“L’aspettativa di confrontarsi con un ruolo straordinario, enorme, interpretato dalle più grandi attrici italiane, ha fatto esplodere in me come primo sentimento la paura. Poi è arrivata la felicità”. Così esordisce Vanessa Scalera nella conferenza stampa di presentazione del nuovo film tv che racconta ancora una volta una delle storie più amate e riconoscibili del teatro e del cinema italiano: quella di Filumena Marturano.
Il film che andrà in onda il 20 dicembre in prima serata su Rai 1 è stato diretto da Francesco Amato, che ha voluto ricreare la coppia di successo affermatasi nella serie da lui diretta Imma Tataranni. A interpretare i ruoli di Filumena e Domenico – che furono per primi di Eduardo e Titina De Fillippo e poi di divi come Marcello Mastroianni e Sophia Loren – ci sono infatti la stessa Scalera e Massimiliano Gallo. A circa 70 anni dalla versione originale e a quasi 60 da quella internazionalmente riconosciuta di Vittorio De Sica – il suo Matrimonio all’italiana ricevette due candidature all’Oscar – i due attori sono chiamati ad affrontare una pesante eredità con la consapevolezza di essere capitati fortunatamente in una macchina ben oliata.
“Mi sono confrontata con Francesco, che mi ha molto aiutata perché anche lui, dietro la macchina da presa, ha una responsabilità enorme. – spiega l’attrice – Mi ha aiutato a dimenticare chi mi ha preceduto e mettere a disposizione le mie caratteristiche d’attrice. Anche se in me risuoneranno sempre i primi piani e le battute di Sophia. L’aiuto di Max e Francesco ha reso il viaggio molto più facile. Questo ruolo sarà interpretato da quelle che ora sono le giovanissime attrici. Filumena andrà avanti nel tempo, io spero di essere una Filumena possibile e non improbabile”.
Per Vanessa Scalera c’era un ostacolo ancora più grande da superare: quello del dialetto – o meglio della lingua – napoletana. Una prova ardua che l’attrice ha brillantemente superato dimostrando quanto la formazione teatrale di un’attrice pesi nella capacità di interpretare i ruoli più variegati e complessi. “Avevo un coach che mi ha seguito e un regista che condivideva con me il fatto di non essere napoletano. Mi sono approcciata studiando ossessivamente e dimenticando le inevitabili imprecisioni. Il napoletano è una tagliola in un bosco: se ci caschi in qualche modo ti tagli. Io mi sono confrontata con tantissimi dialetti e nessuno mi ha mai detto che non potevo perché non ero abruzzese o materana o romana. Ma il napoletano è una lingua. Ho capito che non dovevo avere paura e che se mi fissavo troppo sul napoletano rischiavo di perdere l’interpretazione. Avevo due coach fantastici che mi riprendevano quando mi usciva mezzo accento salentino e poi l’orecchio di Max. Dopo la prima settimana molto dura, Francesco mi ha riportato all’interpretazione”.
Rientrare a contatto con i personaggi che tutti conosciamo e con questa storia perfettamente archetipica è un piacere che ritorna – e non era affatto scontato – anche in questa nuova versione, ricordandoci come i rapporti umani restino sempre gli stessi a discapito dell’evoluzione della società. “Volevamo raccontare le fragilità di questi due personaggi straordinari. – spiega Massimiliano Gallo – Scavando nel testo di Eduardo abbiamo trovato tantissimi significati ancora di grande attualità. Uno di questi è la fragilità dell’essere umano, l’essere fallibili. Domenico rincorre questo mondo infantile per un periodo forse fin troppo lungo. Filumena, ancor di più, è di una modernità incredibile, come lo è pensare che Eduardo abbia scritto e descritto il femminile in questo modo negli anni ’50”.
Nella storia di Filumena, ex prostituta che prova a sposare il suo ricco e amato protettore, convincendolo addirittura ad adottare tutti e tre i suoi figli, si nasconde una tematica in particolare, che risuona dissonante rispetto ai tempi attuali: quella dell’aborto, apertamente rifiutato dall’autore. “L’unica valutazione in fase di montaggio è stata fatta proprio su l’argomento dell’aborto, – spiega Francesco Amato – mi sono accorto che il film poteva essere interpretato con un messaggio antiabortista, che non è il nostro. Ho cercato di curare il montaggio affinché la scelta di Filumena non fosse ideologica, ma umana: una donna che fa una scelta di coraggio e di amore specifica per lei e per il periodo in cui vive”.
Al netto di ciò, Amato riesce a riproporre il magnifico testo di Eduardo con il giusto rispetto, sfruttando al meglio l’alchimia consolidata e il talento dei suoi due protagonisti. “La qualità di questo testo credo che stia nella semantica di una relazione maschile-femminile di dipendenza. – conclude il regista – È un testo anomalo nella produzione di Eduardo, che alla famiglia attribuisce spesso sentimenti di rancore. Questo, forse perché dedicato alla sorella, è un testo d’amore, in cui Eduardo è molto generoso. L’essere una grandissima storia d’amore lo rende universale, fuori dal tempo. Sarà sempre attuale”.
Il premio verrà consegnato il 27 dicembre ad Anacapri in occasione della proiezione speciale in anteprima del film A Capodanno tutti da me diretto da Toni Fornari
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