Mojave Desert, California. Tom Cruise – dopo 36 anni dal primo Top Gun (1986) – torna in scena come Pete “Maverick” Mitchell prima di spalle, poi si svela indossando il riconoscibile giubbotto G-1 e, dall’hangar aereo in cui lo re-incontriamo, sale in sella alla Kawasaki Ninja H2 (erede della GPz 900Rdel primo film) evocando la storica drag race con un F-15 in decollo, inchino alla visione originale: questi “non attori” in carne e ossa, insieme alla fotografia (di Claudio Miranda) dettata dai toni del tramonto, restituiscono il sapore della prima opera (diretta da Tony Scott, a cui questo film è dedicato), pluripremiata, che ha fatto Storia nel cinema, ma che qui non infligge, o peggio puzza, stucchevole nostalgia, anzi.
Top Gun: Maverick – diretto da Joseph Kosinski – conserva l’eredità intima del passato, ma è un film contemporaneo – a sé stante volendo, con un Tom Cruise à la page – nonostante in Top Gun avesse 24 anni e adesso ne abbia 59 -, perché il ruolo scritto per questo secondo capitolo lo colloca nel presente, con un profilo evoluto ma altrettanto fedele alla sua psicologia ribelle; altrettanto, così hanno scelto di raccontare anche il tempo che scrive la vita di Tom “Iceman” Kazinsky, il personaggio di Val Kilmer, adesso ai vertici della carriera (e non “solo” comandante di vascello, come Mav), ma segnato dalla sofferenza fisica.
Il fascino che sortisce il volo, ricorrente come naturale che sia, è seduttivo: si vola tra epica, adrenalina e pace assoluta, tra i primi e primissimi piani di Cruise, mai eccessivo, ma potente quanto emotivo nell’espressività, e la serenità isolata dei cieli. Il lunare Dark Star e gli F/A-18 dell’addestramento, dapprima, la fanno da padrone nei cieli di questo racconto, in cui Maverick viene invitato a tornare nei Top Gun come istruttore, per la selezione dei sei piloti chiamati poi per affrontare l’attacco a un impianto “bunkerizzato” di uranio, mimetizzato tra verticali, petrose, pungenti, e innevate montagne – aspetto quest’ultimo che concorre ad un’ulteriore suggestione estetica. Si sente fuori ruolo lui, Mav, e vorrebbe rifiutare – “non è il mio posto”, dice ai superiori: vuole volare, solo volare e non impartire conoscenza e esperienza, vorrebbe continuare a seguire il suo istinto e non addestrare a come “librare” cercando di non morire, ma “il ricatto” è alto: non accettare significa non volare mai più e così Mitchell metabolizza l’ordine ma, come primo atto della sua didattica, getta il manuale di volo, bibbia del top gun di professione, e porta alle massime latitudini consentite – e oltre – i suoi allievi, tra cui Bradley “Rooster” Bradshaw (Miles Teller), non uno sconosciuto, ma il figlio dello scomparso compagno di volo, “Goose”, ferita mai rimarginata nell’intimo di Maverick e emozione d’odiosa rabbia nell’erede orfano.
Da blu a blu, dal cielo al mare: in questo capitolo, infatti, il Comandante reincontra Penny (Jennifer Connelly), amore di una vita tra tormento e passione, velista provetta: l’elemento romantico è indubbiamente un filone del film, laddove per romanticismo non s’intenda solo quello della coppia ma un più ampio sentire umano delle emozioni, senza nessun eccesso di diabete emotivo, semmai tratto proficuo a restituire ulteriormente l’umanità di Maverick, anche se mai “militarizzata”, tutt’altro.
La trama procede in crescendo, senza picchi ma senza scivolare in pericolosi pendii, tra ascese aeree e affettive e discese ardite, sempre tra il fisico e l’emotivo, fino alla necessità – narrativamente attesa – che porta i superiori di Pete “Maverick” Mitchell ad affermare: “è questo il suo posto, ci renda fieri”. E da qui comincia una seconda infilata di acrobazie aree e militari, quanto personali, che colpiscono, forse abbattono, ma di certo ci fanno confermare che Maverick c’è, ancora.
Le musiche della colonna sonora sono di Lady Gaga, Hans Zimmer, Harold Faltermeyer, Lorne Balfe.
Il film, in anteprima al 75mo Festival di Cannes (17-28 maggio) – che renderà un più ampio tributo speciale a Tom Cruise – esce nelle sale dal 25 maggio, prodotto Paramount Pictures, Skydance e Jerry Bruckheimer Films, nonché dallo stesso attore, con Eagle Picture distributore italiano.
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