W.E. identificazione di una… Madonna


VENEZIA – Per Madonna quella con Wallis Simpson dev’essere una specie di identificazione totale, una sorta di mania. Nell’americana due volte divorziata a cui Edoardo VIII regalò, oltre a molti preziosi gioielli, il trono d’Inghilterra, abdicando clamorosamente nel 1936, la cantante sembra aver visto un prototipo di donna forte. Magari resa forte dal dolore (un aborto procurato dalle percosse del primo marito, in seguito a cui divenne sterile), dotata di grande potere personale, spregiudicata. Non bella ma elegantissima, intrigante e dall’intelligenza vivace, l’unica capace di ascoltare un re che parla del suo “lavoro” e magari consigliarlo alla pari. “Sono sempre stata affascinata dalla storia del re che rinuncia al trono per la donna che ama. Perché l’ha fatto, e che cosa aveva Wallis Simpson di tanto speciale? Ma volevo anche raccontare la storia da una prospettiva attuale, per questo ho creato la vicenda parallela di Wally, una giovane donna newyorchese intrappolata in un matrimonio infelice. Tra l’altro questo ha sottolineato l’aspetto soggettivo della narrazione che rispecchia un punto di vista e non la verità assoluta”.

 

L’ossessione di Madonna diventa l’ossessione di Wally (Abbie Cornish) che vive nella fantasticheria per quella storia d’amore assoluta. Su questo leit motiv il film si muove con compassata eleganza tra passato e presente, tra un’asta da Sotheby’s dove vengono ceduti i cimeli dei Duchi di Windsor e la ricostruzione a tratti maniacale della loro vicenda, dal primo ballo insieme, sotto gli occhi del secondo marito di lei, alla vecchiaia spesa in esilio perché alla scandalosa coppia non fu permesso di tornare a Londra nonostante le implorazioni.

 

Non ha raccolto entusiastici consensi ma tiepidi applausi W.E., il secondo film da regista di Veronica Ciccone – che in Italia uscirà con la Archibald – ma la sua autrice è oggetto di una palpabile venerazione da parte dei molti fans. Venerazione giustificata dalla sua fama planetaria e dall’abitudine a essere diva, tanto che per seminare paparazzi e curiosi aveva prenotato ben cinque camere in cinque diversi alberghi extralusso della Laguna. In conferenza stampa si è presentata in versione signora bene con abito nero al ginocchio, severa camicetta bianca a maniche corte, su cui svettava un grande crocifisso d’oro incastonato di pietre preziose (lo stesso che si vede nel film), tacchi vertiginosi e occhiali optical che non toglie mai, neanche di notte. Si è concessa per poco meno di mezz’ora raccontando che lei non rinuncerebbe mai al suo status di “regina” per amore: “Penso di poter avere tutte e due le cose, o anche tre, un uomo, una donna e il successo…”, ha scherzato.

 

Certo, non ha la simpatia a fior di pelle dell’altro divo di Venezia 68, quel George Clooney che ha passato venti minuti d’orologio a firmare autografi sul tappeto rosso. Ama puntualizzare, non accetta due domande alla volta. Ma non si infastidisce più di tanto quando le chiedono cosa ha “rubato” ai due mariti registi, Sean Penn e Guy Ritchie. “Sono due persone di talento che mi hanno incoraggiato nella mia carriera creativa. Quanto al cinema, lo amo fin da bambina e ho sempre avuto in mente di fare un film… Del resto non vedo tutta questa differenza tra dirigere o scrivere canzoni, è sempre un modo per raccontare storie”.

 

Anche Wallis avrebbe potuto farlo. Forse dovuto. “Lei aspirava ad essere libera, ma finì per imprigionarsi con le sue mani. Avrebbe potuto guadagnarsi da vivere da sola anziché legarsi a quella vita frivola e solo apparentemente favolosa, perché spesso anche nel lusso si può essere infelici”. Infatti una questione aleggia nel film: tutti si sono concentrati sul sacrificio di Edoardo, ma nessuno ha pensato che anche quella donna rinunciava a tutto per lui. Alla reputazione, ad avere una vita privata lontana dai riflettori, diventando una semplice icona, priva della sua umanità, merce da copertine di giornali. “Non sai quanto è difficile vivere la storia d’amore del secolo”, scrisse in una lettera. Altro elemento di identificazione. Come il tema della maternità. Madonna ha quattro figli, due dei quali adottati. Wallis Simpson non può più averne, mentre il suo alter ego contemporaneo, la fragile Wally, pensa alla fecondazione assistita perché non riesce a restare incinta (del resto il marito, uno psichiatra di successo, la respinge e la tradisce spudoratamente). “Per una donna procreare è una parte importante, un desiderio che fa parte del nostro dna. Ma maternità è anche creare qualcosa, portare alla vita”. E’ un potere femminile che Wallis sembra incarnare pienamente quando dice “nessuno può farti del male se non glielo permetti”.

 

Nel film anche tanti documenti, lettere e filmati, frutto di tre anni di serissime ricerche. In mezzo c’è stato Il discorso del re di Tom Hooper con tutto il clamore degli Oscar. Ricorderete che era la storia del fratello balbuziente di Edoardo, quello che fu chiamato a sostituirlo al trono, quello che aveva una moglie “rispettabile”. “Mi aveva innervosito che si facesse quel film su argomenti simili, ma poi ho capito che adottava un punto di vista completamente diverso. Anzi, quando ho incontrato Hooper a un party di recente l’ho ringraziato perché aveva fornito agli spettatori un quadro storico e io non dovevo più cominciare da zero”.

Celebre anche per i suoi percorsi New Age e l’interesse per la Cabala, Madonna parla di forza mentale necessaria a fare un film, “devi crederci, perché sei come il capitano di una nave”. Ed è molto spiritualista anche la sua visione dell’amore, che è certamente uno dei temi di W.E. “L’amore non è mai banale, penso sia impossibile da descrivere o capire, come è impossibile capire l’essenza di Dio o dell’universo… è la forza che ci muove tutti, senza amore non potremmo esistere… “. Del resto, il titolo si può leggere anche come una parola sola, “we“, noi.

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01 Settembre 2011

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