Giorgio Moroder dixit: il David è come l’Oscar, anzi meglio. Un’iperbole, indubbiamente. Ma che in qualche modo, magari involontariamente, sottolinea come le sette statuette andate a Io capitano di Matteo Garrone siano il giusto coronamento del lungo viaggio di questo film importante non solo per le cose che dice ma per come le dice. Un viaggio iniziato alla Mostra del cinema di Venezia, quando abbiamo incontrato per la prima volta Seydou e Moussa, i due poco più che adolescenti che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa spinti dai normali ed eccezionali sogni che ogni ragazzo condivide in tutto il mondo. Un viaggio proseguito con la campagna per l’Oscar, terminata con la delusione per il film prodotto da Rai Cinema. Ora, in questa 69ma edizione del David di Donatello, Io capitano si è aggiudicato sette statuette tra cui le più importanti: miglior film, miglior regia e miglior produzione, oltre ai premi per la fotografia, il montaggio, il suono e gli effetti visivi. Cinecittà News nelle scorse settimane ha raccontato i contributi artistici che hanno creato un’opera che è tutt’altro che un documentario sui migranti e che ha un production value che è giusto sottolineare oltre a un importante capitale umano di emozioni.
Certo, i votanti dell’Accademia del cinema italiano non sono un’unica testa pensante, come a volte qualcuno sembra immaginare, ma stavolta sembrano davvero aver ragionato nel dividere, quasi equamente, i premi tra i due film più rilevanti di questa stagione. C’è ancora domani di Paola Cortellesi, che partiva favorito con un numero record di candidature (19) ha ottenuto sei David: oltre a quello dello spettatore che corrisponde agli oltre cinque milioni di persone che sono andate al cinema per commuoversi e indignarsi alla storia di Delia, anche quello all’attrice protagonista (Cortellesi), all’attrice non protagonista (Emanuela Fanelli), alla miglior sceneggiatura originale (Cortellesi, Calenda e Andreotti) e, giustamente, al miglior esordio alla regia, anche se non mancavano gli esordienti di spicco a partire dal Disco Boy di Giacomo Abbruzzese.
In una serata fiume che ha sottolineato in tanti modi come il cinema italiano sia e voglia essere soprattutto sistema industriale con Cinecittà a capo della filiera tra grande tradizione (il Teatro 5 di Federico Fellini) e innovazione (il ledwall del Teatro 18), non è mancato l’outsider: Palazzina Laf di Michele Riondino, opera prima che con coerenza denuncia gli abusi compiuti all’Ilva di Taranto, “città violentata dal profitto” come dice l’attore-autore, raccontando il “confino” ai danni di lavoratori e impiegati non allineati. Palazzina Laf ha vinto tre premi meritatissimi: per le due performance attoriali di Riondino e di Elio Germano e per la canzone originale di Diodato che dedica il premio alla “mia terra e a Taranto, una città che soffre”. Speriamo che torni in sala grazie a questo exploit.
Palazzina Laf, è giusto sottolinearlo, aveva ottenuto anche il plauso dei critici. Che avevano premiato anche Rapito di Marco Bellocchio, uno dei film più potenti della tornata che ha ottenuto i David per la scenografia, i costumi, il trucco e l’acconciatura e per la sceneggiatura non originale di Bellocchio con Susanna Nicchiarelli. Il regista 84enne, magari pacificato ma non domato, è sembrato davvero “moderatamente soddisfatto”, come ha detto ironicamente. Speriamo sia pronto a regalarci altri film ribelli.
La grande delusione invece è per La Chimera di Alice Rohrwacher, che condivide l’interprete principale, il notevole Josh O’ Connor con il film del momento, Challengers di Luca Guadagnino. L’autrice toscana, eterna candidata ai David, non ha consolidato nessuna delle sue tredici candidature. Rohrwacher è osannata all’estero – come ha dimostrato anche il generoso endorsement di Justine Triet – ma non viene ancora pienamente compresa in patria, nonostante il suo cinema visionario e poetico sia forse ciò che di più contemporaneo e vitale possiamo mettere in campo oggi. Gli altri esclusi illustri sono Comandante di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino e Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti con Silvio Orlando e Barbora Bobulova.
Non ci sono state grandi differenze tra la prima votazione dei candidati alle cinquine e quelli definitivi eccetto per gli attori, Mastandrea e Colangeli erano primi ma poi non hanno vinto
La parola a Chiara Sbarigia, Nicola Maccanico, Piera Detassis, Antonio Albanese, Susanna Nicchiarelli, Michele Riondino e molti altri
Il protagonista di Comandante sul red carpet dei David 69
Vincitore del Premio David di Donatello per il Miglior suono assieme ai colleghi del Cinefonico Maricetta Lombardo, Daniela Bassani e Mirko Perri, Pallotto ci ha raccontato il lavorato su Io, Capitano