Dissolvenza al nero: gli ultimi anni di carriera di Mastroianni

Tra Bellocchio, Fellini, Tornatore e Altman, gli ultimi anni dell'attore non sono meno ricchi di grandi personaggi e avventure


Marcello Mastroianni sarà sempre ricordato per i film che ha girato tra la fine degli anni ’50 e la fine dei ’70. Un ventennio che Marcello ha attraversato con un catalogo di personaggi dalle biografie più disparate, ogni volta capace di fondere insieme l’aura carismatica dell’attore e l’autenticità del carattere che interpretava.

Dalla ribalta de Le notti bianche di Luchino Visconti del 1957, dove dà corpo, anima e (sopite) pulsioni emotive al Mario che abita una Livorno a tratti spettrale, fino a Gabriele, uomo colto e sensibile, che rappresenta un elemento di dissenso e vulnerabilità in un contesto dominato dall’oppressione e dal conformismo di Una giornata particolare di Ettore Scola del 1977. Ma esploriamo gli ultimi anni della sua carriera, che non è meno ricca di personaggi che meritano un posto nell’olimpo dei grandi.

Gli anni ’80: l’invecchiamento, la memoria e la perdita

Con l’arrivo degli anni ’80, i suoi ruoli continuano ad essere potenti, cesellati alla perfezione, riempiti da un mestiere e da un talento immensi. Eppure restano meno incisi nella memoria, meno ricordati. Mastroianni si distacca sempre più dai ruoli del “latin lover” o dell’uomo alle prese con i tormenti e i capricci della passione amorosa che lo avevano reso famoso nei decenni precedenti. I suoi personaggi diventano più riflessivi, spesso malinconici, e si trovano a fronteggiare l’invecchiamento, la memoria e la perdita. Come è giusto che sia.

Mastroianni scava nella sua vasta esperienza e attinge alla sua naturale eleganza per interpretare ruoli che richiedono una profonda comprensione delle sfumature emotive, dimostrando una maturità artistica che non appanna mai la luce della sua stella del cinema mondiale.

Nikita Michalkov nel 1987 lo sceglie per il suo Oci ciornie, affidandogli il ruolo di Romano, un uomo che riflette sulle sue scelte di vita e sull’amore perduto, un personaggio che incarna la malinconia e la nostalgia, due temi ricorrenti nei ruoli di Mastroianni di questo periodo.

Mastroianni gioca anche con la sua immagine pubblica e con la sua carriera di attore, interpretando ruoli che spesso hanno un elemento meta-cinematografico, dove l’interprete riflette su sé stesso e sul proprio percorso artistico.

In Enrico IV (1984) di Marco Bellocchio, dà vita a un uomo, un re, che finge di essere pazzo per sfuggire alla realtà, mettendo in luce la sua capacità di mescolare realtà e finzione, gioco e serietà.

In Ginger e Fred (1986) di Federico Fellini, recita accanto a Giulietta Masina in un film che riflette sulla nostalgia e sulla perdita del passato, affrontando il tema della memoria con una sottile ironia.

Gli ultimi fuochi: anni ‘90

All’alba dei 70 anni (che compirà nel 1994), Mastroianni si avvicina alla fine della sua carriera e della sua vita con una serie di interpretazioni che tracciano il percorso ideale di un uomo che guarda indietro al passato non per fare bilanci, ma per offrire uno sguardo carico di esperienza al mondo che cambia.

I suoi ruoli in questo periodo, come è comprensibile, sono spesso caratterizzati da una riflessione sulla vita, sul tempo e sulla morte. L’ironia, la malinconia e la profondità dei suoi personaggi rispecchiano l’evoluzione di un attore che ha saputo adattarsi e rinnovarsi attraverso i decenni, mantenendo sempre un legame autentico con il pubblico. E soprattutto senza mai opporsi con nessun tipo di trucco (in tutti i sensi) all’inesorabile marea del tempo che tutto sommerge.

Gli anni ’90 si aprono con due collaborazioni importanti con autori “nuovi” e brillanti del cinema italiano in rinnovamento.

Nel film Stanno tutti bene (1990) di Giuseppe Tornatore, Marcello Mastroianni interpreta il ruolo di Matteo Scuro, un pensionato siciliano vedovo che intraprende un viaggio attraverso l’Italia per visitare i suoi cinque figli, sparsi in diverse città. Il personaggio di Matteo è centrale per il film e rappresenta un uomo semplice, tradizionalista e affettuoso che, attraverso questo percorso, si confronta con la realtà delle vite dei suoi figli e con le illusioni che si era creato su di loro. Man mano che procede nel suo viaggio, Matteo scopre che i suoi figli gli hanno nascosto molte verità per non deluderlo. Scopre che nessuno di loro vive una vita perfetta: ognuno ha problemi, difficoltà e delusioni, e i rapporti tra di loro sono meno solidi di quanto lui avesse immaginato.

In Verso sera (1990) di Francesca Archibugi, Marcello Mastroianni interpreta il ruolo di Ludovico Bruschi, un anziano professore universitario in pensione, di orientamento comunista, che si trova a dover crescere la sua nipote Mescalina (detta “Papere”) dopo la morte della madre della bambina. Ancora una volta un personaggio che esplora il rapporto tra le diverse generazioni della famiglia Bruschi e i conflitti tra tradizione e modernità, ideali e realtà.

Anche quando fa il verso a se stesso e alle sue doti di latin lover, come in Prêt-à-Porter (1994) diretto da Robert Altman, Mastroianni incarna un personaggio nostalgico quando il suo incontro con Isabella (la sempre meravigliosa Sophia Loren) riporta alla luce i ricordi di una passione giovanile che entrambi credevano ormai sepolta. Il personaggio di Sergei è un simbolo del contrasto tra il passato romantico e il presente disincantato. Nel mondo moderno e superficiale della moda, Sergei e Isabella rappresentano un richiamo ai sentimenti genuini e alle relazioni profonde, in netto contrasto con la frivolezza e l’ossessione per l’apparenza che dominano il film.

Forse la migliore performance di Marcello Mastroianni di questo ultimo periodo della sua carriera e della sua vita in generale è quella che ci regala in Sostiene Pereira, girato da Roberto Faenza nel 1995 dal best seller del compianto Antonio Tabucchi. Mastroianni riesce a incarnare perfettamente la complessità di Pereira, un uomo che passa da un’esistenza apatica e isolata a una consapevolezza morale che lo spinge a compiere un atto di coraggio. L’attore porta in scena una gamma di emozioni che vanno dalla malinconia alla determinazione, rendendo il personaggio di Pereira incredibilmente reale e toccante.

Mastroianni, all’età di 71 anni, interpreta Pereira con una sensibilità e una profondità che riflettono non solo l’esperienza di un attore consumato, ma anche la sua comprensione delle sfide della vita. La sua è un’interpretazione innervata di sottile ironia e da una struggente umanità, che rendono il personaggio indimenticabile e il film una potente riflessione sulla responsabilità morale di fronte all’oppressione.

L’esistenza di attore e di essere umano di Marcello si conclude con un viaggio, come seguendo il più centrato dei copioni. Esce postumo, infatti, il Viaggio all’inizio del mondo (1997), diretto dal maestro Manoel de Oliveira, che fa di Marcello Mastroianni il suo alter ego. È infatti Manoel, un regista anziano di origini portoghesi che accompagna un giovane attore francese, interpretato da Jean-Yves Gautier, in un percorso attraverso il Portogallo alla ricerca delle sue radici. Un’opera meditativa e profondamente personale che esplora temi come la memoria, l’identità, e il passaggio del tempo. Il viaggio diventa un’occasione per riflettere sulla propria esistenza, sul senso della vita e sulla propria identità. Un autentico commiato sia dal cinema che dal mondo.

Il suo ritratto di Manoel è intriso di umanità, profondità emotiva e una consapevolezza del tempo e della mortalità che riflettono la sua stessa vita. “La memoria è come un film… ma un film che noi non possiamo montare, non possiamo tagliare, non possiamo cambiare. Il nostro montaggio è la vita, e una volta che è fatto, è fatto.” Dice Manoel / Mastroianni.
Dissolvenza al nero. Fine.

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25 Agosto 2024

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