VISCONTI IN BORGATA


Luchino Visconti Sono tre i documentari realizzati da Luchino Visconti. Brani d’attualità dei giorni convulsi di Roma liberata dagli angloamericani, contenuti in Giorni di gloria (1945) di Mario Serandrei e Giuseppe De Santis: le sequenze del processo al questore di Roma Caruso, del linciaggio di Carretta ex-direttore del carcere di Regina Coeli e dell’esecuzione di Caruso e di Koch, capo di un reparto speciale di polizia fascista; Alla ricerca di Tadzio (1970), il lungo casting del giovane interprete (Bjorn Andersen) del suo Morte a Venezia, realizzato per una rubrica Rai. E infine Appunti su un fatto di cronaca (1951), restaurato recentemente dall’Associazione Philip Morris, e che fa parte della sezione “Docs in Europe” (oggi al Teatro sperimentale a partire dalle ore 18.00), un’iniziativa del Coordinamento europeo dei Festival rivolta alla promozione del documentario.
Il cortometraggio si colloca in un periodo di “esilio” di Visconti dopo le polemiche e gli insulti di critica e pubblico benpensante alla Mostra di Venezia per La terra trema (1948), che lo spingono ad abbandonare progetti come Cronache di poveri amanti e La carrozza del Santissimo Sacramento. È un fatto di cronaca romana, lo stupro e la violenza della piccola Annabella Bracci, gettata in un pozzo della borgata Primavalle a spingere il regista di nuovo dietro la macchina da presa, nello stesso anno di Bellissima.
Inizialmente il corto di Visconti era contenuto nel primo numero di “Documento mensile”, insieme a Note a ‘Ladri di biciclette’ di Vittorio De Sica e La funivia di Faloria di Michelangelo Antonioni. Poi, per ragioni sconosciute, venne inserito nel secondo numero insieme a Prurito di Carlo Levi. “Il progetto era creare un mensile filmato, che fosse un po’ come una summa del nuovo cinema italiano. Associai alla produzione Marco Ferreri, che si sarebbe occupato principalmente della parte organizzativa”. Così Riccardo Ghione ricostruisce la nascita di “Documento mensile”, di cui fu direttore.
Per lo storico del cinema Lino Miccichè, Appunti su un fatto di cronaca è “un breve elzeviro cinematografico fatto di notazioni poetiche, una lirica per macchina da presa”. Una memoria affidata al testo dello scrittore Vasco Pratolini, letto da Giorgio De Lullo, e al commento musicale del compositore Franco Mannino: “Visconti desiderava che scegliessi uno strumento dal suono malinconico e struggente che potesse sottolineare la triste atmosfera della borgata. Gli dissi subito che lo strumento più adatto era il clarinetto basso e gli consigliai di lasciarlo da solo, senza accompagnamenti di sorta”.
All’origine il documentario durava poco meno di cinque minuti, poi Visconti lo ampliò a otto, tempo minimo necessario per candidarsi al riconoscimento ministeriale. Se il documentario superava l’esame di una commissione di esperti, presieduta dall’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, veniva abbinato a un lungometraggio e godeva del tre per cento dell’incasso globale del film. Ma Appunti su un fatto di cronaca fu bocciato, segno dei tempi, e proiettato per la prima volta nel gennaio 1953, ma a Parigi.

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