‘Uno, cento, mille capitani’: Captain America come simbolo nel nuovo cinecomic Marvel

'Captain America: Brave New World' è in sala con Disney. Gli interpreti spiegano il senso dell'avvicendamento degli uomini sotto l'uniforme


Questa volta non c’è un solo capitano in campo, ma ben tre. Per il film Captain America: Brave New World in uscita il 12 febbraio con Disney, la Marvel ha scelto due icone del calcio italiano per il lancio dello spot nel nostro Paese: Francesco Totti e Alex Del Piero. I due storici capitani di Roma e Juventus si trovano faccia a faccia con il protagonista del film, Sam Wilson, interpretato da Anthony Mackie, il nuovo Captain America. Sul prato dello Stadio Olimpico, il pallone si scontra con il leggendario scudo in vibranio, dando vita a un momento di gioco e sorrisi.

Questa sovrabbondanza di “capitani” trova riscontro anche nella serie cine-televisiva della Marvel, dove il Capitano “originale” Steve Rogers, interpretato da Chris Evans, è ormai stato sostituito ufficialmente nel ruolo da Falcon, che ne ha ereditato lo scudo, che si è dimostrato più degno del successore pensato dal governo, John Walker/U.S. Agent, interpretato da Wyatt Russell nella serie Falcon and the Winter Soldier.

Per chi legge i fumetti non è una novità, ed è chiaro da sempre che Captain America è soprattutto un ruolo, un simbolo, una divisa che può essere indossata da diverse persone, purché dimostrino di saper servire la giustizia. Sotto il costume bianco/blu si sono avvicendati, nel corso degli anni – oltre a quelli citati e senza pretese di completezza –  William Naslund, noto come Spirit of ’76, che prende il suo posto negli anni ’40, presto ucciso in battaglia, Jeffrey Mace, meglio conosciuto come Patriot, William Burnside, un patriota ossessionato dalla leggenda di Steve Rogers. Isaiah Bradley, il primo Captain America nero (come del resto Falcon), frutto di test non etici su soldati afroamericani senza il loro consenso.

Sebbene si tratti di storie d’avventura, non sono mai mancate le venature politiche.

Nell’approccio cinematografico dei Marvel Studios riscontriamo un profilo decisamente più leggero, più interessato a sistemare i conti con le limitazioni dello star system e l’inevitabile ed evidente problema dell’invecchiamento degli attori, che i personaggi dei comics non conoscono.

Gli espedienti, tuttavia, ci sono. E’ notizia di questa estate che Robert Downey Jr. tornerà nel multiverso Marvel in un altro ruolo rispetto a quello storico di Iron Man: sarà Dr. Doom, tradizionale nemico dei Fantastici 4. E si vocifera che anche Evans possa rimettersi in pista – col Multiverso vale un po’ tutto – come villain, probabilmente nei panni di Captain Hydra, versione malvagia dell’eroe patriottico.

Nell’attuale film, dopo un incontro con il presidente appena eletto, Sam si ritrova coinvolto in un intricato caso internazionale. Per evitare una crisi globale, dovrà scoprire la verità dietro un oscuro complotto prima che il vero colpevole scateni un’emergenza planetaria. Azione, adrenalina e suspense si mescolano con la forte dose di ironia – come sempre, anche troppa, che rischia di smorzare spesso l’afflato epico – con colpi di scena che non sveliamo per evitare spoiler, ma che includono anche scene catastrofiche e personaggi controversi.

Harrison Ford qui interpreta il Presidente – ex generale – Thunderbolt Ross.

Varie riflessioni a riguardo. La prima è che il ruolo non gli è nuovo, essendo stato già un Presidente degli USA in Air Force One. La seconda è che Ross, nei fumetti, è nemico di Hulk, che inizialmente combatte attraverso la strategia e l’esercito (prima di essere “President” è infatti un eccellente Generale bellico) e poi direttamente a cazzotti, trasformandosi in ‘Red Hulk’, versione rossa del mostro di Giada. Ma in questo film. L’Hulk classico non compare, e viene da chiedersi come mai, visto che si svolge in un universo condiviso e uno scontro tra i due sarebbe stato estremamente spettacolare. La terza riguarda le strategie di recasting della Marvel, dato che inizialmente il personaggio era interpretato dal deceduto William Hurt. Mentre per questo caso la sostituzione è stata facile e accettata, non ci si è azzardati a recastare nessuno nel ruolo di Black Panther dopo la tragica dipartita di Chadwick Boseman.

Impegnato nella promozione del film in varie città, Ford a Londra è stato interpellato su temi politici e ambientali, come l’America di Trump e gli incendi devastanti in California. Lui ha risposto con diplomazia: “Non sono qui per parlare della politica del mio Paese, questo film è puro intrattenimento”, confermando quanto detto sopra circa l’alleggerimento di certi temi nel passaggio dalla carta allo schermo.

Probabilmente gli stessi motivi per cui il titolo originale del film Captain America: New World Order è stato modificato in un più semplice Brave New World.

I Marvel Studios non hanno dato una spiegazione ufficiale dettagliata, tuttavia, è facile pensare che l’espressione New World Order (Nuovo Ordine Mondiale) è spesso associata a teorie del complotto e a temi geopolitici sensibili. Potrebbe essere stato considerato un titolo problematico o potenzialmente divisivo, mentre il nuovo nome (che richiama il romanzo di Aldous Huxley) suggerisce un tema più incentrato sul cambiamento e sull’adattamento a una nuova realtà, anche in relazione all’avvicendarsi degli uomini sotto il costume di Cap.

E sugli incendi, dice Ford: “Ci vorranno anni per ripristinare un ambiente vivibile”. Quando gli hanno chiesto come sia passare dal ruolo di eroe a quello di antagonista, ha riflettuto: “Non sono sicuro di aver mai interpretato un vero eroe. Forse solo persone che, in certe circostanze, hanno agito eroicamente. Gli esseri umani sono complessi, possono essere sia buoni che cattivi. Quindi mi chiedo: devo interpretare un villain? Allora sarò un villain”. A 82 anni, con una carriera straordinaria alle spalle, cosa lo appassiona ancora? “Il fatto stesso di poterlo fare! In fondo, non è un vero lavoro. Mi pagano per giocare e divertirmi con altre persone”.

Il Captain America di Anthony Mackie, come sottolineato dal presidente dei Marvel Studios Kevin Feige, è un eroe dal carattere concreto. La sua avanzata armatura wakandiana è capace di assorbire energia, le sue ali gli permettono di volare, ma non possiede superpoteri. «Non ha mai assunto il siero del supersoldato, eppure resta incredibilmente forte», ha commentato il regista Julius Onah. Il suo stile di combattimento si basa più sull’intelligenza strategica che sulla pura forza fisica, segnando una chiara distinzione rispetto al predecessore. Tuttavia, Sam Wilson, ex Falcon, eredita sia il leggendario scudo che un’irremovibile bussola morale. “Per certi aspetti, Sam e Steve si somigliano – – ha osservato  Mackie – entrambi hanno una grande integrità, ma Sam aggiunge anche un profondo senso di empatia”.

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12 Febbraio 2025

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