Un americano in Abruzzo


Molti lo aspettavano a Venezia. Ma, secondo il direttore della Mostra del Cinema Marco Müller, la data di uscita americana (1 settembre), coincidente con la giornata di apertura del festival già “occupata” da Black Swan di Aronofsky e Machete di Rodriguez, non avrebbe permesso la partecipazione del film.

The American, il film di Anton Corbijn con George Clooney realizzato in gran parte in Abruzzo, arriverà invece in sala da noi il 10 settembre.
Le aspettative, e non solo per la polemica veneziana, sono decisamente alte, proprio perché nel film c’è tanta Italia e l’implicita intenzione di dare una mano alla Regione che, ironia della sorte, veniva colpita dal tragico e famigerato terremoto del 6 Aprile proprio il giorno in cui Clooney firmava il contratto per la partecipazione alla pellicola. “Sapevamo – ha spiegato il regista – che girare The American in Abruzzo avrebbe contribuito a risollevarne le sorti economiche, sia grazie al denaro speso in loco durante la produzione ma favorendo anche il turismo in futuro”.
Dunque ecco bene in evidenza i cartelli di siti caratteristici come Castelvecchio e Castel del Monte, e in un’ottica di promozione delle bellezze locali, naturali e gastronomiche, ecco comparire i paesaggi aspri e incontaminati, le curve e i tornanti di Popoli, ed ecco i personaggi ordinare al ristorante non semplice vino rosso ma “Montepulciano d’Abruzzo” D.O.C.

Anche a livello di casting, il tricolore è parecchio presente: la bella della vicenda è Violante Placido, impegnata, tra l’altro, in una serie di scene “hot” con Clooney che le avranno fatto sembrare la sua interpretazione di Moana una passeggiata di salute. E, in ruoli minori, altri volti noti come quelli di Paolo Bonacelli e Filippo Timi.
C’è anche Roma, di sfuggita, e bisogna dire che vedere la superstar Clooney muoversi in contesto “nostrano” con estrema disinvoltura crea un effetto al contempo straniante e divertente.
La trama, tra thrilling e dramma e ispirata al romanzo ‘A very private gentleman’ di Martin Booth, sembra appoggiarsi su questo presupposto, non riuscendo – forse neppure volendo – a eguagliare il fascino indiscutibile dei luoghi e dei protagonisti.

Il misterioso Jack (Clooney), è uno spietato killer prezzolato con una particolare specializzazione nella costruzione di armi da fuoco. E’ schivo e di poche parole, attento a tutto, ma purtroppo ha un punto debole: le donne, a cui puntualmente si affeziona pur sapendo che i sentimenti, per uno come lui, costituiscono una pericolosa fonte di vulnerabilità. Dopo la tragica conclusione di una missione svedese, viene inviato dal suo capo a nascondersi in Abruzzo dove, passato un periodo di problematico acclimatamento, fa a amicizia con un prete (Bonacelli) – che, come lui, sembra serbare un segreto – e si innamora della prostituta Clara (Placido), mettendosi ancora una volta in contraddizione con la sua vera natura.

L’azione rarefatta, i dialoghi lenti e dilatati, sembrano pensati appositamente per lasciare spazio agli scorci architettonici e paesaggistici dell’area verso cui, da parte dei realizzatori, c’è stato un vero e proprio colpo di fulmine: “Si tratta di una regione ricca di zone selvagge, un paesaggio genuino che raramente si vede nei film “, ha dichiarato Corbijn, che punta probabilmente – e altrettanto probabilmente ci riuscirà – a sorprendere il pubblico USA abituato, di solito, a visualizzare il Belpaese nelle cartoline delle città d’arte o nelle più gentili e armoniose campagne dell’Umbria e della Toscana.

autore
26 Agosto 2010

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