Valentina Cervi


V. CerviLa sesta edizione del Napolifilmfestival proporrà nella sezione “I Volti del Cinema Italiano”, una retrospettiva dedicata a Gino, Tonino e Valentina Cervi. organizzata in collaborazione con la Cineteca Nazionale e Cinecittà Holding. Alla vigilia della rassegna ne abbiamo parlato con Valentina Cervi, la dotata 27enne attrice romana che sta per girare un nuovo film da protagonista con Stefano Accorsi ed è da tempo attiva nel cinema internazionale (Le valigie di Tulse Luper di Peter Greenaway e, ancor prima, Ritratto di signora di Jane Campion). Nipote del grande Gino Cervi,  commissario Maigret e Peppone, e figlia dell’acuto e sensibile produttore e regista Tonino Cervi scomparso l’anno scorso, Valentina ha iniziato a recitare qualche anno fa.

Quanto ha contato per lei essere figlia (e nipote) d’arte?
Il nonno non l’ho mai conosciuto, è morto prima che io nascessi, io l’ho scoperto da spettatrice solo quando avevo più di 20 anni, decidendo di documentarmi il più possibile sul suo lavoro: è stato più un riferimento emotivo che artistico. Mio padre l’ho visto sempre poco, da bambina andavo sui suoi set, con lui parlavo di cinema ma senza particolari ambizioni. Ma in famiglia, è vero, ho sempre respirato una certa aria e grazie anche a mia madre Marina Gefter, che fa la produttrice, la possibilità di fare l’attrice non mi sembrava troppo lontana, anche se poi si è trattato di una scelta legata solo alla mia personalità. Con lei ci sono sempre state discussioni su come fare bene questo lavoro, forse ha cercato di proteggermi (anche un po’ troppo..) e di frenarmi. In seguito è stata meno presente perché da qualche anno vive e lavora a Parigi, ma ora il nostro rapporto è comunque ben saldo.

Cosa pensa di questa retrospettiva Cervi?
L’omaggio a me ed alla mia famiglia ovviamente mi fa molto piacere, ma mi imbarazza un po’ essere celebrata alla mia età, noonstante avessi già ricevuto un premio alla carriera  cinque anni fa a Sulmona nell’ambito di un festival diretto da Roberto Silvestri, che era tra l’altro anche il mio critico preferito. Mi mette a disagio però parlare di carriera, detesto le scelte pianificate a tavolino, preferisco gli ‘alti e bassi’ della vita con tutte le contraddizioni del caso…

Che cosa può dirci dei suoi film che verranno presentati a Napoli?
Si vedrà una selezione di opere che include L’anima gemella e Passato prossimo – due film a cui sono molto legata, soprattutto per l’amicizia speciale che mi lega ai due registi  – ma anche gli ancora inediti in Italia Rien sur Robert di Pascal Bonitzer e Hotel di Mike Figgis. Il primo, presentato in versione originale francese e mai distribuito da noi nonostante gli oltre due milioni di spettatori in patria, l’ho interpretato qualche anno fa accanto a Fabrice Luchini e Michel Piccoli ricevendo tra l’altro una candidatura al prestigioso César. E’ la storia di un critico di cinema che stronca un film bosniaco senza averlo visto (una storia accaduta davvero in occasione di un film di Kusturica) e poi incontra una ragazza un po’ ‘disturbata’ che lo porta in un universo diametralmente opposto al suo (il mio personaggio). Quest’esperienza mi ha forse aperto la strada per Artemisia, il film di Agnes Merlet dedicato alla pittrice Artemisia Gentileschi con Michel Serrault nel ruolo di mio padre. Artemisia è stato importante perché è stato il mio primo film da protagonista.

 

Che cosa accade invece in “Hotel”, il film che Mike Figgis ha girato a Venezia un paio d’anni fa con un ricco cast internazionale che prevede tra gli italiani anche Valeria Golino, Laura Morante, Chiara Mastroianni, Stefania Rocca?
In un decadente albergo del Lido di Venezia si intrecciano varie vicende e diversi personaggi per arrivare a scoprire che spesso dietro la facciata normale e rassicurante nessuno è veramente quello che mostra di essere. E’ un film sperimentale con lo schermo diviso in quattro segmenti differenti che mostrano contemporaneamente quattro storie.

 

Quali sono i suoi impegni più immediati?
A metà luglio inizio a girare a Ravenna accanto a Stefano Accorsi un nuovo film da protagonista dal titolo provvisorio Provincia meccanica che segnerà l’esordio nella regia del 35enne Stefano Mordini, un eccellente documentarista che intende portare in scena con uno stile che secondo me ricorda Cassavetes e Loach, una storia ispirata ad un fatto di cronaca. E’ quella di due ragazzi sposati e con dei figli legatissimi tra loro che scelgono di vivere come disadattati alla deriva al di là dei canoni borghesi, senza capire perché la società si intrometta nelle loro libere scelte ed intervenga a reprimerle.

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21 Giugno 2004

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