LECCE. Ha ispirato il tanto discusso film di Cristina Comencini Quando la notte, presentato in concorso all’ultima Mostra di Venezia, e anche Maternity Blues di Fabrizio Cattani, in sala a fine aprile e presentato a Controcampo italiano sempre a Venezia. Il disagio psicologico che numerose donne vivono con diverse forme e intensità, a conclusione della gravidanza, è di nuovo il cuore di un altro film italiano presentato oggi nel Concorso del Festival del cinema europeo. Vacuum del 32enne esordiente torinese Giorgio Cugno che ne è anche l’interprete insieme a Simonetta Ainardi, si confronta con uno di questi aspetti, la depressione post parto.
Un debutto che viene dopo un decennio di esperienze nel cortometraggio, nel documentario e nella videoarte. Come la partecipazione nel 2009 al film collettivo Walls and borders nel quale Cugno racconta, ispirato da un fatto di cronaca, quanto accaduto a Torino in una palazzina costruita per le Olimpiadi invernali e poi adibita ad alloggio. Un muro di plexiglass era stato collocato nel cortile dell’edificio dai proprietari di appartamenti per impedire che i loro figli entrino in contatto con quelli delle famiglie popolari che vivono in affitto. E’ in questo scenario urbano di assurdi confini che il regista colloca il rapporto tra una ragazza audiolesa del popolo e un’anziana signora proprietaria.
L’opera prima Vacuum come recita il titolo è invece la storia di un vuoto, quello in cui lentamente scivola la giovane protagonista dopo la nascita del primo figlio. Una sotterranea depressione post parto s’impadronisce di lei mentre trattiene dentro di sé emozioni e sentimenti che la agitano. Una depressione che s’insinua progressivamente, allontanandola dal bambino nato da poco, distanziandola dal compagno affettuoso e dagli amici. Ad alimentarla è anche la condizione di precarietà lavorativa che la coppia vive. Ma un evento tragico costringerà Arianna a fare finalmente i conti con se stessa, ad aprirsi al mondo esterno.
Questo esordio nel lungometraggio ha alle spalle un documentario rimasto sulla carta dopo che Cugno aveva raccolto nel corso di un anno 50 testimonianze di persone, non solo madri ma anche parenti, che hanno vissuto in modo diretto e indiretto la depressione post-parto. “Non restava che lavorare sul ricco materiale raccolto, ma ho ritenuto la cosa non corretta eticamente verso le persone che avevo incontrato e intervistato. Temevo di strumentalizzare il dolore altrui, sentivo forte il rischio di spettacolarizzare il dramma privato”, chiarisce l’autore.
Questo materiale si è rivelato più che mai utile sia per la stesura dello script sia per l’attrice nella costruzione del suo personaggio.
“Ho puntato a realizzare un film fisico, con dialoghi inesistenti e lunghi piani sequenza, ed entrare così sotto la pelle di questa giovane madre che lentamente sembra perdersi dentro se stessa”, aggiunge il regista. Ed ecco spiegata la scelta della macchina da presa impegnata in primissimi piani della donna e del suo bambino, per restituire un senso di soffocamento e chiusura, grazie anche all’utilizzo di una focale da 50mm. E nello stare addosso ai due personaggi il ‘fuori fuoco’ spesso presentie è voluto come elemento destabilizzante. “E poi quel tiralatte onnipresente con il suo caratteristico rumore che scandisce, come un mantra, i tempi della narrazione, determinando la psicologia di una donna che perde il legame con la propria identità fino a sentirsi solo nutrimento”.
Nella scelta della protagonista Cugno ha cercato un’attrice che fosse capace di portare addosso quel difficile bagaglio emotivo, “di sintetizzare in un’unica figura la realtà di quelle donne che mi avevano confidato la loro vicenda personale”.
Vacuum, che s’avvale del commento musicale di Luca Vicini, bassista dei Subsonica, è costato solo 10mila euro. Girato in un mese e mezzo a Torino con mezzi tecnici presi in prestito e senza contributi pubblici, il film attende una distribuzione in sala, se non nazionale quanto meno in Piemonte e zone limitrofe. Nel frattempo punta ad essere programmato in alcuni appuntamenti internazionali. “L’ho mandato al Festival di Shanghai, attendo notizie”, conclude Cugno.
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