La saga videoludica di Warcraft vanta un passato ventennale. Tutto aomincia con il videogame strategico Warcraft; Orcs & Humans, a opera di Blizzard, e si sviluppa attraverso sequel ed espansioni fino alla svolta di World of Warcraft, gioco di ruolo online seguitissimo in tutto il mondo, dove i giocatori possono collegarsi e vivere avventure collettive in tempo reale scegliendo il personaggio da interpretare e costruendolo nel dettaglio dalla razza – quelle tipicamente fantasy: nani, elfi, umani e orchi su tutti – al mestiere – ladro, mago o guerriero – fino alle caratteristiche fisiche.
L’adattamento cinematografico era dietro l’angolo, inizialmente affidato a Sam Raimi che poi ha abbandonato la barca per divergenze di tipo artistico sulla sceneggiatura, è finito nelle mani di Duncan Jones, figlio d’arte (suo papà è il compianto David Bowie) e apprezzato regista di Moon e Source Code. La sfida era realizzare una pellicola che facesse da ponte tra chi da anni è appassionato di questo mondo e chi vi si accosta oggi per la prima volta, con l’ambizione di diventare una nuova saga cinematografica magari con l’intento di colmare il vuoto lasciato dall’inevitabile conclusione dell’epopea fantasy per eccellenza, e ci riferiamo chiaramente all’esalogia Il signore degli anelli/Lo Hobbit.
Il film non è così strutturato, ma sicuramente Jones conosce la materia d’origine, il che gli permette di offrire un lavoro accorto di direzione artistica, puntando alla fedeltà: location, protagonisti, eventi noti ai giocatori di lunga data sono presenti, ma non affossano fortunatamente lo sviluppo di una trama interessante che offre anche degli spunti di attualità. Gli Orchi sono presentati come dei migranti che fuggono da un mondo in guerra per approdare su quello degli umani, e il punto principale è proprio la difficoltà gestionale di un’invasione di grande calibro, l’incontro-scontro tra le culture e la necessità di trovare, per quanto difficile, un punto di equilibrio e accordo tra le due razze. La sceneggiatura è a tratti un po’ involuta, alcuni buoni spunti vengono sfruttati poco, ma il ritmo tiene fino alla fine e la pellicola si lascia apprezzare grazie a una certa linearità e a una durata non eccessiva anche da chi non ha mai messo mano al videogame. La cgi invecchierà come sempre presto: il design è magistrale e, a quanto dicono gli appassionati, molto simile a quello che ci si aspetta di vedere. Le creature appaiono però finte e plasticose, forse proprio per omaggiarne la provenienza videoludica (ricordiamo che la grafica di un videogioco non può eccedere nel dettaglio per non pesare sul motore e non compromettere la giocabilità generale), ma in generale tutto funziona bene come intrattenimento ‘usa e getta’ da godere e dimenticare presto, almeno fino all’arrivo del prossimo capitolo.
Interessante la strategia di lancio, che ha sfruttato la popolarità mondiale del gioco preparando il terreno in vari paesi per poi approdare in Usa solo il 10 giugno (da noi esce il 1°). Tra l’altro, l’esordio del film è stato spostato da dicembre all’estate per evitare lo scontro diretto con Star Wars: il risveglio della Forza. Costato più di 160 milioni di dollari, è uscito a oggi in 11 mercati internazionali, raccogliendo 9.3 milioni di dollari e piazzandosi al primo posto. In particolar modo è andato bene in Russia, con 2.8 milioni di dollari, ottenendo il secondo miglior esordio dell’anno dopo Deadpool e il settimo miglior giorno d’esordio di sempre. In Germania, ha incassato 2.2 milioni di dollari occupando il 50% della quota mercato della giornata. In Francia, 983mila i dollari incassati mercoledì, salendo a 1.5 milioni in due giorni. Primo posto anche in Danimarca, l’Egitto, l’Ungheria, l’Indonesia, il Libano, la Svizzera, la Tailandia e gli Emirati Arabi Uniti. Paradossalmente, proprio negli Usa c’è una certa preoccupazione: le previsioni parlano di un weekend d’esordio da 25 milioni di dollari e 62 milioni a fine corsa.
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