In arrivo Unwanted – ostaggi del mare, serie in 8 episodi prodotta da Sky Studios, Pantaleon Films e Indiana Production.
E’ liberamente ispirata a ‘Bilal’, il libro di Fabrizio Gatti sul suo viaggio sotto copertura fra i migranti sulle rotte fra Africa ed Europa.
Alla regia di tutti gli episodi Oliver Hirschbiegel, premiato regista tedesco divenuto celebre in tutto il mondo grazie a titoli come La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, Diana e il film vincitore del Sundance Film Festival nel 2009 L’ombra della vendetta – Five Minutes of Heaven.
Girata in inglese, italiano, tedesco, francese e diversi dialetti africani, la serie è interpretata da un numerosissimo cast multiculturale capitanato da Marco Bocci e Jessica Schwarz, e che comprende Dada Bozela, Hassan Najib, Jonathan Berlin, Jason Derek Prempeh, Cecilia Dazzi, Francesco Acquaroli, Barbara Auer, Sylvester Groth, Marco Palvetti, Denise Capezza, Nuala Peberdy, Samuel Kalambay, Amadou Mbow, Edward Asante Apeagyei, Reshny Massaka, Onyinye Odokoro, Massimo De Lorenzo, Scot Williams.
Creata da Stefano Bises, è scritta da Bises con la collaborazione di Alessandro Valenti, Bernardo Pellegrini e Michela Straniero.
La serie è prodotta per Pantaleon da Dan Maag, Marco Beckmann, Patrick Zorer, Stephanie Schettler-Koehler e dal produttore Sascha Rosemann che per primo ha avuto l’idea di adattare il libro di Fabrizio Gatti; per Indiana è prodotta da Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Daniel Campos Pavoncelli e Marco Cohen. Produttori esecutivi per Sky Studios sono Nils Hartmann, Sonia Rovai e Erica Negri.
NBCUniversal Global Distribution è il distributore internazionale della serie per conto di Sky Studios.
Nils Hartmann dichiara: “la serie comincia dove finisce Io capitano di Garrone, che mi ha fatto piangere per mezz’ora. Il libro di Gatti è sensazionale e grazie a Bises siamo riuscita a fare un thriller da un documentario”.
Sascha Rosemann commenta: “Il libro è devastante, toccante, non puoi smettere di leggerlo né dimenticare di averlo letto. Ho sentito che dovevo assolutamente raccontare questa storia. L’esperienza ci ha ricompensati tantissimo”.
Ed è complesso anche il punto di vista del regista Hirschbiegel: “Il regista francese e scrittore Jean Renoir ha detto una volta: ‘la cosa tremenda della vita è che tutti hanno ragione’. L’obiettivo principale in tutto il mio lavoro cinematografico e in questo caso ancor di più è questo. Dovevo essere equo, non esprimere giudizi e mantenermi autentico al massimo con ciascun personaggio. Questo è più facile se hai a che fare con il proprio personale background, che sia italiano, tedesco, inglese, non fa grande differenza. Ma se andiamo a parlare di tutti i paesi africani, le culture e i popoli diventa difficile, perché non vengo da lì e poi sono un vecchio bianco. E questo rappresenta la sfida maggiore. La cosa positiva del fare cinema è che noi e gli attori, così come sceneggiatori e troupe, siamo membri di una tribù universale globale che non guarda al colore. Soffriamo tutti e ci sforziamo nella stessa maniera per fare le cose nel modo giusto e in questo caso ha funzionato benissimo, ci ha resi una famiglia. Sembra strano perché il tutto viene dall’uomo bianco ma vi posso garantire che è successo, fare la serie insieme, non solo chi viene dall’Africa, ha reso il tutto come una specie di bozza di come potrebbe essere il mondo. Collaborare, ascoltarsi a vicenda, modificare le proprie opinioni, porre domande, così dovrebbe essere”.
Sottolinea Bises: “è quando si decide che un gruppo di persone non devono approdare che si distruggono le vite. Non solo quelle dei migranti ma anche quelle degli occidentali. La scelta tragica sta in questo”.
Aggiunge Fabrizio Gatti: “Oggi parlo proprio con la voce di Bilal. Nella sua storia si possono identificare chissà quante centinaia di persone. Quando ho avuto la fortuna di andare sul set era dicembre 2021, in uno studio alle porte di Roma dove erano stati ricostruiti in maniera incredibile gli interni della nave. Eravamo protetti sotto una tenda per il freddo, eppure gli attori restavano impassibili. Quando ho sentito la voce di Sofia che ripeteva le parole che avevo sentito raccontare durante il mio viaggio nel Sahara, la voce mi ha riportato lì e ho pianto”.
Marco Bocci si sente “uno degli attori più fortunati in Italia per essere stato scelto. Poi però ho capito quanto fosse complicato. Le domande sono quelle che ci poniamo tutti, ma questo ruolo ce le fa vivere direttamente in termini di responsabilità. Il senso del dovere, la legge giusta… sono dinamiche così difficili che è impossibile interpretarle senza vivere. Inoltre lavoravamo su una vera nave da crociera. Le energie che investivamo erano tantissime, anche nel tempo libero restavamo nell’atmosfera, il che non faceva che farci approfondire il tutto in maniera ancora più dettagliata”.
Bozela fa eco: “Ero un po’ spaventato, grande opportunità e grande responsabilità insieme. Non sapevo se fossi in grado di farlo. Ho chiesto a Oliver cosa secondo lui avrei portato al personaggio, e lui si è comportato come un padre e ha tirato fuori da me solo il meglio. Una serie come questa può cambiare il mondo e spingere le persone a riflettere”.
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