“Vedi che quando la merda diventa oro, noi poveri nascemo senza er culo!”. Una delle battute più fulminanti di Tomas Milian, il ‘cubano romano’, attore di culto che avrebbe compiuto novant’anni il 3 marzo, se non ci avesse tristemente lasciati nel 2017, a causa di un ictus, tra l’altro sempre nello stesso mese, il 22.
Valga dunque da doppia commemorazione questo pezzo, che abbiamo voluto aprire con uno degli aspetti per cui è maggiormente ricordato, quello comico, a cui ha dato voce – anche se la voce se la faceva spesso prestare da Ferruccio Amendola – interpretando quelle che sono ormai grandi maschere della commedia romanesca più spiccia e risoluta, a partire dal commissario Nico Giraldi e er Monnezza.
D’obbligo la distinzione, per i veri appassionati del lavoro dell’attore, perché si tratta di due personaggi distinti, anche se fin troppo spesso erroneamente accomunati, perfino dall’omaggio tardivo di Carlo Vanzina, Il ritorno del monnezza, con Claudio Amendola nei panni di Rocky, figlio del Giraldi originale. Il soprannome di Giraldi, però, è ‘Nico er pirata’.
Er monnezza è invece originariamente Sergio Marazzi, interpretato da Milian ne Il trucido e lo sbirro di Umberto Lenzi, del 1976, dove tra l’altro l’attore si sdoppiava anche nel ruolo del fratello perfido der monnezza, il Gobbo. Ma è del ’76 anche l’esordio del commissario, in Squadra antiscippo, per cui ecco spiegata la confusione, favorita anche da una comunanza di look – barba e tuta da meccanico – tra i due.
Facciamo però un passo indietro per ricordare che Milian non è stato solo un attore comico. Nella sua carriera si contano collaborazioni Lattuada, Visconti, Antonioni e Pasolini, per approdare nell’ultimo decennio a pellicole firmate da Abel Ferrara, Oliver Stone e Sydney Pollack, Steven Spielberg, solo per citarne alcuni.
Nato a L’Avana alle 3:33 del 3 marzo 1933 da Lola e Tomás, generale del regime di Gerardo Machado, poi arrestato in seguito al colpo di Stato di Fulgencio Batista; assiste da tredicenne, il 31 dicembre 1946, al suicidio del padre, e nel 1957 lascia Cuba per gli Stati Uniti, dove ottenne la cittadinanza.
Qui dapprima si iscrive all’Università dell’Accademia Teatrale di Miami e poi si trasferì a New York, dove frequentò l’Actors Studio e fu allievo di Lee Strasberg.
Così iniziò la sua lunga carriera che comprende anche la commedia sexy all’italiana con pellicole quali 40 gradi all’ombra del lenzuolo, un film a episodi di Sergio Martino in cui interpreta il primo sketch al fianco di Edwige Fenech, Uno contro l’altro, praticamente amici, accanto a Renato Pozzetto, e Messalina, Messalina!, sorta di sequel apocrifo del Caligola! di Tinto Brass, diretto da Bruno Corbucci.
E il western, con la dilogia di Cuchillo di Sollima (Corri uomo corri e La resa dei conti) e il violento e crepuscolare I quattro dell’Apocalisse di Fulci.
Tentò anche l’avventura musicale con una piccola band, Tomas Milian Group, e partecipando . come ospite d’onore a spettacoli musicali quali Il canzoniere minimo di Giorgio Gaber e interpretò le canzoni dei titoli di testa di Corri uomo corri e La vittima designata, oltre a Ay Amor di Caetano Veloso in Washington Heights.
Fu tra i primi ad opzionare il romanzo di David Morrell ‘Primo Sangue’, da cui poi sarebbe stato tratto Rambo. Voleva anche interpretarlo, ma non trovò un produttore abbastanza convinto, e perfino la Medusa, che qualche anno più tardi avrebbe distribuito il film con Stallone con grandissimo successo, gli disse di no.
Come consolazione, usò il nome ‘Rambo’ per il protagonista di Il giustiziere sfida la città, sempre di Lenzi, nel 1975.
Oggi si continuano a celebrare i suoi personaggi. Ad esempio Mirko Alivernini un paio di anni fa ha diretto Rocky Giraldi – Delitto a porta portese, altro omaggio al celebre personaggio del burbero poliziotto dal cuore buono.
La mini serie debuttava il 19 dicembre 1964, in prima serata su Rai Uno: Lina Wertmüller firma la regia delle 8 puntate in bianco e nero, dall’originale letterario di Vamba. Il progetto per il piccolo schermo vanta costumi di Piero Tosi, e musiche di Luis Bacalov e Nino Rota
Il capolavoro con Gene Wilder è uscito il 15 dicembre 1974: mezzo secolo di follia e divertimento targato Mel Brooks
Il 14 dicembre 1984 usciva nelle sale un film destinato, molto tempo dopo, a diventare cult
Il 10 dicembre 1954 esplode il mito popolare di Alberto Sordi, l’Albertone nazionale. È la sera della prima di Un americano a Roma