E’ dedicato a Ettore (Scola) il nuovo docufilm di Walter Veltroni, Indizi di felicità, che utilizza la stessa modalità narrativa del precedente I bambini sanno: un’inchiesta sulla felicità possibile, provata, concreta che si sviluppa dal vissuto personale, familiare, lavorativo di gente comune.
Prodotto da Sky Cinema in collaborazione con Palomar e distribuito da Nexo Digital (elenco delle sale su www.nexodigital.it) in sala il 23 e 24 maggio, Indizi di felicità verrà presentato in anteprima in diretta via satellite nei cinema in collegamento dall’Anteo SpazioCinema di Milano, il 22 maggio alle 20.30 dal regista insieme a Antonio Albanese e Ilaria D’Amico.
I tempi sono complessi, difficili, a volte ci sentiamo in balia di vicende storiche più grandi di noi, fragili di fronte alle guerre, coinvolti dai drammi dei migranti, feriti da tragedie improvvise come il terremoto di Amatrice. E allora le tante immagini senza nessun commento degli attentati e delle stragi dell’Isis di Parigi, del conflitto siriano, del crollo delle Twin Towers.
Da qui parte il film di Veltroni, da questo prologo colmo di dolore e di angoscia per invitarci poi a non rinunciare a momenti, sprazzi di felicità che sono parte necessaria e vitale della nostra esistenza. Perciò il film rintraccia e scopre parlando con persone comuni, non famose, “indizi, esperienze, memoria di felicità perché in fondo al tunnel ci deve essere una luce”, come dice Veltroni.
Per l’anziano della montagna è la notizia che la casa in cui vive rimarrà sua nonostante la vendita all’asta; per il giovane africano migrante la possibilità di aiutare da lontano la sua famiglia; per il sopravvissuto del campo di sterminio Birkenau è poter raccontare la terribile vicenda alle nuove generazioni; per il giovane istruttore di surf la scelta di un lavoro che l’appaga e così per l’ex impiegato comunale; per il pensionato quella vita di lavoro all’impresa della fonte Roveta, per i lavoratori della fabbrica un tempo a rischio chiusura averla salvata; per la donna anziana il ricordo di quando bambina rivide suo padre in stazione che tornava a casa dalla prigionia di guerra. E queste persone raccontano la loro esperienza di felicità nei luoghi in cui l’hanno vissuta
Soprattutto la felicità, ci dice Veltroni con le storie individuali scelte, è condivisione, come scrisse Christopher McCandless, il protagonista di Into the Wild. “La felicità propria può persino vivere in quella degli altri” avverte il regista. Alla fine di un viaggio nelle vite degli altri che ci spinge a guardare in noi stessi, emerge che la felicità è un sentimento possibile, “non è mai uno stato permanente, ma una condizione che non ha tempo”.
Diviene perciò importante non rinunciare e ricercare quei momenti di pienezza assoluta anche se di breve durata.
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