Metti piede a Berlino e ti scopri a pensare che qui la storia ha lasciato profonde cicatrici sul volto della città. Ferite rimarginate eppure che non smettono mai di evocare. “A Berlino nulla resta più visibile di ciò che si cerca di cancellare”, ha scritto il filosofo Johann Bernhard Merian, prima ancora che ci fosse la Seconda guerra mondiale o il muro a deformarle i connotati.
Nessun’altra città ha imparato l’arte del “ritorno” e del cambiamento come Berlino. Dal boom culturale dell’epoca di Weimar all’ascesa del partito nazista che la trasforma nell’epicentro del male negli anni ’40; dalla devastazione della città durante la Seconda guerra mondiale all’alienazione e alla privazione sotto l’occupazione alleata fino a essere letteralmente spaccata in due con la costruzione del Muro nel 1961. Il lento ritrovare se stessa, la rinascita lungo tutti gli anni ’80 fino al risalire dagli abissi per diventare oggi una delle città più efficienti e affascinanti, più multiculturali e fiorenti del pianeta. Berlino è cool. Berlino è il posto dove essere.
“Parigi è sempre Parigi, Berlino non è mai Berlino”, come disse Jack Lang, ex ministro della cultura francese, a proposito del cambiamento continuo di questo posto unico al mondo. Così non stupisce che ci siano così tanti film straordinari ambientati nella capitale tedesca. Il calibro dei capolavori emersi dai lombi di questa città è notevole e includerli tutti in una lista sarebbe impossibile. Il ritorno nelle sale dal 2 ottobre de Il cielo sopra Berlino, il capolavoro del 1987 di Wim Wenders (nella versione restaurata dalla Wim Wenders Foundation, grazie alla collaborazione tra la Cineteca di Bologna, con il suo progetto per la distribuzione dei classici restaurati Il Cinema Ritrovato) ci offre l’occasione per ricordare 10 pietre miliari che non dovrebbero mancare nel catalogo delle opere da vedere per capire meglio la storia d’amore tra Berlino e il cinema.
L’ULTIMA RISATA (1924) di F.W. Murnau
Il sontuoso film muto di Murnau – punto di riferimento per l’innovativa tecnica dei movimenti di macchina mai visti prima – fu girato interamente nel famoso Studio Babelsberg e racconta dei tormenti di un portiere d’albergo declassato.
GERMANIA ANNO ZERO (1948) di Roberto Rossellini
Ultimo film della trilogia della guerra dopo Roma città aperta (1945) e Paisà (1946). Ancora una volta Rossellini utilizza attori non professionisti e luoghi autentici di Berlino e dintorni per aumentare il realismo del suo lavoro. Da qui gli edifici bombardati e la totale devastazione di Berlino, ambientazione da brividi dove seminare la storia di un ragazzo di 12 anni che cerca di affrontare la vita e aiutare la sua famiglia in difficoltà nel dopoguerra. Capolavoro immortale.
UNO, DUE, TRE (1961) di Billy Wilder
La folle e brillante commedia di Billy Wilder, che spesso tornava a Berlino (dove aveva vissuto dal 1926 al 1934) per girare i suoi film, è ambientata nella guerra fredda, poco prima che venisse edificato il muro. James Cagney interpreta Mac, un dirigente americano rintanato nel West Side e deciso a dare una buona impressione di sé nella speranza di essere promosso. Nelle varie scene è possibile vedere la Porta di Brandeburgo, il quartiere di Charlottenburg e persino una filiale dell’Europa occidentale della Coca-Cola.
CABARET (1972) di Bob Fosse
Tratto dal musical di Broadway a sua volta basato su “I racconti di Berlino” di Christopher Isherwood, ha vinto otto premi Oscar, tra cui quello per la migliore attrice protagonista, Liza Minnelli, nei panni della cantante da club Sally Bowles che ha relazioni con un accademico britannico e un ricco gentiluomo dell’alta borghesia all’inizio degli anni ’30, quando i nazisti sono sempre più al potere. Un film degli anni ’70 ambientato a Berlino negli anni ’30: audace, evocativo e assolutamente emozionante.
CHRISTIANE F. – NOI RAGAZZI DELLO ZOO DI BERLINO (1981) di Uli Edel
Ambientato negli anni ’70, utilizza luoghi reali citati nell’autobiografia della vera Christiane F. Si tratta dei grattacieli di Neukölln, della discoteca Sound, della Bahnhof Zoo, stazione ferroviaria e luogo di ritrovo per i vagabondi, e dei bagni pubblici – come fari nella notte – dove Christiane, dipendente dall’eroina al suo 14° compleanno, va a consumare. Un concerto di David Bowie dal vivo attraversa il film. Così come un senso continuo di solitudine, di disperazione, di miseria sentimentale ed emotivo. Un cult anni ’80.
IL CIELO SOPRA BERLINO (1987) di Wim Wenders
Ovviamente il capolavoro di Wenders è il primo film che viene in mente se si pensa a Berlino. Un viaggio filosofico dentro la vita degli uomini, un ritratto in bianco e nero che raccoglie tutte le sfumature di una città palpitante di storie e di vicende dell’anima. Due angeli che vegliano sulla città e sui suoi cittadini, come hanno fatto da sempre. Ma uno dei due si stanca di essere un semplice spettatore quando si innamora di una bella circense. È un film splendido, uno dei migliori film degli anni ’80, che arriva in un momento così significativo per Berlino: lo spegnersi della Guerra Fredda.
LOLA CORRE (1998) di Tom Twyker
È una corsa contro il tempo in cui Lola deve recuperare 100.000 marchi tedeschi che il suo ragazzo ha smarrito in una stazione della metropolitana e che deve consegnare al suo capo entro 20 minuti. L’alta energia del film di Tom Tykwer è amplificata da una colonna sonora techno pulsante, mentre gli ostacoli e i pedoni che tracciano il percorso di Lola fungono da dispositivi di cronometraggio, come la lancetta dei secondi di un cronometro, per aumentare la tensione. Il film si riavvolge per vedere come gli eventi si sarebbero svolti diversamente con decisioni alternative. La protagonista corre letteralmente per tutta Berlino e c’è molta città da vedere! E’ una Berlino metropolitana, poco più di 10 anni dopo la riunificazione tedesca, più vicina all’aspetto odierno della città.
GOODBYE LENIN (2003) di Wolfgang Becker
Il film ha una trama folle e geniale allo stesso tempo. Una famiglia di Berlino Est vede la propria vita stravolta quando la madre, fervente socialista, entra in coma alla fine del 1989. Si risveglia nell’estate del 1990, dopo la riapertura delle frontiere e la caduta del comunismo. Preoccupati che lo shock della notizia possa ucciderla, il resto della famiglia deve continuare a fingere che la Germania non si sia riunificata e che Berlino sia ancora una città divisa. Un film divertentissimo e molto amato che affronta abilmente le questioni relative all’unificazione tedesca – ignorandole.
LE VITE DEGLI ALTRI (2006) di Florian Henckel von Donnersmarck
Girata interamente a Berlino, quest’opera straordinaria ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero e ha consegnato alla storia il suo attore (prematuramente scomparso): Ulrich Mühe che ha conquistato numerosi riconoscimenti per la sua performance tesa ed emotiva dell’ufficiale della Stasi Hauptmann Wiesler in questo thriller ad alta tensione sulla sorveglianza di sospetti artisti antisocialisti nella Berlino Est degli anni ’80. Il film, opera prima di Von Donnersmarck, è una specie di lato B di Christiane F. Per la sua esplorazione dell’alienazione sotto la Repubblica Democratica Tedesca. La solitudine di Wiesler è resa dolorosamente evidente dal suo attaccamento sempre più forte ai soggetti delle sue indagini, mentre la paranoia dell’informazione e gli atteggiamenti politici divergenti creano spaccature nella società intellettuale dello “spiato”.
IL PONTE DELLE SPIE (2015) di Steven Spielberg
Basato su una storia vera racconta di avvocato americano di nome James B. Donovan che, in piena guerra fredda (1957) è considerato una presunta spia dell’Unione Sovietica. Quando un pilota della CIA viene abbattuto sulla Russia, Donovan negozia e orchestra uno scambio di prigionieri con i sovietici a Berlino. Il “ponte” in questione è quello di Glienicke che collega Berlino e Potsdam ed è proprio qui che è stata girata la scena dello scambio di detenuti.
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