. Poi, come spesso il caso, sta a noi cavalcarlo: trovo straordinario come il dolore sia una potenza trasformatrice rispetto all’amore. Questo film racconta qualcosa di molto privato di Ferzan, poi diventato un grandissimo ballo collettivo, come accade proprio nella scena sotto la pioggia”, più volte ricordata in sede d’anteprima, una delle più emozionanti e aggreganti per il gruppo d’attori.  

“È il mio modo di vedere la vita, anche nei momenti molto drammatici ho un atteggiamento che tende ad alleggerire e mi piace, così nella realtà come nel cinema, mischiare dramma e commedia”, puntualizza il regista, che per La Dea Fortuna ha scelto di mettere in scena sequenze, tematiche e visi a lui molto cari, ma anche osare con proposte piacevolmente inaspettate, come quella del personaggio della nonna baronessa, affidato all’esordiente e perfetta Barbara Alberti, anche in questa occasione finemente intelligente e sottilmente ironica: “Mai nella vita mi sarei immaginata di fare un film, poiché ho un piede nella fossa. Ferzan cercava una vecchia cattiva con la faccia da carogna: già ce l’ho di mio, ma lui mi ha conciata da stronza, per me vestire Chanel è la morte! Mi son fatta paura quando mi son rivista, paio Nosferatu! Non lo farò mai più, ma mi sono trovata come nel Paese dei Balocchi su questo set. Özpetek dice che non vuole dare un messaggio ma trovo questo film sia molto politico: il tema non è essere gay ma essere felice!”, questo garantito anche dall’equilibrio e dalla tensione contestuali che portano in scena gli uomini/attori Accorsi e Leo: “Ricordo la percezione di quando ho chiuso la prima volta la sceneggiatura: Alessandro era il personaggio giusto per la mia carriera di questo momento, la cosa migliore che mi potesse accadere. Ha significato un impegno maniacale, c’è stato un investimento emotivo enorme. L’insidia maggiore del personaggio stava nel restituire un idraulico, mestiere che interpreto – e con un immaginario italiano e cinematografico preciso – che non fosse un cliché: mi sono affidato alla visione di Ferzan, chiedendogli di guidarmi nelle sfumature, smussare gli angoli più pericolosi”, ha detto l’attore romano, insieme al collega bolognese, alla sua terza volta in un film del regista: “Quando ho letto il copione sono rimasto coinvolto e divertito: ho ritrovato quello che avevo già trovato in altri copioni di Ferzan, la maniera unica di raccontare le cose di tutti. Con lui ti senti di star facendo qualcosa di vivo!”, dice Accorsi, che con Leo riesce a dar corpo ad una coppia affiata quanto contrapposta, in cui il fascino personale degli attori s’amplifica in alcune sfumature, forse proprio perché sollecitati in un ruolo e una dinamica di coppia per loro non ricorrente, e che Özpetek gli ha regalato, anche se lo stesso regista racconta come i due, in fase di lavorazione, ammirassero la signora Alberti: “Lei è stata incredibile, accanto a Dora Romano. ‘Nastro d’Argento sicuro, forse anche David di Donatello’, hanno ripetuto sottovoce Stefano e Edoardo”, confida il regista, apprezzando l’esordio, suggerito da Mina: “Una delle persone più importanti della mia vita degli ultimi anni; Barbara me l’ha suggerita lei: anche se all’inizio era molto uguale a se stessa, lei ha un’esperienza di vita intelligente, è stata al gioco benissimo, come una principessa e una strega” racconta Özpetek, che della stella della canzone non ha raccolto solo il suggerimento attoriale, ma anche inserito il potente brano Luna diamante nella colonna sonora: “Non mi trattengo su niente, mi son detto pensando alla musica, ci doveva essere un’atmosfera, qualcosa che ti dà un sussulto, come quando succede l’incontro con certe persone”, continua il regista, che ha poi scelto un brano di Diodato per i titoli di coda.

Con un cast adulto e affermato, anche due piccoli protagonisti, determinanti per la storia, Alessandro e Martina, figli di Annamaria: sono il tenero Edoardo Brandi e la volitiva Sara Ciocca i bambini del film, per cui anche il regista ha speso parole di elogio, ammettendo che “talvolta mi ha mortificato”, in riferimento a scene in cui la piccola, spontaneamente, pare sia stata capace di far proprio il personaggio con personalità.

La Dea Fortuna, co-prodotto con R&C Produzioni, esce il 19 dicembre con Warner Bros. in oltre 400 copie.

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17 Dicembre 2019

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