Arriva il 21 dicembre al cinema il nuovo film Disney che augura buon natale agli spettatori e tanti auguri a se stessa per i cento anni appena compiuti. Wish nasce infatti dalla volontà di celebrare l’incredibile storia Disney con un’opera summa dei tanti messaggi da sempre contenuti negli intramontabili Classici dello Studio di animazione. Uno su tutti: il sogno. Wish racconta questo, continuare a sognare, combattere, ancora meglio se insieme, in coro, perché così, dice il film, si configge chi si frappone tra noi e i nostri desideri. In altre parole, Disney rilancia il messaggio e se stessa: “Siamo ancora qui per continuare a sognare”. Una storia originale per riprenderne tante altre, senza (per fortuna) il vezzo tutto contemporaneo del citazionismo sfrenato. I richiami – ampi e letterali – ci sono, ma non rappresentano la spina dorsale di questo racconto.
A orchestrare l’operazione, delicata quanto ambiziosa, è il duo di registi già responsabili del successo senza pari di Frozen e Frozen 2, Fawn Veerasunthorn e Chris Buck. Il cerchio si chiude con gli altri due creatori di Elsa e Anna Peter Del Vecho (coproduttore) e Jennifer Lee, direttrice creativa dei Walt Disney Animation Studios qui in veste di coproduttrice e cosceneggiatrice. “Ci dicono anche quando spegniamo le candeline sulla torta, di non rivelare il nostro desiderio sennò non si realizza – ha spiegato Chris Buck -. Noi invece vogliamo dire il contrario, che quel sogno va espresso a voce alta, bisogna ‘cantarlo’, farlo conoscere e impegnarsi per realizzarlo. Abbiamo iniziato il film 5 anni fa e torniamo sempre alla nostra eredità Disney, il bene contro il male, l’opporsi a chi prova a toglierti i sogni”. Proprio su questo fa perno Wish, che piroetta come la sua sileziosa coprotagonista Star – una stella dallo stile da videogame Nintendo – e racconta una storia (in qualche modo La storia) sui sogni.
Wish non cela in alcun modo la propria volontà di offrirsi come archetipo perfetto della fiaba Disney. Il tutto ha inizio con un libro di racconti che si spalanca di fronte allo spettatore cullato dall’intramontabile “C’era una volta”. Il regno di Rosas è il classico spazio fantasy di ambientazione medievale, vago come tanti altri elementi di Wish, non sempre capace di essere incisivo fino in fondo. Simpatica è senza dubbio la nostra protagonista, nuova arrivata del pantheon Disney Asha. Sognatrice dai grandi occhi, ambisce a diventare apprendista del Re Magnifico, colui che tanto tempo fa, in un luogo sperduto nel Mediterraneo, creò il regno di Rosas costringendo da allora ogni abitante diciottenne ad affidargli in tributo il sogno della propria vita. La ragazza, animata dalle più buone intenzioni, scopre presto la vera natura del Re, uno spregiudicato mago senza cuore. Personaggio che muove le azioni e lo spirito di Asha è il nonno che ha da poco compiuto cento anni (Disney ha un vero e proprio “alterego” nel film) e ancora non ha potuto realizzare il proprio sogno: comporre storie e canzoni che incoraggino le generazioni. Asha, il suo nutrito gruppo di amici e una capretta parlante si uniranno alla stella evocata dai sogni della ragazza per cercare di sconfiggere il temibile villain che troneggia su Rosas.
Il film attinge a piene mani dalla filmografia Disney, celebrando il centenario dell’azienda di Topolino con tanti piccoli omaggi. Wish è una dedica alla storia disneyana, ma non cade mai nel citazionismo senza freno e men che meno nella sgradita trappola del “multiverso”. Per quanto i riferimenti intrecciati alle fiabe Disney non manchino – quelli espliciti sono una manciata e davvero piacevoli – il film si regge su una storia autonoma e circoscritta. D’altro canto, l’opera di Buck e Veerasunthorn è un grande contenitore di archetipi, modelli narrativi e simboli che rappresentano il filo rosso della dedica a Disney. La lunga filmografia di intramontabili Classici è celebrata dall’utilizzo di richiami tematici e ambientali all’iconografia Disney, un grande pentolone che unisce spunti da tutta la storia dello Studio d’animazione e li accerchia con il tema trasversale dei sogni.
Tutto questo risulta al meglio nel personaggio di Meraviglioso, villain classico che rielabora la figura del narciso megalomane e che si aggira dalle parti di Malevicent e Grimilde. Non altrettanto memorabile, sia chiaro, ma gli occhi accesi di verde rabbia e la doppia personalità egoica catturano lo sguardo e regalano fuochi d’artificio in un buon finale orchestrato con rigore. Wish non è un’operazione maldestra e Disney riesce a celebrarsi con una certa grazia, ma il film nell’insieme fatica a essere incisivo e solo a tratti mostra bagliori di reale originalità. Immancabili le canzoni, alcune capaci di entrare nel cuore dello spettatore già alla prima visione grazie alle interpretazioni di Gaia Gozzi, voce italiana di Asha, Amadeus, voce della capretta Valentino, e Michele Riondino, temibile Re Magnifico. In originale Ariana DeBose, Alan Tudyk e Chris Pine. Disney racconta Disney e torna sui propri passi, promettendo di avere ancora sogni per noi.
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