Viggo Mortensen, con Camus in Algeria

''Non c'è niente di più sovversivo dell'amore e della compassione''. Così l'attore danese parla del suo personaggio in Loin des Hommes di David Oelhoffen, in concorso per la Francia a Venezia


VENEZIA – ”Non c’è niente di più sovversivo dell’amore e della compassione”. Così Viggo Mortensen parla del suo personaggio in Loin des Hommes di David Oelhoffen, in concorso per la Francia a Venezia. Ambientato nel 1954 in Algeria e ispirato a un racconto brevissimo (13 pagine) di Albert Camus (L’ospite) racconta l’amicizia improntata al senso dell’onore e del rispetto tra un pied-noir illuminato e un arabo in fuga sui monti dell’Atlante mentre nel paese scoppia la rivolta antifrancese. A un maestro elementare che, rimasto vedovo, vive isolato tra le montagne insegnando a leggere ai bambini dei villaggi, viene affidato Mohamed (Reda Kateb), accusato di aver ucciso suo cugino. L’uomo deve essere processato nella città più vicina e lui stesso preferisce essere giustiziato dal colonizzatori piuttosto che finire nelle mani dei compaesani innescando una serie di vendette senza fine in cui perirebbero anche i suoi fratelli. ”Ho letto tutto quello che c’era da leggere di Camus. Sono poi stato in Algeria prima delle riprese e ho viaggiato a lungo per il paese, anche a piedi”, spiega Mortensen, danese nato a Manhattan, che qui recita in francese, arabo e spagnolo e che parla anche l’italiano. L’attore cita anche Gillo Pontecorvo: “Rispetto a tutti film fatti su quel periodo, compreso La battaglia d’Algeri, qui non c’è volontà ideologica perché non c’è niente di più sovversivo dell’amore e della compassione. A questo proposito, diceva Camus, non sono fatto per la politica perché sono incapace di desiderare e accettare la morte del mio avversario”. Per il regista invece questo film è “un western, con due estranei diversi per storia personale e cultura costretti a stare insieme, il viaggio di un prigioniero che deve essere scortato, sullo sfondo di una guerre tra colonizzatori e colonizzati”.

31 Agosto 2014

Venezia 71

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Segnalazione ‘Cinema for Unicef’ a ‘Beasts of No Nation’

"Una pellicola schietta e a tratti brutale - si legge nella motivazione - che proietta lo spettatore in un dramma spesso ignorato: quello dei bambini soldato, derubati della propria infanzia e umanità"

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Una precisazione di Francesca Cima sui grandi festival italiani

"Non è assolutamente un mio pensiero che non ci si possa permettere in Italia due grandi Festival Internazionali come quelli di Venezia e di Roma. Anzi credo proprio che la moltiplicazione porti a un arricchimento. Ma è chiaro che una riflessione sulla valorizzazione e sulla diversa caratterizzazione degli appuntamenti cinematografici internazionali in Italia sia doverosa. È necessario fare sistema ed esprimere quali sono le necessità di settore al fine di valorizzare il cinema a livello internazionale"

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Morte a Venezia?

“Non possiamo permetterci di far morire Venezia. E mi chiedo se possiamo davvero permetterci due grandi festival internazionali in Italia. Non ce l’ho con il Festival di Roma, a cui auguro ogni bene, ma una riflessione è d’obbligo”. Francesca Cima lancia la provocazione. L’occasione è il tradizionale dibattito organizzato dal Sncci alla Casa del Cinema. A metà strada tra la 71° Mostra, che si è conclusa da poche settimane, e il 9° Festival di Roma, che proprio lunedì prossimo annuncerà il suo programma all'Auditorium, gli addetti ai lavori lasciano trapelare un certo pessimismo. Stemperato solo dalla indubbia soddisfazione degli autori, da Francesco Munzi e Saverio Costanzo a Ivano De Matteo, che al Lido hanno trovato un ottimo trampolino
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Munzi e Costanzo all’incontro post-Venezia del Sncci

I due registi tra i protagonisti della 71a Mostra che prenderanno parte al dibattito organizzato dai critici alla Casa del Cinema il 25 settembre


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