Un decennio di arte e rivoluzione nelle foto dell’Archivio Luce

Debutta il 14 luglio a Torino, all’interno di Camera – Centro Italiano per la Fotografia, la mostra La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977 a cura di Ludovico Pratesi, tratta dall’omonimo d


A cavallo tra gli anni ’60 e ’70 in Italia si è vissuto un decennio memorabile, forse irripetibile per vitalità artistica e incandescenza culturale. Con l’obiettivo di rivivere quegli anni in grado ancora oggi di stupire per libertà, coraggio e provocazione, è nata la mostra La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977. Organizzata e promossa da Archivio Luce Cinecittà e curata da Ludovico Pratesi, sarà visitabile dal 14 luglio al 2 ottobre a Torino all’interno di Camera – Centro Italiano per la Fotografi.

La mostra è ispirata all’omonimo documentario prodotto da Luce Cinecittà con la regia di Ilaria Freccia e la consulenza storico-artistica dello stesso Pratesi. Un film concepito come un viaggio cronologico e geografico attraverso tre città italiane (Torino , Roma e Napoli), che illustra un periodo culturalmente dinamico e vitale, che ha messo l’Italia al centro della scena culturale internazionale anche grazie agli sguardi di alcuni fotografi, i quali hanno illustrato con i loro scatti non solo esposizioni, azioni e performance, ma soprattutto momenti di vita quotidiana, significativi per cogliere l’atmosfera incandescente di anni in grado ancora oggi di stupire per libertà, coraggio, provocazione e vitalità creativa.

Nel film come nella mostra, si ripercorre questo decennio formidabile attraverso una serie di materiali, molti dei quali inediti, reperiti dopo lunghe ricerche in una trentina di archivi, pubblici e privati. Una selezione di immagini colte da fotografi come Claudio Abate, Fabio Donato, Mimmo Jodice, Bruno Manconi, Paolo Mussat Sartor e Paolo Pellion di Persano, negli studi degli artisti, nelle grandi rassegne nazionali e internazionali, nei musei e nelle gallerie, nei garage e nei parcheggi sotterranei, ma anche per le strade e nelle piazze. Ideali scenari per un’arte che esce dalla cornice del quadro ed entra in contatto diretto con la vita delle persone, in un incredibile intreccio con la realtà quotidiana dell’epoca, profondamente condizionata dalle rivolte sociali e politiche del 1968, in anni dove sembrava che l’Italia potesse cambiare per sempre.

“Le magnifiche immagini di questa mostra prodotta dall’Archivio Luce, recano dei valori singolari, che ne fanno una summa preziosa. – dichiara Enrico Bufalini, direttore dell’Archivio Luce – Sono un documento storico inestimabile, una fonte d’archivio che ci racconta un momento epocale per l’arte in Italia, e nel mondo. Ma oltre che documento, sono una trasmittente di energia: come in un big bang, i gesti, le azioni, le provocazioni dei protagonisti ritratti, riescono dopo 50 anni a darci ancora il senso di quell’esplosione creativa. Infine, queste foto sono, semplicemente, delle opere d’arte. Non solo ci parlano di grandissimi artisti, ma sono esse stesse forme e tagli di tempo in cui lo sguardo si perde e gioisce. Per l’Archivio Luce è una gioia raccogliere e presentare gli scatti di La rivoluzione siamo noi, specchio di una memoria collettiva, di un momento in cui l’Italia è stata una centrale creativa internazionale. Significa fare immaginario, che è quello che il Luce fa ogni giorno. E ricordare – come recita il titolo della mostra – quanto ognuno di noi può essere veicolo di cambiamento”.

Le sale in cui si articola la mostra sono quattro. Le prime due sono dedicate alle grandi mostre collettive italiane e internazionali, occasioni privilegiate per documentare i nuovi linguaggi dell’arte da parte dei fotografi attivi in quegli anni: dal movimento dell’Arte Povera, alle esposizioni dei grandi maestri come Giorgio De Chirico, Mario Merz e Joseph Beuys. La terza sala è dedicata alle gallerie private e al lavoro di egregi galleristi come Gian Enzo Sperone a Torino, Lucio Amelio a Napoli e Fabio Sargentini a Roma. La quarta e ultima sala è dedicata invece agli artisti e al punto di vista specifico dei fotografi che li hanno raccontato: lo sguardo di Alighiero Boetti, il viso corrucciato di Mario Merz, l’atteggiamento riflessivo di Giulio Paolini, l’espressione intensa di Gilberto Zorio colti nei loro studi, nelle gallerie o in aperta campagna.

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13 Luglio 2022

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