Ugo Pirro: battipagliese da Oscar

All'Italian Pavilion un incontro per il centenario della nascita grande sceneggiatore


Nell’anno dei grandi centenari della nascita di Fellini e Sordi, le Giornate degli Autori, in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare Cinema e Arti dello Spettacolo, decidono di dare il giusto spazio al grande sceneggiatore Ugo Pirro in un incontro a cui partecipano Andrea Purgatori, sceneggiatore e presidente delle Giornate, Francesco R. Martinotti, presidente dell’ANAC, l’on. Nicola Acunzo, presidente dell’Intergruppo Cinema e Arti dello Spettacolo della Camera, e Donata Carelli, un dottorato internazionale di ricerca su Ugo Pirro e co-sceneggiatrice nel 2008 del documentario Soltanto un nome sui titoli di testa per la regia di Daniele Di Biasio. Di Carelli viene inoltre presentato il libro ‘Ugo Pirro. La scrittura del conflitto’ (UniversItalia, 2020), che ricostruisce la biografia densa di accadimenti dello sceneggiatore – le esperienze di guerra in Grecia e Jugoslavia, poi in Sardegna durante l’armistizio, i primi spettacoli allestiti, l’arresto come inviato dell’Unità, la perdita del moschetto davanti a Hitler, una cena con Berlusconi partita malissimo e salvata da un pianoforte, il progetto di commercializzare dei supplì, e naturalmente l’origine del nome d’arte, Pirro, per lui che all’anagrafe è Mattone – e poi i primi romanzi nei quali appare già riconoscibile lo stile asciutto, la vena ironica e irriverente e i tratti che lo caratterizzeranno come grande narratore di cinema. Il premio di tremila lire ottenuto con un racconto sull’esperienza di battaglia in Grecia, che gli permette il salto ambito dalla provincia a Roma.

“Se non ci fosse stato il soldato – dice Carelli – probabilmente non avremmo avuto nemmeno lo scrittore”. Attesa ma assente, purtroppo, per ragioni di salute, Marina Cicogna, produttrice di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e La classe operaia va in paradiso

L’incontro è aperto da un saluto di Roberto Cicutto, presidente della Biennale: “ho lavorato poco con Pirro ma eravamo molto legati – dice – era impossibile non essergli amico anche se poteva sembrare un po’ burbero. Era accogliente e generoso ed è stata una fortuna cogliere questi suoi aspetti insieme al clima degli anni che ha raccontato. Lasciava liberi i collaboratori ma li poneva sempre di fronte ai dubbi, come Tonino Guerra”. “Il libro – dice Martinotti – è una ciliegina su una torta che avremmo comunque preparato per omaggiare un grande. Mancava un saggio monografico su di lui. In tempi in cui il cinema è povero di idee e sembra contare solo la logline da presentare ai produttori, riscoprire la sua arte è fondamentale”.

“Amo definirlo ‘un Battipagliese da Oscar – commenta Acunzo – abbiamo un retroterra comune e io penso che il messaggio che possiamo cogliere, fondamentale soprattutto per i giovani, sia che qualunque siano le proprie origini, se si hanno idee e si crede in sé stessi, si può arrivare ovunque nel mondo”. C’è anche Michele Placido, che oltre a leggere alcuni passaggi del libro ricorda la sua esperienza con Pirro per Pummarò: “Gli detti l’idea e lui per un’ora partì con un monologo che costruì tutta la trama del film. Lo conoscevo per Indagine, e non immaginavo che avesse anche una vena neorealistica. Il film non piacque, ma solo per quell’ora con lui è valsa la pena. La sua biografia meriterebbe un docufilm”.

“Poteva essere anche burbero – ricorda ancora Carelli – nel libro raccontiamo di quando per poco non venne alle mani con Pasolini o Volontè, che era pure piuttosto prestante. Un caratteraccio, ma anche grandi slanci. Come scrittore era ossimorico, amante dei contrasti, del chiaroscuro, della mossa del rovescio, del conflitto. Nemmeno saprebbe cosa significa un termine come ‘logline’. Per lui contava l’idea”.

Lo conferma Andrea Purgatori, autore della prefazione: “Era libero, per lui contava solo la storia. Riteneva che quell’aspetto appartenesse solo ai creatori e rifiutava qualunque intervento della produzione e qualunque logica da fabbrica di ‘scatolette di tonno’ per andare incontro ai gusti del pubblico. Immaginava i personaggi ‘nudi’ per poi mettergli addosso gradualmente quel che serviva per la narrazione. Alcune sue idee sono state poi riprese o ripensate, come il giornalista di guerra che si vergogna della psoriasi e indossa guanti bianchi. Mi sono ritrovato un’idea analoga nella serie The Night of con John Turturro”.

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10 Settembre 2020

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