C’era una volta l’isola di Rosas – nel Mediterraneo spagnolo -, regno di bellezza spirituale e estetica, in cui ciascuna creatura è riconosciuta come una stella, fatta di speranza e desiderio.
Corre il tempo del Medioevo e Asha (voce originale Ariana DeBose), fanciulla dallo spirito vivace, volitivo, curioso, con la sua pelle ambrata e la cascata di capelli neri in mille treccine, desidererebbe diventare apprendista del suo re, Magnifico (voce Chris Pine), non affascinata dal ruolo reale ma dalle sue abilità prodigiose, capaci di “leggere” i desideri delle persone; ma questa abilità, immaginata da Asha come un dono per restituire felicità, nelle mani sbagliate può rivelarsi dannosa, ecco perché l’affascinante regnante dal capello brizzolato e dall’occhio naturalmente celeste – come si confà per tradizione a ciascun “principe” dell’immaginario – man mano lo disegna nella storia come il villain.
Il cattivo della storia, spiega Jennifer Lee – produttrice esecutiva e sceneggiatrice insieme a Allison Moore di Wish, film animato del Natale e del centenario Disney, mostrato in anteprima italiana con una proiezione footage: “non era questione di crearlo in sé, ma volevamo capire ‘perché’ avesse quel comportamento: all’inizio appare positivo ma poi il pubblico vuole sapere il ‘perché’… Il pubblico vuole dei cattivi interessanti, non prevedibili. È stato divertente da scrivere in sceneggiatura, svilupparlo per un pubblico moderno è stato stimolante. Il mio professore di scrittura mi diceva che se non capisco ‘perché’ il personaggio faccia quello che fa non lo comprendo. Il Magnifico crede di fare del bene, lui stesso ha sperimentato una grande perdita (della sua famiglia) e sa cosa significhi, e sempre lui ha chiesto alle persone di affidargli i suoi desideri. Asha vuole essere sua apprendista ed è divertente che dapprima lo contraddica ma… ad un certo punto non c’è per lui un punto di ritorno ed è lì che emerge il cattivo”.
Disney Animation Studios sta finalizzando il film per l’uscita al cinema il prossimo 21 dicembre, anche a celebrazione del centenario della casa madre, appunto. La eccezionale proiezione a Roma ha permesso di vedere una ventina di minuti del racconto, che s’annuncia come un capolavoro estetico, nel rispetto della tradizione narrativa disneyana, per un film che colpisce (il pubblico adulto, intanto) per il coraggio di non cedere ad un immaginario sempre più ricorrente (e spesso magnifico), che mette in scena una coreografia visiva esplosiva, mentre qui è stata scelta un’illustrazione che s’inchina – dichiaratamente – alla Storia della tradizione Disney, in particolare a quella de La bella addormentata nel bosco, optando per un’immagine dall’affetto acquarello, che si prende per mano con la tridimensionalità (3D), ma non calcando su un’effettistica speciale spinta e adrenalinica nei colori e nel dinamismo, piuttosto restituendo una visione pittorica. È coraggiosa questa scelta perché, per un pubblico come quello dei bambini e degli adolescenti del presente, primi spettatori di questa storia, e quotidianamente abituati a immagini sempre più frenetiche e psichedeliche, questa visione potrebbe risultare quasi spiazzante, forse “antica”, indubbiamente per questo incuriosire ancor di più, perché capace di distinguersi dalla massa, con il valore aggiunto, se possibile, di essere portatrice di bellezza pura. “Noi abbiamo un impegno verso l’animazione manuale e abbiamo introdotto un programma (software) per supportare gli animatori in tal senso: l’obiettivo è spingere la tecnologia ad arricchirci, la tecnologia supporta la nostra identità”, spiega Lee, che – rispetto al matrimonio tra artigianalità e tecnologia – dice: “mai rinunciare a entrambe le cose”.
Wish s’anima non solo nella fondamentale architettura narrativa tra Asha e il Magnifico, ma – come da tradizione della favola stessa – con una corolla di personaggi che concorrono a costruire questo universo: così, c’è Valentino (voce Alan Tudyk), capretta in pigiama, fedelissimo pet della protagonista; naturalmente c’è una Queen, moglie del re, prima sostenitrice di Asha per il ruolo di apprendista del mestiere alchemico del consorte; il nonno Sabatino, nell’imminenza del suo centesimo compleanno – guarda caso…; la mamma, vedova del papà della fanciulla, che sempre ricorda quando con lui sedeva sul ramo di un poderoso albero e insieme guardavano le stelle, metafora spirituale e miraggio concreto della possibilità di esaudire un proprio sentire.
Quello di Rosas è al contempo un contesto ideale ma con un’eco di totalitarismo, a suo modo: Lee commenta che “ci siamo tenuti lontani dalla politica: all’inizio è un mondo aspirabile e il desiderio consegnato al Re (ma non esaudito) non è faticoso perché in fondo alleggerisce, eppure Asha si rende conto non sia giusto. Volevamo che il pubblico si facesse domande solo man mano che se le pone Asha stessa”.
Tra i personaggi, ancora: c’è Dahlia, l’amica del cuore di Asha e membro dei Teens, il gruppo amicale composto da 7 elementi, anche qui un non causuale omaggio alla Storia Disney: non sono nani ma… amici imprescindibili di lei, ciascuno con la propria precisa personalità, dal brontolone in là.
E poi c’è lei, colei che dà spirito, titolo, viatico, a tutto il film: la stella. “Nelle prime versioni cambiava forma e poteva parlare”, mentre adesso – almeno nella versione della visione footage – è più simile ad un paffuto giocattolo per bebé, tondeggiante, vispa e deliziosa. “Lei rappresenta quello che ci ha dato Disney: speranza, gioia, immaginazione, possibilità. È diventata più semplice (nell’estetica) ma altrettanto può comunicare molto bene la speranza: lei non può fare il lavoro per te, ma è lì per te. I video dei piccoli panda che si rotolano sono stati d’ispirazione per il suo fisico”.
Wish è diretto a quattro mani, dal regista premio Oscar® Chris Buck e da Fawn Veerasunthorn, una scelta che lo Studio perpetrata come insegnato dal loro fondatore, Walt Disney appunto, che da sempre ha promosso la politica di affiancare maestri e la generazione più recente degli artisti coinvolti.
Per la creazione di questo film del centenario: “la cosa interessante è che ci siano riferimenti a vari livelli, ma forse non troppi da distrarre. La cosa più importante è poter di esprimere un desiderio guardando alle stelle. Asha – come detto – è molto legata a Walt Disney stesso: la realizzazione di Biancaneve, per esempio, era un sogno in cui nessuno credeva, lui sì. E ha lottato, perché ci credeva. Wish esiste perché è esistito Walt Disney: per esaudire un desiderio bisogna lavorare duro. È come una lettera d’amore verso il retaggio di cui facciamo parte. Noi vogliamo creare personaggi in cui ci si possa identificare, riguarda tutte le nostre esperienze e sottolinea come tutti siamo collegati gli uni agli altri, così Disney dimostra che apparteniamo tutti ad uno stesso mondo”.
L’altro grande classico del film Disney è naturalmente la colonna sonora, anche in questo caso affidata secondo lo spirito della fiducia nel futuro: è stata infatti messa nella mani della trentenne Julia Michaels: “La sua musica è tutta connessa alla speranza. Lei è una grande amante di tutto il mondo Disney e infatti ricorre un omaggio potente alle nostre canzoni”.
Wish, aggiunge ancora Jennifer Lee, “è il nostro impegno verso le sale. Il mondo è frenetico per cui vogliamo sia una sorta di fuga: si va in sala in famiglia, un luogo in cui va bene sognare. Io spero permetta di capire che ci possa essere il fallimento prima del successo: Asha spero possa ispirare a realizzare sogni”.
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