‘Valley of the Gods’: l’essenza dell’arte tra l’industriale e il divino

Arriva in sala il 3 giugno il film di Lech Majewski, già visionario autore de I Colori della Passione e Onirica


Arriva in sala il 3 giugno, dopo aver posticipato l’uscita causa emergenza sanitaria, Valley of the Gods di Lech Majewski, già visionario autore de I Colori della Passione e Onirica. Il film è distribuito da CG Entertainment in collaborazione con Lo Scrittoio.

Protagonisti sono John Malkovich, Josh Hartnett (The Black Dahlia, Penny Dreadfull), Bérénice Marlohe (Song to Song, Skyfall) e Keir Dullea, memorabile in 2001 – Odissea bello spazio.

Il film è un’esperienza visiva ed emotiva inedita, difficile da raccontare. I temi sono quelli cari al maestro polacco: l’amore, la perdita, il sogno e ovviamente l’arte: “L’essenza dell’arte è il contrasto. Qui abbiamo un contrasto enorme tra sistemi di valori diversi: da un lato il mondo ancestrale dei Navajo, abitanti della Valle degli dei, e dall’altro quello del magnate Wes Tauros, l’uomo più ricco del mondo. Tutto ciò che accade lo vediamo attraverso gli occhi e le descrizioni di uno scrittore. Non sappiamo se abbia rappresentato la pura realtà o se l’abbia piegata alla sua scrittura. Siamo nella mente dell’artista, e questa è l’idea alla base del film”, dice il regista.

E aggiunge: “Stavo lavorando al soggetto di Basquiat e ho incontrato molti miliardari che collezionavano arte moderna – racconta il regista – e mi interessavo al potenziale che tutti quei soldi gli potevano dare. Possibilità incredibili nella vita e ho trovato in una serie di incontri che la loro vita è più limitata della mia. Devono guardarsi le spalle, essere separati dalla vita ordinaria, devono andarsene in giro con le guardie del corpo e pensare a quello che può succedere a loro e alle persone che gli vogliono bene. Vivono in una gabbia dorata, è incredibile quanto poca libertà abbiano, e allo stesso tempo ho incontrato il popolo Navajo perché stavo preparando Gospel According to Harry con Viggo Mortensen, e ho visto quanto invece fossero ricchi loro nella loro vita pur vivendo nell’assoluta povertà, e questa enorme distanza tra ricchi e poveri mi ha ispirato profondamente. Forse per questo noi non abbiamo mitologia mentre la loro è fortissima. Il capo della tribù con cui ho lavorato ha visto il film e mi ha detto che è il film più rispettoso realizzato su di loro da un uomo bianco, che segue la loro logica, con un approccio più poetico che legato al principio di causa effetto. Quando inizi ad ascoltarli comprendi che possono leggere la Natura come un libro, e che stanno comunicando costantemente con gli antenati che non ci sono più, mentre noi no. I loro totem rappresentano persone che stanno sulle spalle di altre persone”.

A proposito di mitologia, continua Majewski: “Volevo che la mitologia si scontrasse con quella di oggi, c’è Xanadu e c’è anche Batman, nel rapporto tra il milionario e il maggiordomo. E’ un’amalgama di vecchie e nuove culture. Le persone più mitologiche di oggi sono Bill Gates o Elon Musk. Questi sono i miti di oggi”.

L’interprete femminile Marlohe commenta: “Ho dovuto concentrarmi soprattutto su cosa avrebbe fatto il mio personaggio, vendendo la sua anima al Diavolo, la parte difficile era oltrepassare i suoi principi, e la sua voglia di proteggere chi ama”.

Dullea si spende in complimenti per il suo regista: “E’ decisamente il più vicino a Kubrick con cui abbia mai lavorato, attento al dettaglio e preparato. E’ stata una vera avventura lavorare a questo film, in ogni momento”.

Tauros vive nascosto dal mondo in un misterioso palazzo, conservando un segreto che lo tormenta. John Ecas (Hartnett), dopo una separazione traumatica dalla moglie, inizia a scrivere la biografia di Tauros e accetta un invito nella sua magione. La società del magnate, che estrae uranio, ha deciso di scavare anche nella Valle degli Dei, violando una terra sacra: secondo un’antica leggenda Navajo tra le rocce della Valle sono rinchiusi gli spiriti di antiche divinità. Il film è stato co-prodotto da Lorenzo Ferrari Ardicini, presidente di CG Entertainment, e la produzione esecutiva per le scene girate in Italia è stata curata da Clara Visintini. 

“In questi mesi così complicati CG Entertainment non si è mai fermata – spiega Arcidini – abbiamo proseguito il nostro lavoro di distribuzione, in home video e in digitale. Ora siamo entusiasti di poter tornare in sala e soprattutto di poterlo fare con l’incredibile film di Lech Majewski di cu siamo anche co-produttori. Siamo rimasti travolti dal suo talento, dall’originalità della storia narrata – interpretata da un cast internazionale straordinario – dall’universalità dei temi affrontati e dalla potenza visiva di ogni scena, che sul grande schermo farà spiccare il volo all’immaginazione del pubblico. Abbiamo aspettato tanto per portare questo film al pubblico perché pensiamo che la visionarietà della immagini sia godibile solo in sala, quindi non usciremo in streaming. L’emozione e la poesia che possiede possono essere apprezzate solo in sala. L’avventura produttiva è stata lunga, con Lech ci conosciamo da più di dieci anni, da quando presentò I colori della passione a Viareggio. Per me è un film all’avanguardia ancora oggi. Già ottenere i permessi per girare a Fontana di Trevi era una sfida ardua, abbiamo portato tutto a casa, tranne il permesso di portare nella fontana dei cantanti lirici, che abbiamo dovuto aggiungere in digitale. Il risultato è soddisfacente”.

“Anche in un periodo così complesso la sala resta centrale – commenta Claudio Puglisi de Lo Scrittoio – e dunque questa è un’occasione per permettere al pubblico di andarci. Cerchiamo di sostenere in ogni forma possibile un cinema d’autore non convenzionale che dia un punto di vista sul mondo diverso e non omologato”.

Non manca un apprezzamento di Majewski per i nostri maestri, sia della settima arte che delle altre: “Mi piace il cinema italiano: Ermanno Olmi, Fellini, da ragazzino vedevo tanti film italiani. Li davano in televisione. Se il pittore Giorgione fosse vivo, sarebbe probabilmente Antonioni. Io sono molto legato alla pittura, studiavo arte prima di decidere di passare alla Scuola di Cinema. De Chirico è uno dei miei pittori preferiti. Dino Buzzati uno dei miei grandi autori. Ho un progetto su di lui ma è misterioso, e non ne voglio parlare troppo. In generale penso sia un po’ pericoloso parlare del futuro”.

 

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19 Maggio 2021

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