Strenuo sostenitore di una scuola diversa che applichi gli insegnamenti dei grandi pedagogisti italiani del ‘900, Nicolas Vaporidis nel film Anche senza di te è un giovane maestro elementare vedovo e introverso che, grazie all’incontro con la collega Sara, mette in pratica la pedagogia di Loris Malaguzzi, l’inventore del metodo Reggio Emilia. “Un esempio per tutto l’Occidente, che stenta a essere valorizzato in Italia” – ha spiegato il regista Francesco Bonelli alla presentazione del film, parlando di uno dei fondatori delle prime scuole dell’infanzia nel dopoguerra, diventate asili nido negli anni ‘70, che ha scritto diversi libri sull’importanza delle emozioni nell’apprendimento e del dialogo tra studenti e insegnanti. Una teoria che, come un fil rouge, tiene insieme i personaggi della storia, Sara, Nicola e i loro giovani allievi: li fa incontrare, scontrare e crescere, sullo sfondo della città di Taranto, nota alle cronache nazionali proprio per i suoi bambini in pericolo a causa dell’inquinamento.
Ma oltre alla “barca delle emozioni” in cui gli umori dei bambini diventano colori, i laboratori creativi e la lotta contro un sistema educativo che “prepara solo a diventare operai in fabbrica”, Anche senza di te è una commedia sentimentale che affronta la perdita dei punti di riferimento, il lavoro, la famiglia, l’autostima, e sviscera, tramite il personaggio di Sara, interpretato da Myriam Catania, le patologie psicosomatiche, come l’autofobia. Quella malattia temporanea che impone alla protagonista di non stare mai da sola, per paura del sopraggiungere degli attacchi di panico, proprio a due mesi dal suo agognato matrimonio con Andrea (Matteo Branciamore), un brillante chirurgo, che si scontra con il mondo delle raccomandazioni negli ospedali, trascurando la sfera affettiva della sua vita.
Tra incubi a occhi aperti e situazioni grottesche che vedono Sara alle prese con un inconscio molto ingombrante – quanto il mare tarantino che sogna spesso – Andrea si allontana e mette in discussione le nozze, perché il lavoro potrebbe condurlo a Boston per sei mesi. Sara, in preda al panico, si rivolge a una psicologa e incontra Nicola, un collega della scuola in cui insegna come supplente, con cui sperimenta il metodo di Malaguzzi, mettendo alla prova il sistema scolastico tradizionale e il proprio talento come docente. Un personaggio, quello di Sara, verso il quale Myriam Catania ha provato subito empatia, perché “ho vissuto gli attacchi di panico e so cosa vuol dire”. “Una via di mezzo tra Bridget Jones e Amelie”, l’ha definita il regista.
“La bellezza della storia è che non ci sono superuomini – ha detto Vaporidis – ma solo persone normali, insegnanti delle elementari che vivono momenti drammatici come tutti quanti”. E che si innamorano, “non come teenager – ha detto l’attore – ma partendo dalla stima”.
Diversamente da Andrea, il futuro sposo di Sara, che il regista ha definito “il principe azzurro velenoso, un “cervello in fuga”, che sacrifica la sua futura moglie per la carriera; e diversamente da Carlo, interpretato dal lottatore di MMA Alessio Sakara alla sua seconda apparizione in un film, che veste i panni di un porno attore, conosciuto come “Carlone gambalunga”, che vorrebbe riscattarsi e recitare Shakespeare, contro il parere del suo scettico agente, interpretato dal regista stesos. A completare il quadro, due genitori bizzarri e contraddittori, interpretati da Anna Ferruzzo e Paolo De Vita; una coppia di amiche omosessuali (Valentina Ruggeri e Tatjana Nardone) che mal sopportano le prese di posizione maschiliste ed egocentriche di Andrea; una psicologa avventata (Antonella Bavaro) che rompe la terapia dispensando consigli personali alla sua paziente e una preside (Patrizia Loreti) che sotto lo scetticismo nasconde un animo da rivoluzionaria.
Alla sua opera prima, Francesco Bonelli, regista e autore teatrale e televisivo, cresciuto sui set di Luigi Comencini, Carlo Lizzani, Alfredo Angeli, Duccio Tessari e soprattutto Ettore Scola, che ritiene il suo maestro, si definisce “un amante del filone di Méliès e del cinema visionario, rispetto a quello dei Lumière” e per “raccontare la mente, che è la cosa che mi interessa di più” ha scelto alcuni simboli, come il mare e la circolarità della storia che inizia e finisce nello stesso punto, e diversi elementi favoleschi come l’uomo sull’albero e la tartaruga gigante. Prodotto da Hermes Film s.r.l., Polifemo s.r.l., Sun Film Group s.r.l., con il supporto di Fund Your Film e Pop Movies e arricchito dal contributo della cantante tarantina Mietta nella colonna sonora, Anche senza di te arriva in sala l’8 marzo con Sun Film Group.
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