Il drammatico Una storia sbagliata di Gianluca Maria Tavarelli, presentato al Festival di Montreal 2014, si vedrà contemporaneamente in sala il 4 giugno (50/60 le copie) e in TVoD (Transaction Video on Demand) su una piattaforma appositamente realizzata da MYmovies.it che, grazie alla geolocalizzazione dell’utente, riconoscerà una quota di proventi all’esercente che ha in programmazione il film nel raggio di 15 chilometri.
“Si deve trovare un nuovo modo di distribuire film piccoli come il mio che rispetto alle commedie e alle opere dei grandi autori non reggono la vecchia struttura distributiva – sostiene il regista Tavarelli – Ci sono nuovo canali per mostrare il film e tanti pubblici che vanno dunque rispettati”.
Una storia sbagliata, una produzione Palomar con Rai Cinema, è una storia d’amore universale, come tante, di due giovani proiettata nello scenario internazionale scandito dalla guerra, ma è anche uno sguardo civile sul nostro presente. Stefania (Isabella Ragonese) e Roberto (Francesco Scianna), lei pediatra e lui militare impegnato nel secondo conflitto iracheno, sono una giovane coppia siciliana che vive a Gela, terra ferita dall’industria petrolchimica, presenza dannosa all’ambiente, alle persone e ai nascituri.
Ma il loro amore è soprattutto incrinato dal disagio di lui per quanto vissuto durante la permanenza a Nassiriya e poi spezzato dall’esito tragico di quella missione. Stefania per capire quel rapporto e quanto accaduto decide di intraprendere un viaggio in quelle zone di guerra, unendosi a una missione umanitaria. Soprattutto è un viaggio dentro se stessa e il suo passato, in una terra così diversa dalla sua, ma nel contempo così vicina. E alla fine diventa un viaggio alla ricerca della pace, con se stessa e con il mondo.
Il film nasce da un’esperienza vissuta a Nassiriya nel 2009 da Tavarelli, con gli sceneggiatori Angelo Carbone e Leonardo Fasoli, seguendo da vicino l’attività dell’associazione umanitaria ‘Emergenza sorrisi’: “L’unico modo per capire quella realtà e non affidarsi alle verità talvolta discutibili dei giornali è stato quello di andare in Iraq, come fa la nostra protagonista”. Il film inizialmente doveva essere girato in quei posti, ma un attentato a pochi giorni dalla partenza, ha dirottato troupe e cast nel sud della Tunisia, al confine con l’Algeria. Qui lontano dalla capitale, nonostante sia percepibile la svolta integralista della Tunisia un tempo laica, la produzione del film ha potuto contare sulla collaborazione fattiva degli abitanti.
Nella trama del film quel conflitto, apparentemente lontano, s’intromette sempre più nel rapporto d’amore tra i due giovani. “Roberto sembra smarrirsi totalmente – dice Scianna – è troppo forte quello che vive in Iraq tant’è che quando torna a casa si sente perso”. Lei Stefania parte per l’Iraq piena di rabbia, senza nessun intento umanitario, semmai egoistico. “Arriva in quei luoghi con spirito irrazionale, forse si vuole vendicare, c’è qualcosa di animalesco che l’agita”, spiega la Ragonese. Il suo è alla fine un percorso di perdono? “Parlerei piuttosto di conoscenza, nel senso che Stefania scopre che i sud del mondo tendono ad assomigliarsi, con i loro sapori e colori”.
In fondo, come conclude Tavarelli, gli abitanti di quei due mondi, siciliano e iracheno, vivono entrambi le conseguenze tragiche dei forti interessi petroliferi.
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