VENEZIA 2003


Se Cannes langue, tra gli strascichi della guerra e la minaccia della Sars, la 60/a Mostra di Venezia si preannuncia una delle più ricche degli ultimi anni. Il direttore Moritz De Hadeln, per dichiarata scaramanzia, non conferma, ma se la ride sotto i baffi. E l’elenco dei grandi registi che potrebbero approdare in Laguna si allunga: i sognatori di Bertolucci e i terroristi di Bellocchio, le piratesse cinesi di Olmi e la teen ager curiosa di Virzì sembrano essersi dati appuntamento proprio dal 27 agosto al 6 settembre. Ma anche il cartellone internazionale appare fortissimo con Tarantino, Jane Campion, i fratelli Coen (con un work in progress) e forse addirittura il ritorno di Ingmar Bergman, l’appartato maestro svedese che ha appena compiuto 85 anni e che sta ultimando il suo sessantesimo film, Saraband, girato in digitale per la tv ma promosso al cinema, con la coppia di sempre, Liv Ullmann e Erland Josephson a trent’anni esatti da Scene da un matrimonio. Il 31 luglio, giorno della conferenza stampa ufficiale, sapremo. Intanto De Hadeln, accompagnato dal vice Luigi Cuciniello, dalla responsabile dei Venice Screenings Laura Marcellino e dal capo ufficio stampa Elena Di Giovanni, transita sulla Croisette e annuncia l’allargamento del mercato che troverà spazi sia al primo piano dell’Excelsior che negli hangar del dismesso aeroporto del Lido. “L’industria – dice il direttore al suo secondo anno – è sempre più importante per il cinema mondiale, anche per chi lo considera un’arte come noi”.
Tra le sorprese della 60/a edizione, che vedrà una retrospettiva dedicata ai grandi produttori italiani e un ricordo di Alberto Sordi, la presenza di film dalla ex Jugoslavia, di molti tedeschi e qualche latino-americano. Forse il giovane Che Guevara di Walter Salles, magari il fantascientifico 2046 di Wong Kar-wai, che l’epidemia cinese ha messo a repentaglio perché gli attori non vogliono recitare a Shanghai e traslocheranno a Macao. Mancherà all’appello, probabilmente, Michelangelo Antonioni perché il suo capitolo di Eros va a rilento.
La Mostra rimarrà al Lido: gli albergatori si sono fatti convincere a trattare convenzioni e sconti per i festivalieri; gli spazi potrebbero crescere con l’acquisizione del Blue Moon e di altre strutture semiabbandonate. Cala invece il budget, decurtato di mezzo milione di euro e fermo a quota 5 milioni, ma Raisat è pronta a trasmettere la serata finale e l’inaugurazione.
Si chiude con qualche battutina ai danni dei cugini francesi. “Cannes cerca la santificazione, noi no. Debole l’apertura con Fanfan la tulipe? Ma alle inaugurazioni ci vanno i politici e non si possono proiettare film troppo lunghi o pesanti”.

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16 Maggio 2003

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