Nella stagione in cui un’attrice italiana come Paola Cortellesi ha preso in mano un progetto cinematografico, portandolo al successo, dall’altra parte del Mediterraneo, in Algeria, un’altra attrice prova a fare lo stesso. Si tratta di Adila Bendimerad, che ha co-scritto e co-diretto (insieme a Damien Ounouri) e interpretato il ruolo della protagonista di Zafira – L’ultima regina, in anteprima al C-Movie Film Festival prima di uscire nelle sale il 21 marzo.
Nonostante si tratti di un’opera prima, il film si presenta con un look da peplum ad alto budget, portandoci nel lontano 1516 ad Algeri per raccontarci un’avventura a metà tra storia e leggenda. Il pirata Aruj Barbarossa libera Algeri dalla tirannia spagnola e stringe un’alleanza con il re Salim Toumi, che però viene ucciso misteriosamente, lasciando un erede troppo giovane e una moglie, Zafira, che non può mantenere il potere senza il supporto di un uomo. Sarà proprio Zafira a prendersi sulle spalle il destino della propria città, sfidando le imposizioni della propria famiglia e le ambizioni di potere di Aruj, in un percorso di emancipazione che si macchierà presto del sangue di molti innocenti.
“Diverse testimonianze storiche parlano della moglie del Re Salim Toumi che si ribellò contro il corsaro Aruj Barbarossa. Ma nelle centinaia di pagine, di resoconti storici, il nome di questa donna non viene mai menzionato! – dichiara Adila Bendimerad che a Zafira presta il volto e la voce – Le storie su di lei sono fortemente romanzate, al limite dell’immaginabile. Eppure, c’era una donna, c’erano delle donne. Perché gli uomini che hanno scritto la storia hanno deciso di cancellarle o screditarle, penso che sia storicamente e politicamente importante parlarne, immaginarle, interpretare e interrogare i pochi elementi in nostro possesso. È essenziale per la narrazione femminile immaginare queste forze invisibili che hanno fatto la storia dell’umanità”.
L’impostazione del film oscilla continuamente tra l’epico e il tragico, costruendo personaggi che incarnano un forte significato ieratico e simbolico: con la sua bellezza monumentale, Zafira è la sultana chiamata a sacrificarsi per il bene collettivo, con il suo braccio metallico e il suo fisico possente, Aruj è un diavolo assetato di sangue, disposto a tutto per liberarsi di un passato di povertà e dolore. I due si odiano, eppure la tensione – più che erotica, ferale – che li unisce è sempre palese, costruendo il rapporto e il conflitto che manda avanti la narrazione.
“La sfida è stata quella di rendere questa relazione magnetica e romantica. – spiega Damien Ounouri – Doveva essere in qualche modo affinata man mano che la storia progrediva. Sapevamo che l’incontro tra questi due personaggi sarebbe avvenuto abbastanza tardi. Di conseguenza, abbiamo dovuto massimizzare ogni dettaglio nelle loro interazioni attraverso piccoli accorgimenti per creare aspettativa. Cominciamo avvicinandoli psicologicamente nella mente dello spettatore attraverso il montaggio – ad esempio, tramite le sequenze incrociate. Facendo così, stabiliamo l’inizio di un legame prima verbale e infine tattile. Deve esserci quell’istinto di amore-odio di cui sono consapevoli prima di incontrarsi”.
Lo spettatore che guarderà al cinema Zafira – L’ultima regina si troverà davanti a uno spettacolo per gli occhi, grazie a una ricostruzione dell’Algeria del XVI secolo non solo credibile, ma anche estremamente affascinante, con un sapiente uso dei costumi, delle scenografie e di una fotografia dai toni caldi, a tratti stupefacente. Un’opera che non dimentica delle sue radici nordafricane e si muove attraverso una “ricerca dell’epico, un gusto per l’antica forza mediterranea, per la natura che esalta le emozioni dei personaggi”.
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